
Il Milan ai piedi del Golfo: l’alba di una nuova era?
C’è un momento, nella vita di ogni grande club, in cui il passato pesa come un’eredità da onorare… ma il futuro chiama con voce irresistibile. Il Milan è lì, su quel confine sottile, con lo sguardo rivolto all’orizzonte e il cuore colmo di domande. Il nome che riecheggia, sempre più forte, è uno solo: Aramco.
Non è più un sussurro di mercato, né una suggestione da bar. È qualcosa di concreto, che vibra nei corridoi della finanza e nell’anima di milioni di tifosi. L’eco arriva da lontano, dal deserto saudita, dove un colosso dall’oro infinito ha posato gli occhi su uno dei simboli più potenti del calcio mondiale.
La promessa di RedBird
Quando RedBird arrivò nel 2022, il Milan era in ascesa. Lo Scudetto appena vinto sembrava l’inizio di una rinascita definitiva. Gerry Cardinale parlò di “visione”, di “progetto a lungo termine”, di un Milan moderno, solido, globale. E qualcosa, in effetti, si è mosso: bilanci messi in ordine, giovani cresciuti, uno stadio finalmente più di un’idea.
Ma il cuore rossonero, quello che batte solo per la gloria, ha bisogno di altro. Non bastano le semifinali raggiunte, i conti in attivo o i follower sui social. I tifosi vogliono il sogno. Vogliono tornare lì, dove il Milan ha sempre sentito di appartenere: tra le stelle d’Europa, con la Champions tra le mani e il mondo ai piedi.
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