3 Luglio 2024

RossoneroBlog

Fatti ed opinioni su AC Milan

Ibrahimovic non è razzista: cos’altro c’è sotto?

Tutti ormai sappiamo cosa è successo sul finire del primo tempo durante il derby di Coppa Italia tra Inter e Milan quando Ibrahimovic e Lukaku si sono scontrati verbalmente. Dopo giorni nei quali questa vicenda è stata analizzata in tutti gli aspetti, sua comportamentali che “labiali”, ormai possiamo affermare che la cosa è partita da una provocazione di Romelu Lukaku che ha reagito abbastanza violentemente ad una spallata di Capitan Romagnoli, forse perché Alessio non gli stava facendo praticamente toccare palla.

Quando il belga ha visto Ibrahimovic prendere le difese del suo capitano, ha capito che poteva riesumare vecchie ruggini esistenti tra loro due già dai tempi in cui giocavano insieme nel Manchester United e lo ha provocato deliberatamente. Lo svedese ovviamente non è uno che le manda a dire e ha utilizzato quell’arma che tutti i professionisti sportivi conoscono e che si chiama “trash talking” , ovvero conoscono una debolezza dell’avversario e su quella provocano in modo da farlo innervosire per il resto della gara e sperare così che fallisca in qualche modo.

Risultato? Due cartellini gialli, uno a testa, e via negli spogliatoi per l’intervallo … e qui nasce il primo errore. Valeri avrebbe dovuto espellere entrambi subito con un cartellino rosso e invece ha preferito ammonirli, sperando in un buon inizio del secondo tempo, quando era evidente che i due la ruggine l’avevano già da molto tempo. Tralasciando poi il rigore regalato all’Inter per un atterramento di Leao in area rossonera che non c’era (filmati al rallentatore lo provano … ma la VAR non li ha visti (!) …) ed una punizione anche quella inesistente per un tuffo di Lautaro Martinez , grazie alla quale il panchinaro di lusso Eriksen porta in vantaggio i nerazzurri, nel secondo tempo Ibrahimovic fa un normalissimo fallo con uno sgambetto , se ne vedono a centinaia durante il campionato, ma Valeri decide per l’espulsione. Il secondo errore.

Milan in 10, senza il suo bomber, partita falsata, assalto a Fort Apache da parte dei nerazzurri che grazie ai due episodi che ho appena raccontato vanno in vantaggio. La cosa avrebbe potuto finire qui … ma ecco che si incomincia a parlare delle frasi che Zlatan avrebbe rivolto a Lukaku insinuando che siano state di stampo razzista. Non voglio stare qui ancora una volta a riportare cosa si sono detti i due (dove comunque Lukaku ci è andato giù molto più pesantemente di Ibrahimovic, offendendo lo svedese, sua moglie e minacciandolo di morte) ma ciò che ha detto Zlatan non sono assolutamente frasi razziste.

Invece da più parti si continua a dire che lo sono state e l’ultimo attacco viene dal presidente di quella inutile associazione che si chiama Codacons, tale Carlo Rienzi, il quale diffama Ibrahimovic dandogli del razzista e lo intima di non presentarsi a Sanremo. Non parliamo del fatto che ci sono foto di Rienzi in mutande, con le brache calate ad un mercato rionale, in compagnia di una discinta ragazza a farsi i selfie… se questa è la serietà di questo signore che si vanta anche di avere il titolo di avvocato. Non so in quale contesto siano state fatte le foto … forse il Sig. Rienzi voleva simboleggiare il consumatore ridotto in mutande … mah! Discutibile comunque. Il Codacons si dovrebbe preoccupare che non è stato vigile sul prezzo delle mascherine all’inizio della pandemia, a mio parere.

La cosa brutta è che da sponda nerazzurra si insiste sul fatto che Ibrahimovic sia un razzista, tesi ora supportata dal Codacons, con il chiaro intento di condizionare la giustizia sportiva (così come è stato condizionato Valeri durante la partita, preso d’assalto dai nerazzurri ogni volta che i giocatori rossoneri facevano un fallo, fino a tuffarsi per ottenere rigori e punizioni) e ottenere una squalifica per Zlatan Ibrahimovic. Scopo ultimo ovviamente destabilizzare la capolista, togliere di mezzo l’esempio virtuoso di una squadra che con pochi soldi è potenzialmente quella che potrebbe vincere lo scudetto.

Che Ibra sia un razzista è ovviamente una balla colossale: da giovane , nel ghetto di Malmoe in cui ha vissuto per anni, con un cognome chiaramente non vede e nemmeno del Nord Europa, di vessazioni razziste ne ha vissute parecchie. Sa benissimo cosa è un razzista … e lui non lo è davvero.

Chiediamo solo che il Milan, tramite i suoi avvocati, si facciano sentire prima che questa cosa prenda una piega di non ritorno.