
Sergio Conceicao (Photo by Spada/Lapresse)

Me ne frego se Kyle Walker ha una moglie con figli, se contemporaneamente aveva un’amante con cui ha avuto altri figli e magari ora ne ha un’altra. Me ne frego se Calabria e Conceição hanno discusso ieri a fine partita, e se forse sarebbe stato meglio farlo in privato, nello spogliatoio. Me ne frego se Calabria, Theo, Camarda e altri venerdì sera sono andati al concerto di Lazza – tralasciando il fatto che Lazza dovrebbe pagare me per andare a sentirlo.
Ci sono “giornalisti” – notate bene il virgolettato – che ancora parlano del famoso cooling break di Theo e Leão, e “autorevoli” quotidiani sportivi – notate ancora bene il virgolettato – come la Gazzetta dello Sport che sprecano inchiostro e carta per discutere di Walker: la sua età, le sue amanti, la sua “testa calda”. Proprio come hanno fatto per mesi con Theo Hernandez.
Il Milan è sempre al centro delle discussioni, comunque e ovunque. E pur di vendere qualche copia in più di un giornalaccio, strappare un abbonamento a una testata o ottenere qualche clickbait in più per monetizzare con la pubblicità, si scrivono queste cose. Magari amplificando il senso di indignazione, ricordando con nostalgia che “una volta” certe cose al Milan non succedevano.
Eppure, nessuno parla di altro. Ad esempio, che da quando Conceição siede sulla panchina rossonera, il Milan ha collezionato 5 vittorie, 1 pareggio e una sola sconfitta, portando a casa anche un trofeo. Non si dice che su 6 partite con il nuovo mister, 4 sono state vinte in rimonta – una cosa che prima non accadeva, un segnale di carattere. Certo, sarebbe meglio che questo carattere emergesse prima durante la partita, ma almeno ora arriva. Prima, no. Non si parla del fatto che l’unica sconfitta subita è contro una Juventus così povera da aver vinto solo perché il Milan non ha giocato. Prova ne è che, a Torino, dopo la recente sconfitta col Napoli, stanno pensando di esonerare Thiago Motta. Già, quel Motta che molti volevano sulla panchina rossonera e che ha nel suo ruolino 13 pareggi in 22 partite.
Quando avranno finito di parlare di Walker, Calabria, il concerto di Lazza, il cooling break, le bizze di Theo, il ciondolare di Leão, il carattere sanguigno di Conceição, la protesta della Curva – che mescola amore per la squadra con interessi personali – e altre baggianate, troveranno nuove scuse per parlare male del Milan.
Eppure, guardiamo le ultime cinque giornate di Serie A:
- Milan: 2 pareggi, 2 vittorie, 1 sconfitta.
- Atalanta: 3 pareggi, 1 vittoria, 1 sconfitta.
- Lazio: 2 pareggi, 1 vittoria, 2 sconfitte.
- Juventus: 3 pareggi, 1 vittoria, 1 sconfitta.
- Fiorentina: 2 pareggi, 1 vittoria, 2 sconfitte.
Ma il problema, ovviamente, è sempre il Milan.
Certo, il Milan ha ancora tanto da sistemare. Non li chiamerei difetti, ma imperfezioni che si possono correggere. Però c’è qualcosa che sta emergendo, anche con fatica: il carattere. Forse è proprio ciò che Conceição sta trasmettendo ai suoi ragazzi. Quel carattere che permette di vincere partite in rimonta, con grinta e anima. Da quanto non si vedevano vittorie in rimonta? Prima, preso un gol, si sperava al massimo di pareggiare. Ora, se ne subiscono anche due, ma alla fine si vince. È successo con l’Inter, la Juventus (entrambe in Arabia), il Como e il Parma – squadre che giocano e non parcheggiano il pullman davanti alla porta.
Sono convinto che l’obiettivo della zona Champions sia alla nostra portata, così come gli ottavi in questa stagione. Tocca anche ai tifosi sostenere la squadra, non farsi distrarre da gossip e stupidaggini dei giornalai, né dal comportamento della Curva. Siamo in grado di ragionare con la nostra testa?


Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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