22 Novembre 2024

RossoneroBlog

Fatti ed opinioni su AC Milan

La chiamerò sfortuna, maledetta sfortuna.

  • Il pensiero di Antonio Scibetta

Forse il bello della vita  è  affacciarsi la sera su un davanzale e guardare il cielo scuro immaginando cosa potrà  riservarti il domani, consapevole comunque che ciò che accadrà non potrà mai essere del tutto programmato. Qualunque cosa tentiamo di fare, quella non potrà  andare in maniera perfetta, esattamente come desideriamo.
Immaginiamo di sapere che ogni partita o sfida che giochiamo non possiamo fare altro che vincerla, siamo in assoluto i più forti di tutti e di tutto, compreso il fato, per quanto gli avversari si impegnino, non hanno alcuna speranza contro di noi.

Veramente  possiamo pensare che vincere facile ci possa dare la più grande  soddisfazione? È più  probabile che ad un certo punto avvertiamo un senso di inutilità, una sensazione che ci farà sentire di stare vivendo la vita inutilmente.  In sintesi,  possiamo certamente  affermare  che negli assoluti non vi è felicita e soddisfazione; il maggiore appagamento possiamo trovarlo soltanto nel relativo, nell’equilibrio, nel bilanciamento tra due stati, siano essi bene e male; ricchezza e povertà; o gioia e dolore.

Questa premessa di natura  filosofica mi sembrava  doverosa, considerando l’attuale  situazione  del Milan tra infortuni, malattie  e solite rogne di mercato. Si è tanto scritto e parlato sulle presumibili cause  degli infortuni  del Milan, c’è  chi come Serafini ha immaginato  un processo, con imputati, colpevoli e testimoni; chi, come i social ed i cosiddetti “leoni da tastiera”, ha puntato  il dito direttamente  sui preparatori atletici. “Chissà perché  capitano tutte a me”;  io preferisco  non cercare  cause e colpevoli, perché è solo sfortuna, maledetta sfortuna. 

Non posso che trovare nel destino avverso la causa di Covid, infortuni a polsi, gambe, etc. La varietà  di casi  è  così estesa che non possono essere ricondotti a nessun  particolare motivo scientifico. Dobbiamo solo sperare che nelle avversità  i ragazzi  riescano a tirare fuori il meglio di loro, come del resto hanno fatto più volte lo scorso  campionato.  A tal proposito  abbiamo  già  provato  cosa vuol dire  lottare contro infortuni ed avversità e abbiamo  provato pure  la soddisfazione  di arrivare secondi, nonostante tutto, lottando fino all’ultima giornata.

Magari  se fosse andato  tutto liscio avremmo imprecato di più per non essere arrivati primi. Guardiamo da un’altra  prospettiva: certamente è più  bello arrivare agli obiettivi quando facciamo  una strada in salita. Il gusto  della vittoria  ha un sapore diverso. A mio avviso chi sostituirà i vari Maignan, Hernandez, Diaz  sarà all’altezza e non farà  pesare le assenze. D’altronde,  nel calcio come nella vita, tutti siamo utili ma nessuno è indispensabile. 
Indispensabile  nessuno, anche chi non vuole più indossare la gloriosa  maglia del Milan  per qualche milione in più.

Sì perché  non solo la società deve lottare contro gli infortuni ma anche contro “radio mercato”, che non si accontenta più  di marciare sul caso Kessie, ormai dato scontato partente a parametro zero, ma adesso  prova ad accendere la miccia su altri casi come le sirene su Theo Hernandez. Probabile  che di questo passo la gente  si disamorerà completamente di questo calcio in mano ai procuratori e agli sceicchi del deserto e forse,  come ha scritto Mauro Suma, “preferirà  il lago o la montagna  la domenica”  fregandosene  degli stadi e delle comode poltrone davanti alla TV.

La gente  penso vuole continuare  a sognare col calcio perché  è  uno strumento  per uscire  fuori  dalle preoccupazioni quotidiane ma il calcio deve rimanere comunque un gioco pulito e senza trucchi, altrimenti  si cercherà  di evadere con altri sport.
Come diceva un brano  di una canzone: “Voglio un sogno e voglio un senso / Voglio una partita che mi faccia dare il meglio / Che questa vita sia la mia strada in salita…”


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