Analizziamo come cambia il reparto centrale del Milan e come agirà
Qualche giorno fa Stefano Pioli nella sua conferenza stampa pre-raduno del 10 luglio aveva dichiarato: “Mi sento l’architetto di una casa dove la struttura è solida, ma qualche zona va rimessa a nuovo e rivisitata. Cerchiamo giocatori di qualità e intelligenza, con cui puoi provare anche cose nuove dal punto di vista tattico”. Infatti mentre la difesa non è cambiata (in attesa magari di qualche rinforzo per le posizioni di terzino sia a destra che a sinistra) e l’attacco vede delle novità con Christian Pulisic, in attesa dei due nomi nuovi per le posizioni di esterno destro e centravanti, è proprio a centrocampo che le cose per i rossoneri sono cambiate radicalmente.
Con gli arrivi di Ruben Loftus-Cheek, Tijjani Reijnders e probabilmente Yunus Musah, la zona centrale del Milan si arricchisce di qualità e di esperienza internazionale (utile in Champions League dove di solito i “giri del motore” aumentano) ma soprattutto di muscoli. Nella stagione passata sull’intelligenza tattica di Sandro Tonali e Ismael Bennacer non c’era assolutamente da discutere così come sul cuore messo in campo ma la mediana a due composta da due giocatori sì aggressivi al punto giusto ma non sufficientemente strutturati dal punto di vista fisico, ha fatto in modo che il Milan soffrisse parecchio in quella zona nevralgica del campo. L’esempio delle due semifinali di Champions League con l’Inter è abbastanza esplicativo.
Dunque, in attesa del ritorno in campo del “geometra” Bennacer, i tre sopra menzionati in aggiunta ai jolly Tommaso Pobega e Rade Krunic comportano un centrocampo molto differente rispetto al passato. Ma differente in che senso?
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