2 Luglio 2024

RossoneroBlog

Fatti ed opinioni su AC Milan

Conte o Motta: per il Milan non può essere una questione tra bande

di Federico Zacaglioni

Che la scelta sarebbe stata tra Antonio Conte e Thiago Motta lo sapevamo. Ma la questione non può essere risolta con la guerra tra bande. Perché non è così, il Milan non ha mai agito così. Affidandoci a ciò che è accaduto nel recente passato, le proprietà (prima Elliott poi RedBird) hanno privilegiato un approccio “orizzontale” alle scelte strategiche, coinvolgendo le varie funzioni aziendali implicate nelle operazioni più significative.

Una modalità operativa molto anglosassone e USA (guardatevi ad esempio la storia di Jerry Krause ai Chicago Bulls o di West e Kupchak ai Lakers), che passa per la sostenibilità incrociata di obiettivi sportivi ed economico finanziari e per il concetto di “concurrency”
Quest’ultimo è un approccio condiviso, una volta che sono analizzati tutti i dati e prese le decisioni, che dovrebbe portare a una gestione coerente e collaborativa da parte di tutte le divisioni e funzioni in direzione dell’affermazione dell’opzione strategica effettuata. 

In questo modello orizzontale si condividono responsabilità e poteri, anche se l’ok finale spetta alla figura apicale del CEO. Non c’è la divisione formale tra area sportiva ed economica, propria del modello italiano, in cui il presidente padrone si affida all’esperto.
Questo ha portato, nel caso del Milan, all’allontamento di Maldini (va letto così il riferimento ai “budget che sparivano”) e nel caso peggiore della Juventus a ben due processi sportivi per illecito (Moggi e Paratici). 

Tutta questa premessa per dire che in questo momento, in cui si impostano le scelte strategiche per la prossima stagione pur non avendo certezze di come finirà quella in corso, non siamo di fronte a Furlani vs Ibra-Moncada, ma a un dibattito interno ben più complesso. 

La lettura data da Sportitalia (sempre ben informata sul Milan e in anticipo sugli altri) mi dà l’impressione di essere semplicistica e utile a uno storytelling televisivo, adatto ad alimentare una telenovela di qualche settimana sul dualismo tra esperti sportivi e manager. Una narrazione che (senza scomodare Ettore e Achille) ha fatto le fortune del giornalismo sportivo italiano: Coppi e Bartali, Rivera e Mazzola, Totti e Del Piero, Maldini vs Cardinale, ecc. Il dualismo funziona. Accende gli animi. Scalda il dibattito. Divide e polarizza.

Invece, a mio avviso, siamo di fronte a due opzioni strategiche antitetiche: 

1) Conte, con tutto quello che comporta in termini di carisma e mentalità vincente ma anche con i “difetti” noti nell’adattamento al modello concurrency;

2) Thiago Motta, valorizzatore di giovani, emergente, più dialogante o “accomodante” con gli obiettivi finanziari, portatore di un’idea di calcio meno italiana ma più estetica, senza vittorie alle spalle e con una carriera in attesa del salto di qualità.

Analisi: l’accelerazione che i media stanno dando a questa scelta, evidentemente, più che a una esigenza del Milan corrisponde alla volontà della più prestigiosa tra le parti in causa di decidere presto sul proprio futuro e di cominciare a lavorare già da ora.

Tradotto: Conte ha il pressing del Napoli, i suoi agenti hanno parlato col Milan (non importa con chi, tanto decideranno insieme) ricevendo interesse, ora i suoi agenti e lui stesso hanno volontà di chiudere in fretta e di impostare la stagione a venire.

Mio consiglio finale: se ci piace dividerci tra moncadiani/zlataniani e furlaniani, possiamo pure fare. Ma sarebbe sterile e puerile. Piuttosto andrebbero comprese le ragioni e le assunzioni in base alle quali si farà la scelta del nuovo tecnico.

Non saranno solo questioni di tipo economico (Conte vuole il ristorante da mille €, ecc.), ma anche di compatibilità con lo spogliatoio e col gruppo di lavoro, di condivisione progettuale, di volontà di aprire un ciclo, di visione, insomma.