22 Febbraio 2025

RossoneroBlog

Fatti ed opinioni su AC Milan

Come funziona una squadra di calcio oggi

O forse meglio dire una società multinazionale a carattere sportivo

João Félix, durante la sua conferenza stampa di presentazione, ha dichiarato che nell’ultima finestra di mercato invernale l’Inter lo aveva cercato, ma che lui aveva rifiutato l’offerta perché gli interessava solo il Milan.

Beppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter, ai microfoni di DAZN ha smentito questa affermazione, spiegando che non è vero e che semplicemente avevano preso in considerazione l’idea di un possibile arrivo di Félix, così come di altri giocatori. Ha aggiunto che alla fine hanno deciso di rimanere soddisfatti dell’organico attuale.

Il presidente del Como, il milionario indonesiano Mirwan Suwarso, senza fare nomi, ha insinuato che, nello stesso periodo, abbiano avanzato al Milan una proposta di 54 milioni di euro per Theo Hernándezsecondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport – ma che il giocatore avrebbe rifiutato per rimanere a giocare la Champions League con i rossoneri. Il Milan ha però dichiarato che sia la proposta che il rifiuto sono da attribuire sia al club che al giocatore.

Oggi, il sito spagnolo Fichajes, specializzato nelle trattative di calciomercato a livello europeo, ha scritto che il Milan ha avanzato un’offerta da 60 milioni di euro al Liverpool per l’acquisto di Darwin Núñez. I Reds, tuttavia, avevano già rifiutato una proposta di 70 milioni di sterline da parte dell’Al-Hilal, ritenuta insufficiente, in quanto per loro il valore del cartellino dell’attaccante è almeno 85 milioni. Fichajes afferma che il Milan venderà Rafael Leão in estate per raccogliere i fondi necessari a soddisfare le richieste del Liverpool. Tutto ciò accade mentre sia il Milan che il Liverpool si dichiarano soddisfatti del rendimento dei rispettivi giocatori e non pensano minimamente di cederli.

Nessuno di noi può sapere quale sia la verità assoluta in questi tre esempi di trattative presunte nel calciomercato. Ognuno può farsi una propria idea, ma senza la certezza che questa sia quella più vicina alla realtà.

Certo è che tutta questa vicenda alimenta la curiosità dei tifosi, stimola la vendita di copie in più sui quotidiani sportivi e incrementa i clic sui siti, aumentando così i proventi pubblicitari. Non lasciamoci coinvolgere in questi giochetti e aspettiamo che le cose seguano il loro corso.

Una cosa che possiamo affermare con certezza su queste vicende è che c’è un unico fondo di verità comune: nel calcio moderno non esistono più le “bandiere”, e questo lo abbiamo capito da tempo. Inoltre, non è sano per la nostra salute mentale affezionarsi eccessivamente a un giocatore, poiché tutti sono in vendita, e chi comanda è il denaro. Chiunque, di fronte a un’offerta ritenuta adeguata per mille motivi differenti, può essere ceduto.

Rilassiamoci e concentriamoci su quello che dovrebbe essere il nostro “lavoro principale”: tifare per la squadra, non per i singoli giocatori. In Inghilterra, dove in Premier League i trasferimenti milionari sono all’ordine del giorno e girano somme di denaro ben superiori a quelle del nostro campionato o di altri, questa realtà è stata accettata da tempo. Gli inglesi tifano per la squadra, cantano e ballano allo stadio. Se, nell’annata successiva, un giocatore che l’anno prima segnava a raffica o aveva disputato una grande stagione non è più nella squadra, non se ne fanno un cruccio. Sanno che ci sarà qualcun altro.

So che i tifosi italiani ragionano in modo diverso, ma questa è la prassi in Europa. Cosa ha fatto il Feyenoord? A metà campionato ha venduto il suo bomber, Santiago Giménez, a noi e addirittura ha licenziato ieri il suo allenatore Brian Priske, colpevole di non riuscire a portare la squadra oltre l’attuale quinto posto in campionato, proprio prima di incontrare in Champions League la squadra alla quale aveva appena ceduto il suo miglior attaccante. Perché? Esatto, per il denaro.

Come impiegheranno i soldi, è affar loro. Idealmente, per rinforzarsi, e questo giustificherebbe il licenziamento di Brian Priske. Ma il Liverpool, tornando agli inglesi, è diventato una grande squadra proprio grazie a queste strategie. Quel Liverpool che ora ha sei punti di vantaggio sulla seconda in classifica in Premier League, con una partita in meno, la vittoria nella fase a gironi della Champions League e la finale della Carabao Cup. Un percorso che è iniziato anni fa con Jürgen Klopp e che prosegue con Arne Slot in questa stagione.

Idealmente, le squadre di calcio esistono per i tifosi, che sono il cuore pulsante delle società. Sono loro che riempiono gli stadi, che animano le strade con i loro cori, che seguono le partite con passione e che, in definitiva, danno un senso a tutto questo mondo sportivo. Si potrebbe dire che il calcio è per i tifosi, che sono gli unici a restare fedeli, a prescindere da tutto, persino da chi indossa la maglia.

Tuttavia, guardando la realtà di quanto abbiamo appena raccontato, appare evidente che questa visione romantica non corrisponde più alla verità. Le squadre non esistono più solo per i tifosi. Il calcio moderno è ormai un enorme business, dove tutto è condizionato da interessi economici, dai diritti TV alle sponsorizzazioni, dalle cessioni di giocatori ai grandi investimenti. I club, una volta simboli di identità e passione locale, sono oggi entità che operano come aziende multinazionali, con obiettivi che riguardano più i profitti che non l’affetto dei propri sostenitori.

Se un club come il Feyenoord può vendere il suo miglior attaccante a metà stagione senza battere ciglio, è perché il mercato e il denaro sono i veri motori di tutto, non la fedeltà a una maglia o l’amore dei tifosi. E se il Milan può decidere di investire su un attaccante come Darwin Núñez vendendo un altro pezzo pregiato come Leão, lo fa perché l’equilibrio finanziario è ormai la priorità, nonostante la passione dei suoi tifosi.

Eppure, nonostante questa realtà imposta, i tifosi restano lì, fedeli, a supportare la squadra. Si adeguano a un mondo che, loro malgrado, sta cambiando velocemente oppure fanno finta di non accorgersene.

Le squadre di calcio, purtroppo, non esistono più solo per loro, ma sono diventate un meccanismo che gira intorno ai numeri e alle transazioni economiche. È una verità difficile da accettare, ma è la realtà in cui ci troviamo, e per quanto i tifosi possano resistere, poco a poco anche loro si adattano a questa nuova normalità.


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