

Due giorni all’ultimo treno
Sembra il titolo di un film western. Qualcosa come “L’ultimo treno per Yuma” o roba simile, ma in realtà si tratta solo della semifinale di ritorno di Coppa Italia, che rappresenta l’ultimo treno per un duplice scopo: vincere un altro trofeo dopo la Supercoppa Italiana, ma soprattutto accedere alla zona Europa, dato che vincendola si entrerebbe di diritto in Europa League.
L’ultimo treno… solo a pensarci mette addosso una tristezza davvero grande.
Il Milan di quest’anno ha finora vinto 14 partite su 33… neanche il 50%, ed è a 20 punti dalla vetta della classifica, con una differenza reti di +13.
Nella scorsa stagione concluse secondo, sempre a quasi 20 punti dalla cima – diciannove, per la precisione – vincendo 22 partite (cioè il 57%) e con una differenza reti di +24.
Nel 2022/23 concludemmo con 20 partite vinte su 38 (52%), a 20 punti dalla capolista e con una differenza reti di +21.
Ovviamente, la stagione migliore tra le recenti fu quella dell’ultimo scudetto: 26 vittorie su 38 (68%), differenza reti +38.
Mi direte: “Com’è possibile avere una differenza reti più bassa ed essere noni in classifica?”
Ovviamente perché non la buttiamo dentro neanche a calci in culo.
Quello attuale è il numero più basso di gol segnati delle ultime 10 stagioni. Siamo sulla falsariga delle annate che vanno dal 2014/15 al 2019/20, e questo nonostante la miglior stagione di sempre di Christian Pulisic, la costanza di rendimento di Rafael Leão (sempre sopra i 10 gol e assist nelle ultime 4 stagioni), e i 10 gol stagionali finora di Tammy Abraham, pur partendo quasi sempre dalla panchina.
Per fortuna… pensate se questi non avessero performato così.
Cosa bisogna fare?
Beh, per quest’anno serve almeno vincere la Coppa Italia. E se non lo faremo, sarà davvero una stagione totalmente fallimentare, altro che “almeno un trofeo l’abbiamo vinto”.
Per la prossima stagione serve avere un Direttore Sportivo al quale andrà lasciata carta bianca – nei limiti di spesa ragionevoli che Furlani, in quanto AD, dovrà imporre – sia per scegliere il nuovo allenatore che per le scelte di mercato, in entrata e in uscita, concordate tra i due.
È semplice. È così che funziona in tutte le altre squadre.
Ma da noi no.
Al Milan, per scegliere un nuovo DS si fa un “casting” – manco fossimo ad Amici o a X Factor – e questo dura mesi!
Siamo al 22 aprile e il nome non è ancora saltato fuori. E con lui nemmeno quello del nuovo allenatore… perché è ovvio che non potrà rimanere Conceição, dato che è riuscito in varie “imprese”: prendere una squadra all’ottavo posto e mantenerla stabile al nono; rovinare un centravanti che in sole due stagioni e mezza al Feyenoord ha segnato la bellezza di 65 gol in tutte le competizioni; e peggiorare il già pessimo record di reti segnate sotto la gestione di Paolo Fonseca.
Il DS hanno cominciato a cercarlo due mesi fa. Perché in due mesi non sono stati capaci di annunciarne uno?
Non credo alla narrazione dei vari giornalai che parlano di pressioni esterne per non assumere Fabio Paratici. L’ex Juventus e Tottenham ha una squalifica fino a luglio, e al Milan lo sapevano bene. Di conseguenza, sapevano anche che non avrebbe potuto operare fino a quella data.
Ovvero: i rossoneri si sarebbero bruciati il mercato estivo.
Non voglio credere che in dirigenza al Milan siano stati così idioti da pensare che avrebbe potuto fare il “DS fantasma” fino ad allora…
Se quindi Paratici è stato scartato per quel motivo, perché i vari Sartori, D’Amico, Manna e, per ultimo, Tare non hanno accettato?
Tra l’altro, l’ultimo è libero come un uccellino: potrebbe firmare anche oggi stesso.
E invece, al 22 aprile, il nome del DS ancora non c’è… e intanto passano le settimane, mentre tutto ristagna e nulla si muove.
Lo si fa per non turbare l’ambiente in vista de “l’ultimo treno” di cui ho parlato prima?
Oppure perché tutti i candidati hanno preferito non accettare determinate imposizioni dirigenziali, come ad esempio lavorare e proporre, ma con la spada di Damocle dell’ultima parola di Giorgio Furlani?
Se fosse così, allora prepariamoci a un’ennesima stagione fotocopia della presente, mentre i tifosi continueranno ad essere in più di 70.000 a San Siro ad ogni partita in casa.


Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
Scopri di più da RossoneroBlog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
Altri articoli
Chiunque sarà, dovrà essere messo in grado di lavorare bene
Il problema non è la rosa
A noi manca l’anima