5 Ottobre 2024

RossoneroBlog

Fatti ed opinioni su AC Milan

Il prossimo mercato del Milan, tra chi andrà via e chi verrà grazie ad algoritmi e dati.

Paolo Maldini Frederic Massara (Foto LaPresse - Spada)

Il metodo “Moneyball” e la sabermetrica

Se andiamo ad osservare quali sono le squadre di calcio italiane, in tutte le categorie, che sono di proprietà straniere salta subito all’occhio che c’è una grande presenza di americani, specialmente statunitensi.
L’elenco è discretamente lungo: si va da casa nostra, il Milan (Gerry Cardinale – Red Bird Capital Partners, statunitense) a Roma (Robert Friedkin), Atalanta (55% in mano allo statunitense Stephen Pagliuca, Managing Partner e Co-owner dei Boston Celtics, oltre che co-chairman di Bain Capital, uno dei principali fondi di investimento al mondo), Bologna (Joey Saputo, imprenditore canadese), Fiorentina (Rocco Commisso, numero uno di Mediacom Communications Corporation), Spezia (Robert Platek, businessman statunitense già proprietario di altre due squadre – una portoghese e una danese), Venezia (Duncan Niederauer, investitore statunitense), Genoa (777 Partners, fondo d’investimento statunitense), Parma (Kyle Krause, presidente statunitense del Krause Group), Pisa (Alexander Knaster, russo-americano con patrimonio personale stimato in circa 2.2 miliardi di dollari), Spal (Joe Tacopina, avvocato italo-americano ex-proprietario di quote nel Venezia e nel Bologna) e Cesena (60% delle quote in mano a Robert Lewis e John Aiello , coppia a capo della statunitense JRL Investments).

Giusto per curiosità ci sono altre squadre nelle varie categorie di proprietà straniere: Inter (cinese), Como (indonesiana), Palermo (araba – City Group), Ancona (australiana), Campobasso (inglese), Padova (francese), Triestina (australiana) e Pistoiese (tedesca). Come potete vedere però gli americani hanno la fetta più grossa con ben 12 società.

Qualcuna di queste proprietà hanno anche il controllo totale o parziale di altre squadre sportive. Red Bird ad esempio infatti possiede 85% del Tolosa (Ligue 1), 10% del Liverpool (Premier League) e quote anche all’interno di franchigie USA nella MLB (baseball) e NFL (football americano). Una delle caratteristiche di gestione di questi soggetti economici, che siano imprenditori o investitori di mestiere, è l’uso di analisi di dati e algoritmi applicati allo sport, nel caso particolare al calcio.
Come sempre per qualsiasi argomento ci sono due partiti contrapposti e la domanda in questo caso è “i numeri possono dire se un calciatore è forte e se è adatto alla propria squadra?”.
Gli americani rispondo di sì, in particolare Red Bird e Friedkin che già da tempo utilizzano questo metodo.

Il mondo del calcio sta cambiando, è sotto gli occhi di tutti. Il calcio italiano in particolare è passato dalla gestione “padronale” dove il presidente della squadra era il reale proprietario della società ad una gestione “aziendale” dove le società di calcio sono considerati “asset” . Cosa è un asset? Tecnicamente un asset è qualsiasi bene di proprietà di un’azienda (macchinari, merci, ecc.), che possa essere monetizzato e quindi usato per il pagamento di debiti. Nel caso nostro quindi la società A.C. Milan è un bene di proprietà di un’altra azienda, la Red Bird Capital Partners.
Essendo quest’ultima un fondo d’investimento è palese che l’obiettivo di fine anno sia che il bilancio di A.C. Milan debba portare risultare positivi ai suoi investitori e conseguentemente un ritorno dell’investimento fatto. In più Red Bird è specializzata nel campo dello “sport business” ovvero di investimenti a tutto tondo nel campo dello sport.

Per raggiungere gli obiettivi quindi, tramite la sua organizzazione, si occupa di raccogliere sponsor ed aumentare gli introiti, piuttosto che puntare allo stadio di proprietà per la medesima ragione. Ma è chiaro che gli “utenti” di questa società seguono la squadra andando allo stadio (di proprietà, quindi tutto ciò che l’impianto genera come introiti rimane della società) piuttosto che abbonandosi ai canali TV (questo quindi comporta maggior introiti da parte degli sponsor oppure più potere sui diritti TV) e lo fanno sempre in misura maggiore se la squadra ottiene vittorie.
Per ottenere queste ultime si devono avere gli atleti migliori ma sappiamo tutti bene che non sempre avere i calciatori più costosi sia garanzia di successi assicurati.

