Spieghiamo motivi e dati di fatto del perché e di come si deve ripartire con una piccola rivoluzione.
Premessa: vi avverto, l’articolo è lungo ma necessario a spiegare l’assurda stagione che stiamo vivendo e che ormai a mio parere considero conclusa. Trovatevi il tempo per leggerlo bene, se volete.
Un disastro annunciato, una stagione in cui tutti i peggiori incubi si sono avverati.
Fuori dalla lotta scudetto, dalla Champions League, dalla Coppa Italia, dall’Europa League e ieri sera derby (in casa) perso con consegna all’Inter dello scudetto con annessa seconda stella.
Cinque obiettivi stagionali e quattro di questi non centrati.
Ma non è tanto il fatto di non averne centrato neanche uno (matematicamente il quinto, cioè il piazzamento in Champions ancora non lo è), e che comunque è un fatto che ci fa inalberare (prego notare quanto mi stia contenendo), quanto le modalità in cui nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto.
Fuori dalla lotta scudetto già prima di Natale (cioè neanche a metà stagione), fuori dalla Coppa Italia ai quarti di finale (gennaio), fuori dalla Champions ai gironi, fuori dall’Europa League ai quarti e il tutto condito da partite insensate alternate ad altre entusiasmanti.
Lo ripeterò sempre … mi rendo conto che potrei essere noioso ma è la solita storia di Dr Jekyll e Mr Hyde.
Qui non è questione di avere o meno giocatori all’altezza.
Se ci vogliamo paragonare con le altre squadre, il Bologna sta entrando in zona Champions con una rosa il cui valore è un quinto della nostra.
L’Atalanta, che pur al momento non è in zona Champions e nemmeno Europa League, ci ha sonoramente preso a schiaffi e lo ha fatto anche con il Liverpool … eppure anche in questi caso il valore della sua rosa non è pari a quello del Milan.
E nonostante il valore della nostra rosa siamo riusciti a fare pena con il Sassuolo e a farci estromettere dalla Roma in Europa League con due partite che definirle “da schifo” è fare un complimento. Pochi giorni dopo il Sassuolo viene travolto dal Lecce e la Roma ieri dal Bologna.
Devo per caso raccontarvi quanto vale la rosa del Lecce?
Quindi, per essere ancora più chiari e non provocare equivoci, non si tratta di quali giocatori hai ma di come li fai giocare, di come costruisci la loro struttura … non quella fisica (perché per quella ci sono migliaia di preparatori atletici di cui il mondo ne è pieno) ma quella mentale.
Aldilà degli esempi già riportati prima (Bologna, Atalanta ecc) parliamo dell’Inter campione d’Italia.
Si dirà che tra i nerazzurri ci sono fior di campioni… no, mi spiace contraddirvi ma non ci sono tutti questi fenomeni a disposizione di Simone Inzaghi. Ci sono medi e buoni giocatori alternati ad altri dalle ottime capacità ma ciò che ha fatto in modo che l’Inter quest’anno abbia finora fatto un campionato con 27 vittorie, 5 pareggi e 1 sola sconfitta è stata l’evoluzione che i suoi uomini cardine hanno avuto rispetto alla passata stagione.
Per farvi capire di cosa sto parlando vi porto alcuni esempi ed alcuni dati.
Nel 2022 l’Inter non ha vinto lo Scudetto per un soffio e ha trovato sul suo cammino un Milan “gasato” e motivato dal percorso di crescita che stava facendo. Tenete bene a mente questo ultime parole che ho appena scritto.
Pur non essendo andata oltre gli ottavi sia in Champions League che in Coppa Italia, l’Inter ha fatto invece vedere un rendimento di assoluta costanza in questo campionato. La stagione dell’Inter , almeno quella in campionato, è fatta di fluidità ed esaltazioni individuali all’interno della forza collettiva. Se guardiamo bene il percorso dei nerazzurri da quando sono sotto la guida di Inzaghi, pur se ha avuto un importante momento di flessione durante il quale l’ex allenatore della Lazio ha rischiato l’esonero, è stato composto da solidità e crescita.
Attenzione: sto parlando di fluidità organizzata e non di fluidità caotica tipica del gioco di Pioli con i rossoneri. La fluidità organizzata con cui Inzaghi fa muovere i suoi è stata però una risorsa fondamentale per il dominio nerazzurro. Soprattutto sulla corsia di sinistra. Parliamo di Bastoni e Di Marco.
Bastoni oltre che essere un terzino puro in una difesa tipicamente a tre è anche un costruttore.
Nella Serie A 22/23 Bastoni aveva ricevuto soltanto il 36% dei passaggi progressivi sulla corsia di sinistra, quella a ridosso della linea laterale. In questo campionato la percentuale è salita al 50%.
