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© Getty Images
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Il Milan esce dalla competizione, eliminato non solo da una squadra ampiamente alla nostra portata, ma dopo essere passato in vantaggio già al 1’ grazie alla rete di Santi Giménez su assist di testa di Malick Thiaw e dopo aver dominato il primo tempo sul piano del gioco.
Nei primi 45 minuti i rossoneri hanno praticamente annullato gli olandesi. Analizzando le statistiche, il Milan ha tirato ben 18 volte, di cui 7 in porta, mentre il Feyenoord ha concluso solo 6 volte, centrando lo specchio della porta in una sola occasione: il gol del pareggio di Carranza al 73’.
Dopo un primo tempo arrembante, nel quale la squadra olandese non ha combinato nulla e in cui avremmo dovuto chiudere con almeno tre gol di vantaggio, viene spontaneo chiedersi come sia stato possibile farsi eliminare da un avversario nettamente inferiore. Le risposte sono essenzialmente due.
La prima riguarda la finalizzazione. Con giocatori come Rafael Leão (in stato di grazia), João Félix, Santi Giménez e Christian Pulisic, che hanno contribuito a produrre le numerose occasioni da gol, ci si aspettava di concretizzare molto di più. Il Milan nel primo tempo ha fatto tutto quello che doveva fare: ha giocato alto, pressato forte come richiesto da Conceição, tenuto alti i terzini, cercato il giro palla e le imbucate. Ha sbloccato subito la gara ma non ha saputo chiuderla, nonostante un Feyenoord inferiore e decimato dagli infortuni.
La seconda risposta sta nell’espulsione di Theo Hernández al 51’. Noi tifosi rossoneri conosciamo bene i nostri giocatori e sappiamo riconoscere i segnali. Personalmente, quando hanno inquadrato Theo durante l’inno della Champions League, una vocina mi diceva che per lui non era serata: lo si leggeva nel suo sguardo perso. Infatti, già nei primi 45 minuti aveva avuto diversi screzi con gli avversari.
Poi, per farla breve, ha rimediato prima un giallo per una trattenuta su un avversario – reo, secondo lui, di aver fatto fallo su João Félix – e successivamente un secondo cartellino per simulazione in area avversaria, lasciando la squadra in 10 per almeno 40 minuti.
Il Feyenoord ringrazia e ne approfitta: segna l’1-1 e si prende la qualificazione, che fino al rosso a Theo sembrava un miraggio.
Questo episodio toglie ogni dubbio: Theo non farà parte del Milan nella prossima stagione. Non per questo singolo episodio, ma perché rappresenta l’ennesima dimostrazione della sua mancanza di lucidità e convinzione. Errori del genere te li aspetti da un giovane della Primavera alla prima esperienza in Champions, non da un giocatore esperto che dovrebbe essere consapevole dell’importanza della partita e del momento della squadra.
Dopo il primo giallo, che già lo avrebbe costretto a saltare il turno successivo, Theo avrebbe dovuto pensare al bene della squadra e al passaggio del turno. Invece ha giocato una partita tutta sua, innervosendosi con gli avversari, rimediando un rosso e lasciando i compagni in inferiorità numerica. Se già in 11 faticavamo a finalizzare, in 10 la squadra ha accusato il colpo, smettendo di trovare soluzioni efficaci.
Ma, ripeto, il problema con Theo non nasce solo da questa partita: da settimane appare fuori fase. Non so quale sia la sua difficoltà, ma è evidente che, in queste condizioni, il suo contributo è più dannoso che utile. In tutta onestà, se a fine stagione dovesse partire, non mi sorprenderebbe e, anzi, probabilmente la squadra ne trarrebbe beneficio.
Detto ciò, se rimanere in dieci ha certamente favorito gli avversari, è anche vero che, dal 2’ minuto fino al fischio finale, non siamo riusciti a concretizzare nonostante il volume di gioco e le occasioni create. Siamo fuori dalla massima competizione europea e ora gli obiettivi stagionali si riducono a due: centrare la finale di Coppa Italia e arrivare tra le prime quattro in campionato.
Il Milan saluta gli 11 milioni che il passaggio del turno avrebbe garantito, e questo non gioverà alla squadra.
Non so se Conceição rimarrà sulla panchina rossonera. Come sappiamo, il suo contratto prevede che la società possa interrompere il rapporto a fine stagione senza obblighi economici ulteriori. Tuttavia, il fatto che sia stato accontentato nel mercato invernale fa pensare che si voglia continuare con lui. Se possiamo muovergli qualche critica, forse riguarda le sostituzioni effettuate durante la partita, ma ormai la frittata è fatta.
Se avessimo battuto il Feyenoord, avremmo potuto addolcire la pillola e dimenticare la brutta sconfitta di Zagabria e l’andata in Olanda. Ma uscire in questa maniera fa molto male, e il peso delle due partite precedenti rende l’eliminazione ancora più amara.
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Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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