Il Pelo nell’Uovo
di Fiorenzo Marcon
E anche questi Mondiali ce li siamo messi alle spalle. Per quanto mi riguarda sono i quattordicesimi che io ricordi. Il primo fu quello del ’70; quelli venuti prima .. ’66 e ’62 … nebbia assoluta.
C’era Pelè.
Un Brasile tutta classe che aveva in O’Rey il centro di attenzione di tutti.
Non bastò.
Ci diedero una lezione quasi epica; probabilmente figlia anche di una carenza di energie psico-fisiche che avevamo impiegato per superare la Germania in quella che alla storia passò come una delle partite + supplementari più emozionanti di sempre.
Di sempre (almeno) fino a ieri.
In quanto a emozioni, la finale tra Argentina e Francia non è seconda a nessun’altra partita che io ricordi (almeno se togliamo le emozioni di altro tipo legate alla presenza del Milan tra le due contendenti).
… e molto probabilmente non sarà seconda a nessuna nemmeno a quelle che verranno, .. o sarà comunque assai arduo che ciò accada.
Se analizziamo la partita è stata uno spettacolo. Alla fine erano come due pugili che al 13° round si legnavano ancora come fabbri, ma senza riuscire a piegare le gambe definitivamente dell’avversario.
Grazie per averci fatto vivere (a noi, tristi spettatori lontani e pure un po’ invidiosi) due ore di spettacolo puro.
E il pelo dove sta?
Oddio, di peli nell’uovo in un mondiale che a tutti (o quasi) è apparsa come l’apoteosi del tentativo di greenwashing di un Paese che ha calpestato, calpesta e calpesterà diritti umani, con la stessa naturalezza con cui si calpesta la sabbia sulla battigia, ce ne sarebbero a dozzine.
Per non parlare poi della complicità della FIFA in questo giochino, ma non è che la UEFA di “casa nostra” possa ergersi a modello illuminato e scevro da critiche in questo ambito.
.. per arrivare poi alle vicende giudiziarie di questi giorni con un Qatargate che ancora non ha delineato appieno i contorni e gli incastri con il mondiale, ma che sarebbe abbastanza da ingenui (per non dire altro) immaginare che non ce ne siano.
Beh in tutta questa foresta di peli, il pelo se lo aggiudica per distacco il signor (con la s rigorosamente minuscola) Damian Martinez. Il portiere che, tra le altre, al 120° si trasforma nella versione sovrumana di Garella; ipnotizza e ferma un tiro a colpo sicuro del povero Kolo Muani. Lui, “povero” Muani che aveva Macron con tutta la Francia e le sue ex colonie sulle spalle e già si vedeva portato in trionfo per aver portato al cospetto della (nostra) Gioconda il secondo mondiale di fila,
…… nisba.
Rigori.
Altro rigore parato sempre da lui, Martinez; mondiale e gloria a Messi e compagnia.
Lui, Martinez che si godeva il trionfo, premiato poi come miglior portiere del Mondiale. Bastava per avere una carriera in discesa per i prossimi dieci anni.
Sempre lui però, cosa pensa di fare?
Invece di dedicare il premio e il Mondiale alla mamma, alla figlia, alla sorella, al portinaio di casa, al magazziniere del campetto in cui ha iniziato a giocare, a chi cavolo voleva lui, … no, prende il premio e fa un gestaccio che non ripropongo nemmeno in foto … tanto ormai ha già fatto il giro del globo.
Come buttare in un amen un successo in una brutta decomposizione di questa parole: su(l)cesso!
Bravo! … beh diciamo che è stato coerente con i suoi compagni argentini che sbeffeggiavano gli olandesi dopo averli battuti in semifinale.
Ma signori si nasce … e loro, modestamente, non lo nacquero.
Alla prossima! Al prossimo mondiale, .. magari stavolta non da spettatori!!!!!!
Fiorenzo Marcon è un appassionato tifoso milanista, esperto di economia. Come gli altri collaboratori di questo sito è membro del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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