Per quanto riguarda Di Marco, che in teoria dovrebbe occupare invece proprio la corsia esterna, ha incominciato invece a farsi vedere di più nei corridoi interni o addirittura sul lato opposto. Nello scorso campionato, quando coinvolto nella metà campo avversaria, Di Marco riceveva il 36% dei passaggi progressivi al di fuori del corridoio esterno di sinistra, in questa Serie A la percentuale è salita al 53%.
Ma non stiamo parlando di due fenomeni del calcio europeo.
Nello scorso campionato a fianco di Lautaro c’era Dzeko. Il gioco dell’Inter era un po’ quello di quando c’era Lukaku: palla alla boa Dzeko che poi distribuiva all’accorrente attaccante (fosse Lautaro o Barella o altri poco mi porta) e via verso la porta. La variante era che Dzeko aveva due piedi migliori di quelli di Lukaku.
Quest’anno con Thuram il lavoro di Lautaro è cambiato. L’argentino si è trovato ad accentuare il suo lavoro al di fuori dell’area di rigore. Quando c’è da rifinire, ma soprattutto quando c’è da legare.
Va bene: la fase offensiva è tanta roba ma quest’anno l’Inter ha costruito il suo scudetto anche sulla ritrovata solidità difensiva. Solo 18 reti subite finora, a fronte di un attacco che ha prodotto 79 goal. La miglior difesa ed il miglior attacco di tutta la Serie A.
Però, ripeto, ciò che lascia stupiti non è che l’Inter abbia in campo fenomeni. Lautaro quando gioca con la sua Nazionale alterna partite molto buone ad altre da paura. Thuram nella sua miglior stagione in Bundesliga aveva segnato 13 goal, non 30. Bastoni e Di Marco non si possono certo considerare delle eccellenze. Stessa cosa dicasi per De Vrij piuttosto che Acerbi.
Ciò che ha fatto finora grande l’Inter in campionato è la forza collettiva, la fluidità di manovra, il fatto che quando fanno circolare il pallone i giocatori nerazzurri trovino sempre un compagno a cui passarlo anche se sembra che la stanno buttando in avanti alla “viva il parroco”. E qui torno a parlare del Milan …
Ieri era, ahimé, ero allo stadio di San Siro ad assistere a quello che all’inizio ho definito un “disastro annunciato”. Sì, perché annunciare una formazione in una partita come il Derby, importante non per il risultato quanto per il valore mediatico – perdere significava consegnare scudetto e stella ai cugini -, dove ci si ritrovava Musah come esterno destro, Leao come centravanti e Calabria come mediano aggiunto non solo era un annuncio di disastro ma anche l’evidente riprova che il signore seduto in panchina si permetteva di fare gli ennesimi esperimenti non contro il Verona o il Lecce o la Salernitana (con tutto il rispetto) ma contro la capolista che sfoderava tutti i numeri sopra elencati e che aspettava solo di batterci per avere lo scudetto con la stella per sventolarcelo in faccia.
Fino all’ultimo ho sperato che questa formazione fosse solo pre-tattica e che poi in campo avremmo visto Giroud centravanti, la difesa al suo posto, Musah a fare la diga in centrocampo … ma invece niente. Il mago di Parma ha annunciato e mantenuto, così Inzaghi ha potuto far bene i suoi conti e preparare per bene la cena indigesta ai tifosi rossoneri.
Gli ennesimi esperimenti in una stagione fatta di continui stravolgimenti di ruoli in campo con l’assurda speranza che l’avversario ogni volta fosse spiazzato da questa “fluidità” che però, a differenza di quella interista, non è mai stata collettiva ed organizzata ma spesso caotica e scollata tra reparti.
Ma la cosa ancora più assurda è il continuo persistere ed insistere in questo percorso, laddove a volte ha funzionato bene (spesso con squadre di media classifica) ma non ci si può permettere di farle in partite importanti. È un rischio. A volte va bene ed altre volte no.
La stagione del Milan è sempre stata un rischio, è sempre stata composta da un gioco votato all’attacco (secondo miglior attacco del campionato) ma in retroguardia delle scene da horror o da “oggi le comiche”.
Giocatori voluti dal Mister, lo sottolineo. Li ha scelti lui… la stagione rossonera, dopo il licenziamento di Maldini per gli arcinoti motivi tra i quali quello di imporre alcune sue scelte all’allenatore, è stata improntata sul responsabilizzare Pioli nella scelta dei giocatori. Moncada e Furlani gli hanno chiesto i desiderata dal punto di vista delle caratteristiche e si sono presentati con un ventaglio di giocatori tra i quai scegliere. Pioli ha acconsentito a far arrivare i nuovi dello scorso mercato e noi abbiamo pensato che li avesse scelti perché complementari a quelli già in rosa e perché aveva in mente un gioco differente rispetto al solito 4-2-3-1.