Come ho appena detto prima il Milan ne è un esempio. In tanti hanno parlato di fortuna o hanno scomodato il paragone con gol Leicester City di Claudio Ranieri, campione di Premier League nel 2016, ma la verità è che meglio ultimi tre anni c’è stata programmazione per raggiungere determinati risultati e sono stati fatti con una rosa tecnicamente inferiore ad altre squadre. Il Milan è passato da un mercato di più di 200 milioni fatto dalla coppia Fassone/Mirabelli con la punta di diamante rappresentata da Leonardo Bonucci (che poi rappresenterà invece il suo fallimento) ad un mercato decisamente meno caro ma fatto di nomi che il suo reparto Scouting, capitanato da Geoffrey Moncada, ha scovato grazie anche a dati ed algoritmi.

Oggigiorno parecchie società si basano su questi strumenti per prendere le decisioni migliori sia in campo che in medicina o anche nel calciomercato. Di recente Gerry Cardinale su questo argomento ha dichiarato: “Tutti usano i dati statistici, ma noi pensiamo di avere un vantaggio nel modo diverso in cui li utilizziamo. È come RedBird utilizza i dati a distinguerci. Ha funzionato bene per il Liverpool e il Tolosa, ed è quello che RedBird vuole portare al Milan. Non si tratta di utilizzare o meno i dati, ma di combinarli con l’istinto. RedBird ha già affrontato il tema all’interno del Milan”.
Il modello è quello che si chiama in inglese “Moneyball”. Ne parla oggi la Gazzetta dello Sport in un articolo ed è quello che sta cambiando il modo di agire di alcune società tra le quali appunto il Milan.

Alla base di tutto c’è la sabermetrica, cioè l’analisi statistica dei giocatori in partita e il “gioco” è quello di costruire una squadra competitiva con finanze non esagerate analizzando i dati ed utilizzando algoritmi. Nel caso del Milan, come ha detto Cardinale, si tratta di combinarli con l’istinto o l’esperienza. Ecco quindi che l’operato di due persone come Paolo Maldini e Ricky Massara (quest’ultimo ha già fatto esperienza in questo campo, provenendo dalla Roma) è di capitale importanza.
Moneyball non è un’invenzione ma è storia veramente accaduta. Il regista Bennet Miller ne ha tratto un film (2003) dal titolo “L’arte di vincere (Moneyball)” che ebbe un bel successo al botteghino (e di cui consiglio la visione, per le analogie che possiamo trovare) e narra la storia degli Oakland Athletics, squadra della MLB di baseball americana, nei primi anni Duemila e del loro general manager, Billy Beane, che si affidò ad un modello che nessuno aveva avuto il coraggio, fino a quel momento, di seguire con convinzione.

In Europa questo modello è stato applicato con successo dal Brentford, neopromossa lo scorso anno in Premier League ed attualmente 9° in classifica, e dal Bodø Glimt (sì, quello che ci vendette Hauge) ma molte squadre utilizzano l’analisi dei dati tramite figure che solo 10 anni fa era veramente raro vedere e cioè i data analyst, data scientist e performance analyst.
Come detto in precedenza Cardinale ha dichiarato che “Red Bird ha già affrontato il tema all’interno del Milan”. Va da sé quindi che per il prossimo mercato ci si possa aspettare una mezza rivoluzione.

Chi potrebbe lasciare il posto ai nuovi?

Sempre secondo la Gazzetta dello Sport sono nove i nomi papabili a lasciare il Milan a fine stagione. Prima di tutto ci sono i prestiti ottenuti nello scorso mercato estivo. Sono in odore di non-riscatto Sergiño Dest (20 milioni per il suo riscatto dal Barcellona – stipendio netto di 3,8 milioni annui) ed Aster Vranckx (poco utilizzato finora, 12 milioni per il suo riscatto dal Wolfsburg e stipendio annuo di 1,5milioni). Inoltre saluterà il Milan anche Tiemoué Bakayoko che tornerà a Londra (15 milioni per il riscatto – stipendio netto 2,5 milioni annui).

Un altro rossonero che potrebbe arrivare ai saluti è Ante Rebic (3.5 milioni netti annui di stipendio, poco utilizzato anche per via di infortuni). la Bundesliga sembra essere la sua prossima destinazione, così dice la Rosea. In scadenza ci sono Ciprian Tatarusanu (1.2 milioni netti) ed Antonio Mirante (700mila netti) che lasceranno Milanello e bisognerà vedere cosa accadrà a Zlatan Ibrahimovic che probabilmente lascerà il calcio giocato ma non è detto che lascerà il Milan.
Infine Fodé Ballo-Touré (1 milione netto) probabilmente verrà ceduto nuovamente il Ligue 1 mentre Yacine Adli (800mila netti) potrà essere invece prestato a qualche altra squadra.

Tutto questo monte ingaggi che per la società rappresenta circa una trentina di milioni lordi potrà essere investito nel prossimo mercato, coadiuvato anche da una cifra sborsata da Red Bird ed il tutto affidato ai data analyst e all’istinto/esperienza di Maldini e Massara in modo da reinvestire in giocatori più funzionali alla squadra ed al gioco di Stefano Pioli, proprio sull’esempio di Moneyball.




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