E non venitemi a dire “io lo sapevo già” senza aver letto per bene ciò che ho scritto, perché si rischia di fare i sempliciotti. La cosa è più complicata del semplice “cacciate i soldi!”. Vi chiedo di arrivare fino in fondo.
Il Milan ha chiuso il bilancio 2023-24 con 4,1 milioni di utile e un fatturato record di 457 milioni. Questo buon risultato è arrivato nonostante i minori proventi televisivi UEFA e quelli minori del botteghino, a causa dell’uscita ai gironi in Champions League. A monte di tutto ciò, quello rossonero è comunque il club italiano che spende meno in assoluto in rapporto alle risorse a disposizione.
Infatti se sommiamo i costi degli stipendi per giocatori e staff tecnico, degli ammortamenti dei cartellini e delle parcelle agli agenti il Milan spende meno della metà del suo fatturato, il 49 %, contro il 52% del Napoli, il 72% dell’Inter e l’80% della Juventus.
Fino a qui nulla di nuovo, pur snocciolando qualche dato che si può anche non conoscere. Di “percorso virtuoso” se n’è parlato in tutte le salse ma a ogni modo il tifoso comune si chiede come mai la società è in attivo ma spende poco per rinforzare la squadra.
Lo stesso tifoso comune che potrebbe semplicisticamente pensare che con 4,1 milioni di utile della stagione scorsa e i 6,1 di quella precedente (un totale quindi di 10,2 milioni) non è che si può comportare da nababbi e lanciare manciate di milioni sul mercato.
Ora però scendiamo un po’ di più nel dettaglio.
La UEFA ha istituito per i club una tabella di spesa massima possibile, tracciando un percorso di avvicinamento all’obiettivo finale (stagione 2025-26) che consentiva nella stagione passata di spendere il 90 %, in quella in corso l’80 % e l’anno prossimo e quindi per sempre fisserà al 70 % dei ricavi la soglia di spesa massima possibile di un club.
Il Milan, lo ripeto, ad oggi è al 49% quindi sotto di 31 punti rispetto all’obiettivo di questa stagione (80%) e di 21 punti rispetto all’obiettivo finale (70%).
Inoltre c’è anche da tenere presente il famoso Settlement Agreement UEFA che obbliga il Milan ed altri club, come ad esempio il PSG e la Juventus per citarne due, a non accumulare negli esercizi 2022-23, 2023-24 e 2024-25 perdite a bilancio superiori a un totale di 60 milioni. Prima vi ho detto in che situazione di bilancio è il Milan da quando c’è Red Bird al comando e cioè due attivi da 10,2 milioni in totale.
Quindi secondo la tabella di cui parlavo poco fa, il Milan che si trova a +10 potrebbe pensare di andare addirittura a -60 per spendere e nonostante ciò rimanere nei parametri dettati dalla UEFA.
Va da sé che se il prossimo anno chiuderà nuovamente il bilancio con segno positivo la società rossonera potrà andare anche a -70 o anche di più … secondo appunto quanto sarà il segno + a bilancio.
Il Milan pertanto ha la possibilità, reale e concessa dalla UEFA, di spendere davvero una gran bella cifra per rinforzare la squadra, quindi aumentare la competitività, ottenere ottimi risultati sportivi e quindi guadagnare più denaro. La cosa particolare è che guadagnando più denaro, che potrebbe essere possibile spendere nel mercato, in ogni caso guadagnerebbe denaro anche la proprietà ma invece sembra che l’ordine sia di non spendere nulla o comunque molto poco.
Aldilà di numeri resi pubblici in un modo ma poi apparsi in un altro, come ad esempio la cessione di Tonali per “irrinunciabili 80 milioni” quando invece proprio recentemente sono stati resi pubblici i numeri reali che parlano di una plusvalenza di 44 milioni, ci sono poi state operazioni di mercato davvero senza senso quali ad esempio proprio la cessione di Tonali (e sapete cosa voglio dire parlando di Sandrino e cosa ha significato per noi – aldilà del suo problema di ludopatia che lo avrebbe poi fatto squalificare), cessione di cui non c’era necessità vista la possibilità di spendere che ci garantiva la UEFA oppure l’acquisto ancora inspiegabile di Emerson Royal (lo stiamo aspettando in continuazione) per sostituire Calabria.
Incamerare 44 milioni per spenderne più di 20 per Musah oppure 15 per Royal, 13 per Morata o anche non volere spendere nulla per arrivare ad Abraham … quando si hanno disponibili, certificati ed approvati da Ceferin in persona, almeno 70 milioni senza vendere nessuno … è una cosa che proprio non capisco!
