
Guardate l’immagine. L’uomo a sinistra è il campione che a più riprese abbiamo amato, per il quale ci siamo esaltati, il cui nome abbiamo spesso gridato allo stadio e con il quale abbiamo vinto l’ultimo scudetto.
L’uomo a destra è il Senior Advisor di Red Bird Capital Partners, quello che ha dichiarato di essere il boss e che tutti lavorano per lui nonché quello che annunciando l’ingaggio di Paulo Fonseca spiegò che uno dei motivi per cui non fosse stato ingaggiato Antonio Conte fu, testuali parole, “Conte troppo manager per il Milan”.
Una frase che sottintendeva almeno due cose: il Milan è composto da un organigramma nel quale c’è già un discreto numero di figure con potere decisionale (lui compreso anche se non è dipendente AC Milan) e quindi occorreva un allenatore meno ingombrante e meno portato ad iniziative personali. Pertanto una figura che andasse bene per un lavoro di team, sia nelle richieste per la costruzione della rosa che per il lavoro a Milanello.
Al mondo del giornalismo sportivo però risulta che al Milan Ibrahimovic non sia il solo a prendere le decisioni. È vero che lo svedese è, secondo le parole di Gerry Cardinale, gli occhi dell’americano in Italia ma è altresì vero che le decisioni devono essere presi in team, appunto come si diceva poc’anzi, e Giorgio Furlani ha altrettanto peso in caso di decisioni riguardanti la squadra sia come allenatore che come giocatori … sulla carta quantomeno in termini di spesa.
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