3 Luglio 2024

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Fatti ed opinioni su AC Milan

Crisi Milan: solo un aspetto mentale?

Dopo la partita Udinese-Milan Zlatan Ibrahimovic, intervistato dai vari ex-calciatori nel salotto di DAZN, ha dichiarato pubblicamente che il problema dei giocatori del Milan oggi è non riuscire a reggere la pressione che arriva dall’essere campioni d’Italia. Anche Sandro Tonali dichiarò ad inizio stagione: “Non ci sentiamo diversi, ma dobbiamo capire che questo è un altro campionato”.

In quel periodo pochi fecero caso a queste parole ma oggi suonano come una premonizione e probabilmente fanno capire quale sia la cosa su cui i rossoneri devono migliorare di più se vogliono centrare la qualificazione alla prossima Champions League: l’aspetto mentale. Ma è davvero solo quello?

Certamente il gruppo composto dai giocatori del Milan ha un’età media molto bassa. Dovessimo togliere alcuni “vecchietti” come Ibrahimovic, Kjaer, Giroud o Florenzi questo dato si abbasserebbe ancora di più. Lo scorso anno il Milan vinse meritatamente lo Scudetto sulle ali dell’entusiasmo e per molti ragazzi rossoneri quello è stato il primo titolo vinto in assoluto.
Ovvio pensare che, seppur coadiuvati da esperti come quelli sopracitati, possano non essere in grado di gestire la pressione derivante dal fatto che tutti vogliano battere i campioni in carica, se non altro per una questione di orgoglio personale.

Questo spiegherebbe le molte “partite della vita” che alcune formazioni destinate alla bassa classifica hanno fatto contro il Milan. Pertanto la incapacità di gestire questo tipo di pressione, che deriva anche dal fatto che le aspettative si siano alzate di parecchio, può incidere molto sulla gestione mentale di tutta la cosa.

Ci sentiamo però di aggiungere che questo aspetto sia andato ad aggiungersi anche alla improvvisa incapacità di Stefano Pioli di non leggere questi segnali, continuando come un treno a ragionare sull’aspetto tattico esattamente come aveva fatto nella precedente stagione. Gli esempi lampanti sono due: prima di tutto la rovinosa caduta dell’intera squadra durante tutto l’arco del mese di gennaio ma ancora più recentemente, dopo avere trovato una soluzione a guisa di tampone all’emorragia di reti subite in gennaio passando alla difesa a tre con centrocampo a cinque, la partita contro l’Udinese ha evidenziato la lentezza del Mister nel capire le chiavi di lettura durante lo svolgimento di un match.

L’Udinese si era presentata in campo con un 3-5-2 mentre il Milan ha iniziato con il 3-4-2-1. Risultato: nel 1° tempo Saelemaekers è stato annullato da Udogie, Diaz era sempre preda a turno di Samardzic e/o Pereyra e Ballo-Touré sarebbe stato comunque annullato da chiunque data la sua impalpabilità.
Possesso palla 64% per il Milan ma assolutamente sterile perché né Saelemaekers e nemmeno Ballo-Touré sono riusciti ad alimentare Leão o Ibrahimovic.

Cosa ha pensato di fare Pioli nel 2° tempo? Sul 1-1 ha pensato di coprirsi maggiormente passando al suo modulo preferito il 4-2-3-1 che tanto successo ha avuto nell’annata precedente. Risultato: Tonali e Bennacer sono rimasti isolati a centrocampo, soverchiati a tutto dai vari Samardzic oppure Ehizibue o anche Pereyra, Saelemaekers ha continuato a sbattere contro Udogie e dall’altra parte Leão ha tentato di inventarsi qualcosa dato che era stato spostato nella sua “comfort zone” , quella fascia sinistra in cui sguazza volentieri.
Contro il centrocampo a cinque dei friulani però non gli è riuscito nulla e Ibrahimovic è rimasto preda di Becao, Bijol oppure Perez. Le successive introduzioni di Rebic, Origi e De Ketelaere non hanno spostato nulla… in primis perché il croato e l’ex-Liverpool sono in continua involuzione e in secondo luogo perché Pioli insiste a voler vedere De Ketelaere come sostituto naturale di Brahim Diaz quando al Bruges abbiamo già dimostrato che giocava a destra o a sinistra (quindi al posto di Messias o Leão, per intenderci). Inoltre insiste ad inserirlo sempre ad un quarto dora dalla fine … e nella posizione sbagliata.
Come farà mai a dimostrare quello che vale?

Quindi Pioli ora ha due settimane di tempo per lavorare su questi due aspetti e fare in modo di rimettere in carreggiata il Milan che altrimenti rischia non solo di compromettere tutto l’ottimo lavoro svolto da lui stesso sulla squadra ma anche di perdere il treno per la zona Champions.


Se Atene piange, Sparta non ride …

L'editoriale del Direttore