Quali potrebbero essere le cause di un cambiamento in negativo della squadra di Pioli e come la rotta può essere corretta?
Senza continuare a ripeterlo, ormai da sabato si parla di crisi conclamata alla corte rossonera. C’è chi parla di ciclo finito, chi scrive di spogliatoio diviso ma noi qui tentiamo invece di analizzare quali possano essere stati i problemi che hanno trasformato il Milan da brillante squadra delle prime tre giornate di campionato ad una compagine in declino lento ed evidente, dopo lo spartiacque del derby perso pesantemente e finito nell’ultima prestazione a dir poco deludente contro l’Udinese a San Siro.
Cominciamo con un assunto: dopo quattro anni nei quali il Milan, rispettando i principi utili allo sviluppo del progetto di risanamento, ha sempre fatto mercati andando a scovare giovani virgulti o facendo arrivare senior sulla carta utili ma di fatto poi rivelatisi delle zavorre (Mandzukic, Origi ecc.). Finalmente nella prima estate nella quale Red Bird si è mosso da protagonista e non da semplice compratore, decide di rivoluzionare i vertici societari, di ridistribuire compiti e di assegnare a Stefano Pioli responsabilità e voce in capitolo sulle scelte dei giocatori in entrata ed in uscita.
Fermo restante questo punto quindi a Pioli viene concesso di avere giocatori dalle caratteristiche da lui richieste, dato che aveva in mente un nuovo assetto di squadra e un nuovo metodo di gioco ben precisi. Dato che spesso sia nella passata stagione che in quella precedente Pioli è stato spesso accusato di avere un Milan fin troppo dipendente dalle giocate di Rafael Leao e dall’asse portante a sinistra composto dal portoghese e da Theo Hernandez, che con le sue sgroppate a sinistra aveva spesso creato pericoli per le difese avversarie, il Mister rossonero decide che deve avere una fascia destra con le medesime caratteristiche con una piccola variante: arriva Christian Pulisic, campione con il Chelsea / capitano della Nazionale USA e uomo partita nei primi tre turni con 4 goal ed altrettanti assist, in grado di saltare l’uomo e fare ciò che Leao fa a sinistra con la variante che a Davide Calabria non vengono richieste le sgroppate alla Theo ma ci sono due mezzali (Loftus-Cheek, Reijnders oppure Musah) che supportano l’attacco e spostano il baricentro della squadra decisamente verso l’area avversaria. Inoltre viene fatto arrivare Samuel Chukwueze come alternativa a Pulisic.
Tutto bene nelle prime tre giornate: 2-0 a Bologna, 4-2 contro il Torino a San Siro e 2-1 contro la Roma all’Olimpico, tutte vittorie spumeggianti ed entusiasmanti. Poi arriva il fatidico derby perso in maniera roboante per 5-1, nella quale il Milan sembra abbia messo in campo le brutte fotocopie dei giocatori delle tre giornate precedenti. Pioli viene accusato di qualsiasi cosa: di non essere in grado di fronteggiare squadre disposte con il modulo 3-5-2, di avere sudditanza psicologica nei riguardi dell’Inter ed altre cose del genere … sta di fatto che perde l’ennesimo derby, il quinto consecutivo.
Milan già in crisi? Alla luce dei fatti successivi diremmo di no. I rossoneri si riprendono e pur pareggiando 0-0 in casa contro il Newcastle nella Champions League sfoderano comunque un’ottima prestazione. Vincono poi con Cagliari e contro formazioni storicamente ostiche come Verona e Lazio e infine sfornano un altro 0-0 in Champions contro il temuto Borussia in quel di Dortmund. Prima della pausa vincono con un goal di scarto la battaglia di Genoa contro i rossoblù dell’ex Gilardino, dove rimarrà nella mente di tutti l’iconica prestazione di Giroud come portiere negli ultimi minuti al posto dell’espulso Maignan.
Arriva la sosta della Nazionale e alla ripresa il Milan perde in casa contro la Juventus che vince cinicamente con un solo goal di Locatelli su deviazione di Krunic, una partita nella quale Malick Thiaw viene espulso per trattenuta ed atterramento in qualità di ultimo uomo su Kean. E quelle che dopo il derby sembravano buone vittorie anche se con pochi e in alcuni casi faticosi goal, proprio per questo motivo cominciano ad apparire partite con insorgere di alcuni problemi.