Senza andare a fare le pulci al bilancio (che non è il mio mestiere e per cui nemmeno sono erudito) e quindi fermandosi a quanto scritto finora, nel corso di questi ultimi tre-quattro mesi il tutto è poi stato impreziosito e condito da dichiarazioni brillanti e comportamenti altrettanto brillanti come quelli di Zlatan Ibrahimovic.
Ricordiamo infatti “Cardinale voleva spendere di più ma io gli ho detto che non era necessario perché la squadra è già forte” oppure i vari interventi sui suoi social o anche sparizioni in vacanza mentre il Milan è in difficoltà con Paulo Fonseca che ha dovuto e deve gestire da solo l’intera baracca … quel Fonseca assunto credendo di avere uno “yes man” a disposizione e per spendere meno (a questo punto è davvero chiaro) mentre invece si sta dimostrando tutto tranne che allenatore totalmente accondiscendente.
Ma ancora il presidente Scaroni che con grande soddisfazione annuncia il secondo bilancio con utili della gestione Red Bird dicendo espressamente che si può investire nel mercato … però al momento grandi investimenti non ne sono stati fatti … eppure poco fa vi ho detto perché invece si potrebbe farli.
Cosa sta dimostrando questo Milan, allo stato attuale delle cose?
Dividiamo la risposta in due scenari.
Volendo essere positivi sta dimostrando che pur essendo stato abbastanza rivoluzionato non tanto in termini di nuovi arrivi di mercato quanto nel cambio della guida tecnica e pertanto anche in una rivoluzione del modo di giocare, non è messo così malaccio e può ancora ambire ad arrivare in zona Champions alla fine della stagione. …. già ma ancora qualche settimana fa Fonseca parlava di scudetto.
Volendo essere negativi invece sta dimostrando che con questa politica di non spendere pur avendone la possibilità certificata ed essendo ad un quarto di stagione già effettuata, non si arriverà da nessuna parte sia in campionato che in Champions League.
Rimane quindi una domanda di fondo.
Pur essendo consapevoli che le grandi società di calcio al giorno d’oggi sono vere e proprie aziende e che quindi devono produrre numeri, fare vendite e ripagare gli investitori, comunque il Milan rimane una delle società calcistiche più gloriose al mondo nonché una delle più titolate. Per dirla in termini più spiccioli il Milan è una squadra che in 125 anni di storia ha prodotto tanti risultati sportivi ad alti livelli … e questo deve continuare a fare.
Non mi è più chiaro quindi quale sia lo scopo finale di Red Bird. Perché se prima (almeno nelle dichiarazioni ufficiali) il progetto era ben definito, e cioè mettere in pista un percorso virtuoso per aumentare la stabilità economica e contemporaneamente puntare ad avere uno stadio di proprietà oltre ad aumentare la diffusione del marchio – cose entrambe necessarie ad aumentare il fatturato con lo scopo di investirne una buona parte nella crescita della squadra – , mi sembra invece che ora si punti solo a non spendere senza però che il tifoso possa capire dove tutto il denaro risparmiato possa essere investito. Questa è la domanda di fondo.
Finora abbiamo sempre saputo che lo scopo di un fondo come Red Bird tramite il progetto imbastito era, per dirla in termini semplici e brutali, vendere il Milan al triplo del costo per cui era stato comprato entro una decina d’anni dal suo acquisto. I segnali però sono contrastanti. I bilanci sono in positivo, i permessi per spendere ci sono ma non c’è la volontà di farlo e quindi ne va della crescita della squadra contribuendo così a diminuire in maniera sensibile la possibilità di conseguire risultati sportivi positivi e quindi l’aumento del fatturato.
Il Milan quindi è a un bivio. All’incrocio tra ciò che dovrebbe essere, considerata la sua storia, e ciò che potrebbe invece rimanere. Di certo sarebbe auspicabile avere delle spiegazioni chiare e se non possiamo averle dalla proprietà americana, magari anche per una questione culturale differente, dovremmo averla almeno dal management italiano (Scaroni e Furlani) o da un uomo di esperienza internazionale e con un vincente passato rossonero come Ibrahimovic i quali potrebbero spiegare a Red Bird ed i suoi investitori americani come una società calcistica in Europa viene vissuta.
Ci vogliono spiegazioni: è il popolo (rossonero) che le vuole.
Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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