21 Novembre 2024

RossoneroBlog

Fatti ed opinioni su AC Milan

Il ballo delle vedove

Accade ogni volta che il Milan compra un giocatore e lo lascia andare dopo una o due stagioni. Se per puro caso questo a destinazione in un’altra squadra si mette a performare come avrebbe dovuto fare in casa rossonera,  ecco che parte il pianto delle vedove cioè quei tifosi che prima ne dicevano di cotte e di crude sul giocatore e ora dato che va alla grande piangono come vedove per la sua mancanza.  Sta accadendo in questi giorni ma è accaduto anche in passato.

In quello recente, ad esempio le vedove di Davids: scarso al Milan e ottimo alla Juventus. Ma possiamo parlare anche di Jack Bonaventura o Patrick Cutrone …. Oggi abbiamo le vedove di De Ketelaere ma anche quelle di Çalhanoglu. 

Per quanto riguarda ciò che potremmo dire su questi due, scinderei il discorso in due parti.
La prima, più veloce, riguarda il turco. Arrivato il 1° luglio 2017, quando c’era il “mercato delle cose formali” di Fassone e Mirabelli e in panchina c’era l’aeroplanino Montella, il n° 10 ex-Bayer Leverkusen ha sempre fornito delle buone performance. Quattro anni di contratto, per 2,5 milioni a stagione. A scadenza,  a fronte di una richiesta di rinnovo per 6 milioni a stagione (il 240% in più) e un’offerta di Maldini&Massara di 4 + bonus (il 160% in più), si è poi trasferito all’Inter a parametro zero.
Al Milan evidentemente ritenevano che il turco valesse una certa cifra di stipendio mentre all’Inter hanno offerto di più. Çalhanoglu ha scelto di percepire più soldi e va bene così. Probabilmente Pioli lo avrebbe tenuto, e il Milan ne avrebbe beneficiato,  ma le esigenze del turco erano differenti e quelle di bilancio del  Milan pure.
All’Inter invece dei problemi di bilancio se ne fregano …

Discorso differente invece per De Ketelaere. Voluto fortemente da Maldini per il quale ha praticamente speso la quasi totalità del budget di mercato per quei tempi, dimostrando la sua ferma volontà a farlo arrivare a maggior ragione del fatto che non avendo potere di firma ha convinto tutti che il belga andava assolutamente comprato. Charles però ha avuto la sfortuna di incappare in tre situazioni difficili.

  1. La prima passare da un campionato facile come la Jupiler Pro League, la massima serie belga, ad uno come la Serie A dove la tattica conta molto e il tipo di calcio che si gioca è decisamente più arcigno.
  2. La seconda è stata incappare in un allenatore che fa del tatticismo la sua religione. Pioli ha in mente uno schema e non si scosta, a costo di voler adattare giocatori in ruoli a loro non proprio consoni. L’ultimissimo recente esempio è insistere ad impiegare Yunus Musah come esterno destro alto quando si sa benissimo che è un mediano incontrista. In quest’ultimo ruolo Pioli lo impiega solo quando è costretto dalle circostanze (vedi l’ultima di campionato a Frosinone). Si dirà che lui vede i ragazzi tutti i giorni allenamento e quindi potrebbe individuare determinate qualità potenziali … ma la storia di De Ketelaere insegna: c’è chi si adatta e riesce … ma chi invece ci prova ma non ce la può proprio fare.
    Il belga è una seconda punta e il Milan non contempla questa figura a meno di situazioni contingenti (vedi Jovic che entra negli ultimi 15 minuti per dare supporto a Giroud).
  3. La terza situazione è che, nell’ambito delle differenze tra Jupiler Pro League e Serie A,  il Milan non è il Bruges. La mia opinione è che De Ketelaere abbia sofferto parecchio il mix di queste tre situazioni per lui pesanti ed infatti sta rendendo molto meglio oggi, dopo un anno e mezzo di esperienza in Serie A e giocando in una piazza meno “pesante” come Bergamo e la sua Atalanta.

Pertanto, a meno di cambiare allenatore e quindi convinzioni tattiche / modulo di gioco, se anche fosse rimasto sono convinto che De Ketelaere non avrebbe performato come invece sta facendo all’Atalanta.
Non si tratta pertanto di aver sbagliato a vendere determinati giocatori che potevamo tenerci ma di aver voluto invece proseguire con la guida tecnica di Pioli che ha di suo delle caratteristiche e delle convinzioni tattiche ben precise, le quali non intende cambiare … o almeno cambia nel momento in cui è costretto a farlo.
Gli esempi? Come ho detto giocare con due punte o addirittura tre, quando fa subentrare anche Okafor, nel momento in cui  deve a tutti costi fare risultato o anche, come ha fatto in passato, adottare la difesa a tre perché era stato costretto dagli eventi (ricordate l’esordio di Thiaw? Fino a quel momento non lo aveva nemmeno considerato).

Le scelte societarie poi sono spesso influenzate da fattori quali ad esempio:
“Ci teniamo questo giocatore, pagato un bel po’ di milioni, e salutiamo il tecnico che ci ha riportato in Europa (raggiungendo anche una semifinale di Champions) e uno Scudetto?”
“La nuova dirigenza può confermare questo tecnico (per le ragioni di cui sopra) e fare in modo di vendere questo o quel giocatore voluto dalla dirigenza precedente?”

E prossimamente potrebbe anche domandarsi:
“Dopo aver voluto i giocatori con le caratteristiche desiderate, aver cambiato volto alla squadra anche a livello tattico e non aver raggiunto per il momento 2 dei 4 obiettivi stagionali (forse anche 3 se includiamo lo scudetto), possiamo salutare il tecnico con 1 anno di anticipo e lo sostituiamo con un altro che potrebbe stravolgere di nuovo il tutto? Oppure ce lo teniamo, attendiamo la scadenza naturale del contratto e alla fine della prossima stagione puntiamo ad un top manager?”

Non è così semplice prendere decisioni quando ci sono in ballo milioni e milioni di euro. Le vedove, per fortuna, fanno i tifosi cliccando tasti e digitando testi … ma non reggono le sorti economiche e sportive di una società pagata 1 miliardo e 200 milioni e che ogni anno vede incrementare il suo valore.



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