Chiunque legga questa mia lettera, scritta sia in italiano che in inglese, e voglia divulgarla o possa farla avere ai media, è liberissimo di farlo e ha la mia approvazione.
Egregio Sig. Cardinale,
Le scrivo in seguito all’esonero (presumibilmente da Lei voluto) del coach Paulo Fonseca, per offrirLe una visione della situazione attuale dal punto di vista di un tifoso rossonero.
Attualmente, il Milan si trova all’ottava posizione in classifica nel campionato di Serie A, a ben 14 punti dalla vetta occupata dall’Atalanta e a 8 punti di distacco dalla quarta posizione, l’ultima utile per l’accesso ai gironi di Champions League.
Forse 8 punti possono sembrarLe pochi, ma Le assicuro che, considerando avversari come Bologna, Fiorentina, Juventus e Lazio, tutti in corsa per quel quarto posto, e osservando che le prime tre posizioni sono occupate da Atalanta, Napoli e Inter, la situazione appare tutt’altro che rosea. A meno di miracoli o di improbabili allineamenti astrali, raggiungere il quarto posto sarà un’impresa tutt’altro che semplice.
Questa situazione è il frutto di scelte discutibili da parte dell’attuale dirigenza. Mi riferisco in particolare a Zlatan Ibrahimović, che pur non essendo un dirigente ufficiale, sembra aver avuto ampio margine di manovra, in qualità di Senior Advisor di RedBird Capital Partners, per influenzare decisioni societarie e sportive. Inoltre, non posso non menzionare Giorgio Furlani, descritto da molti come un semplice gestore di risorse finanziarie, ma che, in realtà, ha avuto un ruolo cruciale nelle scelte strategiche finora intraprese.
Tra queste scelte figura quella di affidare la guida tecnica della squadra a un allenatore con un curriculum vincente solo in campionati di livello secondario, come quello ucraino. Una squadra dal nome glorioso e di fama internazionale, riconosciuta persino nei luoghi più remoti del pianeta, si ritrova ora senza un’identità precisa. Il risultato? A metà stagione siamo in una situazione di stallo, senza prospettive concrete di miglioramento.
L’allenatore è stato scelto, probabilmente, anche per la sua “comodità”: ha accettato una clausola che consente il suo esonero senza costi eccessivi per la società. Ha inoltre avallato l’acquisto di giocatori come Emerson Royal, un difensore che fa tremare i tifosi non per il suo talento, ma per le prestazioni deludenti che offre in campo. Un tecnico che non ha saputo imporre uno stile di gioco né conquistare il rispetto dello spogliatoio, alimentando divisioni interne e aggravando problemi già emersi nella scorsa stagione, specialmente in difesa.
A tutto ciò si aggiunge una totale mancanza di comunicazione. Dirigenti pronti a pavoneggiarsi davanti ai media americani, esaltando i loro studi ad Harvard, sono poi completamente assenti di fronte ai media italiani. L’esempio più lampante è stato lasciare l’allenatore da solo davanti ai microfoni, dopo l’ultima partita, a rispondere a domande sul suo possibile esonero, di cui lui stesso non era a conoscenza. Un comportamento dilettantesco, privo di stile e professionalità.
Noi tifosi—un termine anglosassone che non riesce a cogliere appieno la passione che noi europei nutriamo per il calcio—comprendiamo che risollevare economicamente la società sia fondamentale per poter aumentare il potere di spesa, migliorare il tasso tecnico della squadra e ambire a nuovi trofei. Tuttavia, è essenziale migliorare anche la qualità tecnica della dirigenza. Affidarsi a uomini privi di esperienza nel gestire società calcistiche non è la soluzione. Al contrario, figure competenti e con un solido background potrebbero accelerare il raggiungimento degli obiettivi, in linea con i piani per il nuovo stadio di proprietà.
Pertanto, Sig. Cardinale, desidero sottolineare che, pur non essendone i proprietari, noi tifosi consideriamo il Milan “nostro” da oltre cinque generazioni, racchiuse nei 125 anni di storia del club. Per rigenerare la nostra passione e dare forza al Suo progetto, Le chiedo di riflettere seriamente sull’importanza di affidare la gestione della società a persone capaci e con esperienza nel mondo del calcio di alto livello. Diversamente, rischia di compromettere il nome e l’immagine di una società gloriosa.
Le auguro un felice Anno Nuovo.
Fabio Caserini
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Dear Mr. Cardinale,
I am writing to you in the aftermath of the dismissal (reportedly at your behest) of coach Paulo Fonseca, to provide you with a perspective on the current situation from a devoted AC Milan supporter.
Currently, AC Milan is in eighth place in the Serie A standings, 14 points behind league leaders Atalanta and 8 points away from fourth place—the last position granting access to the Champions League group stage.
Eight points might not seem like much to you, but I assure you that with teams like Bologna, Fiorentina, Juventus, and Lazio all competing for that fourth spot, and with the top three positions occupied by Atalanta, Napoli, and Inter, the situation is far from promising. Without a miracle or some cosmic alignment of the stars, reaching fourth place will be a monumental challenge, if not an impossibility.
This predicament is the result of questionable decisions by the current management. I am referring particularly to Zlatan Ibrahimović, who, while not an official executive, seems to have been given significant influence over key decisions as a Senior Advisor for RedBird Capital Partners. I must also mention Giorgio Furlani, who is often described as a mere financial manager but has, in fact, played a crucial role in the strategic choices made thus far.
One such decision was to entrust the team to a coach with a track record of success only in secondary-level leagues like the Ukrainian championship. A team with such a glorious name and global recognition, known even in the most remote corners of the world, now finds itself devoid of a clear identity. The result? Halfway through the season, we are stuck in a deadlock with no tangible prospects for improvement.
The coach was likely chosen for his “convenience,” as he agreed to a contract clause allowing for his dismissal without significant financial repercussions for the club. He also endorsed the purchase of players like Emerson Royal, a defender who raises fans’ heart rates not for his skill but for the dismal performances he delivers on the pitch. A coach who has failed to instill a style of play, command respect in the locker room, or address the divisions and defensive issues that have plagued the team since last season.
On top of this, there is a glaring lack of communication. Executives eager to parade themselves before American media, boasting about their Harvard degrees, are conspicuously absent when it comes to Italian media. The most striking example was leaving the coach alone to face reporters after the last match, fielding questions about his possible dismissal—questions he himself was unaware of. Such behavior is amateurish, unprofessional, and unbecoming of a prestigious club like Milan.
We fans—a term that, in its English origin, fails to capture the deep passion we Europeans feel for football—understand that rebuilding the club’s finances is essential to increasing spending power, improving the team’s technical quality, and competing for trophies. However, the technical expertise of the management team also needs enhancement. Entrusting the club’s future to individuals lacking experience in football management is not the right solution. On the contrary, appointing seasoned professionals with proven success in football operations could accelerate the achievement of long-term goals, including the realization of the much-anticipated new stadium.
Therefore, Mr. Cardinale, I wish to emphasize that, while we may not be the owners, we fans have considered Milan “ours” for over five generations, spanning the club’s 125-year history. To rekindle our passion and strengthen your project, I urge you to reflect seriously on the need to entrust the club’s management to capable individuals with a strong background in top-level football. Otherwise, you risk tarnishing the name and image of this illustrious club.
Wishing you a Happy New Year.
Fabio Caserini
Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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