Thiaw che si trova scoperto e deve atterrare Kean, diventa uno dei problemi di tattica e schieramento per i quali si punta il dito verso Pioli. Si comincia a criticare l’accentramento dei due terzini a centrocampo per sopperire alla temporanea assenza delle mezzali dirette verso l’area avversaria, perché questo porta Thiaw e Tomori ad essere scoperti in caso di recupero palla e ripartenza da parte degli avversari.
Ulteriore motivo di critica è che Theo Hernandez non può più attaccare la profondità sulla fascia o accentrandosi perché obbligato a rimanere bloccato in difesa per non intasare la metà campo avversaria dato che si trovano già esterni, mezzali e centravanti oppure a centrocampo per i motivi sopra indicati.
Leao quindi si trova a non avere più il supporto del terzino francese e rimane spesso isolato subendo il raddoppio degli avversari, quando non se ne trova addosso addirittura tre alla volta.
Le mezzali in pressione alta che sostituiscono quindi la manovra dal basso che prevedeva l’utilizzo di Theo al momento attuale risulta una tattica purtroppo che ha del fallimentare dato che il Milan si è trovato spesso con il baricentro squilibrato verso l’alto subendo i contropiedi o le azioni veloci degli avversari ma con l’aggravante di non riuscire ad essere comunque pericoloso in avanti per colpa della gabbia che si è cucita addosso. In pratica in fase d’attacco il Milan si trova con uno schieramento tipo 2-3-5, sbilanciatissimo in avanti e scoperto dietro. Una volta che la squadra avversaria ha capito questo inghippo, i problemi sono cominciati ad arrivare.
Leao quindi, che all’occhio del comune tifoso appare anche in questo periodo fuori fase e svogliato o comunque poco propenso al sacrificio per la squadra, in realtà si trova isolato e non supportato giocoforza da Theo (probabilmente scontento delle nuove disposizioni tattiche) e quando riesce ad arrivare sul fondo per passare indietro in area o crossare in ogni caso non trova compagni che possono sfruttare i suoi assist perché stoppati dal muro difensivo avversario pronto a ripartire in contropiede qualora riesca a recuperare palla.
Un altro esempio del cambiamento in peggio a livello tattico che il Milan sta subendo è l’involuzione che sta avendo un talento come Tijjani Reijnders. Brillante nelle prime partite cona azioni personali in attacco o con filtranti precisi a volte non sfruttati dai compagni ma ora costretto a fare interdizione a centrocampo, un compito che chiunque guardando qualsiasi video su di lui in Rete ai tempi dell’AZ Alkmaar o in Nazionale orange può vedere che non rientra propriamente nelle sue corde. Difatti l’olandese ora appare come spento. Sicuramente avere dal lato opposto un compagno come Musah, giovane e volenteroso, e non avere avuto nelle ultime settimane un “dirimpettaio” più esperto come Loftus-Cheek può avere inciso sul suo rendimento. L’inglese infatti si alternava molto bene con l’olandese, prima che si infortunasse. Ora con il suo rientro, speriamo che l’equilibrio venga ripristinato.
Pioli però, se vuole che il Milan si riprenda dallo stato di catalessi visto contro l’Udinese, deve apportare subito dei correttivi ma che siano semplici e non voli pindarici come Giroud ala destra perché Jovic possa manovrare piuttosto che avere costantemente i due centrali la cui linea d’azione si sposta quasi sempre verso la metà campo. Il Milan deve tornare ad avere il gioco veloce e verticale che aveva all’inizio e che ha caratterizzato anche partite in passato.
Ismael Bennacer può essere sicuramente l’uomo giusto ma rientrerà solamente tra due mesi. Nel frattempo che faccia crescere ulteriormente Yacine Adli che in quanto a fantasia può essere sicuramente meglio di Rade Krunic, specialmente di quello visto nelle ultime tre partite.
Nel frattempo ci auguriamo tutti una pronta riscossa a partire dalla partita di domani contro il PSG in Champions League. Qualora il Milan vincesse in maniera convincente sarebbe un segnale che Pioli ha cominciato a trovare il bandolo della matassa.
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