L’editoriale del Direttore
Parafrasando la celebre frase pronunciata da Amleto nella famosa tragedia scritta da William Shakespeare (“Essere o non essere?”), riprendo quanto trovo scritto in giro per il web e della voce che circola sempre più insistentemente secondo la quale, dato che il suo rendimento è in calo e che non manifesta più la sua tipica “pazzia” in caso di goal, Theo Hernandez sarebbe il prossimo nella lista dei cedibili dopo la partenza della scorsa estate di Sandro Tonali.
Dopo aver passato anni a vedere in campo giocatori come Mario Yepes, Alessio Cerci, Kevin Constant o Michael Essien (solo per citare alcuni dei “parametri zero” fatti arrivare grazie al “Condor” Adriano Galliani) e dopo esserci troppo presto entusiasmati per il mercato delle “cose formali” della premiata ditta Fassone e Mirabelli dove sino visti colpi spettacolari come Leonardo Bonucci ma anche mezzi bidoni come Nikola Kalinic, Lucas Biglia, Fabio Borini, Ricardo Rodriguez i quali hanno reso tutti alla stessa maniera, cioè zero, la palla passò da Yong Hong Li a Elliott Investments che ottenne una cosa che sia Galliani che Yong Hong Li non riuscirono mai ad avere e cioè la collaborazione di Paolo Maldini come Direttore Tecnico nel progetto di rinascita, affiancandolo a Ricky Massara e nelle retrovie Geoffrey Moncada.
Un progetto basato su un’attenta politica verso i costi attraverso acquisti mirati e di età inferiore ai 25 anni. Tutte operazioni che hanno visto accrescere il valore dei calciatori coinvolti e che, al contempo, hanno portato il Milan alla conquista del suo 19mo titolo. Non solo per merito di Maldini dunque sono arrivati i seguenti calciatori, dei quali riporto prima il costo del cartellino al momento dell’acquisto e poi l’attuale valore di mercato:
- Rafael Leao – 34,5 €M – 90 €M
- Theo Hernandez – 22,8 €M – 60 €M
- Maike Maignan – 15,4 €M – 45 €M
- Fikayo Tomi – 31,6 €M – 40 €M
- Malick Thiaw – 8,8 €M – 30 €M
- Ismael Bennacer – 17,2 €M – 38 €M
- Pierre Kalulu – 500mila € – 25 €M
Il grande lavoro di scouting e di networking operato da dietro le quinte di Moncada e la sua squadra per identificare i talenti grezzi, il cui arrivo poi fu finalizzato da Maldini e Massara ha permesso al Milan di veder accrescere enorme il valore della propria rosa.
Solo facendo un calcolo rapido sui nomi sopra citati stiamo parlando di poco meno di 200 milioni di differenza, tra i valori di sinistra e quelli di destra, con un aumento di quasi +250%.
Una strategia di successo che, seguendo il criterio della auto sostenibilità, è la base di partenza di un progetto ambizioso. Perché base di partenza?
Perché nel primo periodo è proprio dalle plusvalenze che si genera ricavo e proprio da quest’ultimo si può continuare a perseguire la strategia in maniera coerente accrescendo anche il livello economico degli investimenti fatti.
Tra di noi infatti gli osservatori più attenti avranno notato che specialmente nell’ultimo anno, cioè quello nel quale Red Bird si è insediata come nuova proprietà dopo Elliott, il Milan è stata attenta ai costi (rappresentati in maggior parte dal monte ingaggi) e ha sviluppato tantissimo il marketing ed il settore commerciale aumentando molto il numero di sponsor evidentemente attratti dal progetto.
Poi la scorsa estate è stato venduto il cartellino di Sandro Tonali al Newcastle United reinvestendo totalmente i 70 milioni ricavati , unitamente ai ricavi dell’anno precedente, nel mercato che ha visto arrivare 10 nuovi calciatori.
Tornando quindi a quanto affermavo all’inizio di questo articolo parlando di Theo Hernandez, la voce del popolo milanista che tenta di cogliere segnali di stanchezza da parte di Theo Hernandez dice che il francese sarà ilm prossimo ad essere ceduto. E mentre ci si interroga se il suo non esultare ad un eventuale goal fatto (vedi il rigore sabato corso contro la Fiorentina) piuttosto che un atteggiamento di svogliatezza o “non impegno” , possano essere presi come segnali di non tenere più così tanto alla causa rossonera, ci si chiede anche se sia corretto pensare di cederlo (visto che si sospetta che lui vorrebbe andare via – e si sottolinea il condizionale) oppure fare di tutto per trattenerlo.
Di certo il Milan la scorsa estate ha dato due segnali forti e cioè che in primo luogo se è necessario al progetto, un pezzo forte si può anche vendere e in seconda istanza è meglio evitare di perdere i giocatori a parametro zero, dato che non sarebbe utile alla sostenibilità, a meno che il costo per trattenerli non vada appunto a destabilizzarla.
Ricordandoci di Hakan Çalhanoglu, Alessio Romagnoli, Franck Kessié e Gianluigi Donnarumma, il Milan preferì perderli a zero perché trattenerli (specialmente gli ultimi due) sarebbe stato destabilizzante a livello economico e di spogliatoio. Poi potremmo parlare all’infinito del fatto che almeno un paio di loro oggi avrebbero fatto ancora comodo ma, come esempio, gli arrivi di Mike Maignan al posto di Gigio oppure Fikayo Tomori o Malick Thiaw al posto di Romagnoli di certo hanno ampiamente ripagato e non hanno fatto minimamente rimpiangere i precedenti.
Il progetto “Rinascita Milan”, se così lo vogliamo chiamare tra di noi, è cominciato quindi con l’avvento di Elliott e sta continuando (migliorando direi) con Red Bird e la grande visione di Gerry Cardinale. Parte quindi da quattro anni fa circa, dopo aver visto il Milan ristagnare nelle mezze classifiche ed escluso dalle Coppe per più o meno un settennato e finalmente averlo visto risalire con costanza la china entrando in Europa dalla porta posteriore , arrivando al livello che conta (Champions League), vincendo un titolo di campione d’Italia e guadagnandosi anche una semifinale di UCL.
Tutto ciò perseguendo un obiettivo con il grande lavoro corale di tutti: l’obiettivo della auto sostenibilità che, nella visione di Red Bird, porterà il Milan a ritornare sui grandi palcoscenici calcistici giocando in un meraviglioso stadio di proprietà (burocrazia italiana permettendo).
Quindi per tornare alla domanda “cedere o non cedere?” , le risposte possono essere solo due e cioè vale la pena di cedere perché è un’attività fondante nella gestione di un club e un’azienda che deve e vuole andare avanti con le proprie forze (quindi cedere per reinvestire, come fatto per Tonali) oppure non si deve fare se dalla cessione non si ottenesse nulla o poco in cambio perché i soldi vanno in cassa e non vengo investiti per la crescita.
Finora la prima opzione è stata quella applicata e come in tanti progetti che si fanno è solo una questione di tempo … ma più che altro di tempistica, scadenze che al momento sono state tutte rispettate.
Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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