L’assurdo ora è che ci rendiamo conto, con orrore, che il “nuovo gioco” impostato da Pioli era quello di “segnare un goal in più dell’avversario” … un po’ come andare al Casinò e puntare sul rosso piuttosto che sul nero e vedere se ci va di … lusso.
L’assurdo ora è rendersi conto che Pioli andava licenziato lo scorso anno e che puntare su di lui responsabilizzandolo è stato un grande errore.
Ma voglio ripetermi ancora: non stiamo dicendo che il Milan sta rischiando la B oppure che stiamo ritornando ai ritmi della Banter Era.
Siamo secondi in classifica e in piena zona Champions …. ma sono le modalità con le quali siamo arrivati in questa situazione che fanno veramente incazzare (e qui amici comincio a fare fatica a contenermi…).
Perché con il potenziale in squadra, evitando esperimenti assurdi, mettendo i ragazzi rossoneri in grado di giocare secondo le loro caratteristiche, i risultati sarebbero stati ben differenti e forse avremmo visto un campionato ancora una volta di testa a testa con l’Inter.
Forse avremmo visto un percorso più lungo in Coppa Italia …
Perché l’Inter con una rosa composta come la nostra (cioè buoni giocatori con l’aggiunta di altri ancora meglio) ha stravinto un campionato mentre noi abbiamo fatto la figura degli scappati di casa?
La differenza l’ha fatto chi è seduto in panchina.
Qualcuno può anche venire a dirmi che la differenza l’ha fatto chi sta sopra di lui.
Certo Marotta è una vecchia volpe ma anche in questa stagione si è trovato a fare “nozze con quattro fichi secchi” cioè a far arrivare parametri zero promettendo alti stipendi. Non voglio parlare di questa strategia, ne ho parlato già nei giorni scorsi.
Non penso però che Marotta imponga giocatori ad Inzaghi. Ergo, se Inzaghi acconsente all’arrivo di Thuram o di Dumfries o di Bisseck è perché sa come dovrà farli giocare.
Di certo, ne sono assolutamente sicuro, se fosse sulla panchina rossonera non farebbe giocare un mediano come esterno, un terzino come mediano, una mezzala come trequartista, un trequartista come esterno destro quando invece è naturale che sia sinistro e soprattutto non terrebbe in panchina gente come Chukwueze e Okafor. Pioli ha stravolto le attitudini naturali di quasi tutti i giocatori in rosa. Alcuni hanno risposto bene , altri un po’ meno … ma l’errore enorme è stato insistere quando ormai ad ogni singolo tifoso rossonere sugli spalti allo stadio o davanti alla TV era evidente che era meglio non continuare.
La nostra situazione non è affatto male ma sono necessari alcuni correttivi assolutamente importanti.
Abbiamo una buona società con un progetto ben definito davanti.
Abbiamo una buona dirigenza alla quale vanno fatte alcune piccole correzioni: in primis non si può sentire un Presidente (Scaroni) dire che siamo in linea con la stagione perché l’obiettivo è arrivare tra le prime quattro (l’ha detto più volte). Voglio una dirigenza che abbia un occhio più di riguardo verso il lato sportivo in proiezione del risultato economico.
Non voglio più sentire un Presidente dire che l’obiettivo stagionale è il quarto posto.
Voglio un Presidente o un AD o un Direttore Sportivo che dicano convinti che gli obiettivi sono tanti e che si farà il massimo per raggiungerli … e se poi il vero obiettivo è il quarto posto che se lo tengano per loro.
In secondo luogo, pur essendo che ha portato avanti brillantemente tutte le trattative di mercato, Giorgio Furlani deve attenersi a questo aspetto e non entrare nel merito sportivo. Va bene quando si parla di soldi ma dal lato sportivo conto sull’esperienza di scouting di Moncada e ora più che mai su quella di Ibrahimovic.
E in ultimo, voglio un allenatore che sappia leggere bene le partite in corso e sappia motivare i suoi giocatori, sempre e comunque … e nonostante tutto.
Se un coach ha bisogno di balie come Maldini prima e Ibrahimovic poi che stavano a contatto con i giocatori spronandoli e motivandoli, allora ha fallito metà dei suoi compiti.
E se anche Ibrahimovic fallirà dal lato sportivo come nuova figura dirigenziale (ricordiamoci che è collaboratore di Red Bird e non dirigente assunto dal Milan) allora che si faccia arrivare Direttori Sportivi che sappiano il fatto loro, come appunto tale Sartori del Bologna che ha fatto in modo che Motta possa piazzare la sua squadra in Champions con gente semisconosciuta ai più.
Ora andiamo a Torino praticamente senza la difesa titolare a causa dei cartellini rossi rimediati ieri sera e la Juventus farà con noi la partita della vita … contro gli ennesimi esperimenti del Mago Pioli.
Forza vecchio cuore rossonero.
Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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