
Il progetto ha un fondamento valido. Sono le scelte sbagliate che hanno portato all’attuale fallimento.

Il Milan di Gerry Cardinale, secondo quanto dichiarato un anno fa dal nefasto presidente Scaroni, aveva come obiettivo minimo il piazzamento finale tra i primi quattro posti in classifica. Un traguardo fondamentale, perché garantisce l’accesso alla competizione più ricca d’Europa: la Champions League, con tutti i relativi introiti economici.
Un obiettivo, però, clamorosamente fallito in questa stagione. Le cause? Scelte dirigenziali discutibili, se non disastrose, da parte della triade composta da Furlani, Ibrahimović e Moncada. In assenza di un vero Direttore Sportivo, questa gestione ha combinato più danni che benefici.
Scaricare la colpa sulla squadra è poco onesto: il primo allenatore, scelto in fretta e furia dopo il dietrofront su Lopetegui per evitare una rivolta dei tifosi, si è rivelato inadeguato. E la responsabilità è ancora della dirigenza, che ha optato per un profilo economico, docile e… mai realmente coinvolto nelle scelte di mercato.
Dopo l’inevitabile esonero, è arrivato un altro tecnico che, almeno finora, ha fatto persino peggio. È vero, ha conquistato la Supercoppa Italiana (merito suo o semplice reazione della squadra alla partenza di Fonseca?), e potrebbe anche portare a casa la Coppa Italia, garantendo così l’accesso all’Europa League. Ma resta comunque inaccettabile che un club come il Milan resti escluso dalla Champions.
Il problema, ancora una volta, è la gestione. Invece di scegliere un tecnico capace di valorizzare il materiale a disposizione, si è puntato su chi ha voluto stravolgere tutto, imponendo un sistema di gioco inadatto alla rosa. E anche nel mercato di gennaio, la triade ha deciso senza coinvolgere l’allenatore, badando solo al bilancio.
Il risultato? Abraham, arrivato in prestito secco dalla Roma, inizialmente ha visto poco il campo ma ora sembra essersi preso il posto di titolare. Giménez, messo in campo viste le scelte della dirigenza, è finito in panchina perché mal si adatta al gioco testardamente voluto da Conceição, che cambia modulo come si cambia camicia. Nel frattempo, Jović gli ha pure soffiato il posto. E Camarda? Non più pervenuto.
Questa stagione, per il Milan, è stata e resterà una delusione. L’attuale nono posto in classifica è umiliante. Se stasera dovesse andare bene e si raggiungesse la finale, ci troveremmo comunque contro un Bologna che già ci ha messo in seria difficoltà in campionato.
Anche vincendo la Coppa Italia, il bilancio resterebbe semi-fallimentare.
Se invece dovesse andare male, parleremmo di disastro totale. Se fossi in Cardinale, licenzierei senza esitazione l’intera triade, affidando la guida del club a professionisti competenti e appassionati. Gente che sappia fare il proprio mestiere, con o senza DNA rossonero – che comunque ha il suo peso.
I nomi giusti ci sono. Servono solo idee chiare, visione e un progetto serio per convincerli.
Addio a Scaroni, Furlani, Ibrahimović, Moncada, Conceição.
Benvenuti a … chiunque possa davvero riportare il Milan dove merita.


Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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