

La sconfitta in finale di Coppa Italia contro il Bologna non è solo un episodio amaro: è il simbolo di una stagione fallimentare sotto ogni punto di vista. Il Milan saluta il 2024/25 con le tasche vuote e il cuore pieno di dubbi, al termine di un’annata cominciata con ambizioni europee e conclusa nell’ombra più fitta.
Quella di Roma non è stata una débâcle isolata. È l’istantanea di una squadra confusa, spenta, fragile nei momenti decisivi. Un Milan che non ha mai trovato una vera identità tattica, incapace di rialzarsi dopo le cadute, e guidato da una gestione tecnica approssimativa e incoerente. La Supercoppa Italiana resta l’unico trofeo messo in bacheca, ma rappresenta ben poco per una società che ambiva a tornare stabilmente nell’élite del calcio continentale.
Fuori dalla Champions, lontano dalla vetta in campionato, ora anche beffato in Coppa: il bilancio è desolante. E nemmeno le ultime speranze di aggancio all’Europa — League o Conference che sia — riusciranno a cancellare le lacune profonde di un progetto in evidente crisi.
Errori in panchina, strategie confuse
Il campo ha parlato chiaro. In finale, Vincenzo Italiano ha impartito una lezione a Sergio Conceição, incapace di leggere il match e reagire con lucidità. Sostituzioni tardive, scelte tattiche incomprensibili e poca capacità di adattamento: il tecnico portoghese si è fatto sorprendere da un avversario più organizzato, più affamato, più lucido.
Ma la responsabilità non è solo sua. La stagione rossonera è stata compromessa anche da scelte societarie opache. Dopo l’addio a Pioli, è arrivato Fonseca, poi esonerato in corsa per fare spazio proprio a Conceição. Il tutto senza un reale disegno tecnico, senza coerenza tra progetto sportivo e mercato. Si è acquistato senza consultare gli allenatori, si è promesso sviluppo con il progetto Milan Futuro, oggi in bilico perfino in Serie D.
RedBird, il fallimento di un modello
La proprietà americana ha mostrato tutti i limiti di una gestione orientata più ai numeri che al campo. RedBird ha completamente mancato tutti gli obiettivi dichiarati: dallo scudetto alla qualificazione in Champions, passando per l’eliminazione europea in corso d’opera, fino alla sconfitta in Coppa Italia. Il fallimento è evidente, anche sul piano economico.
In un’azienda normale, dirigenti e responsabili tecnici sarebbero già stati sostituiti. Ma nel Milan attuale, chi risponde di questo disastro? Chi viene chiamato a rendere conto? A oggi, nessuno. E intanto i tifosi assistono all’ennesima involuzione, con una squadra che perde centralità, visione e spirito.
Il futuro? Solo campionato (forse)
Senza qualificazione europea, l’anno prossimo il Milan rischia di ritrovarsi impegnato solo su due fronti: campionato e Coppa Italia. Ma se quest’ultima viene sistematicamente snobbata, resterà solo la Serie A. E forse è meglio così: meno distrazioni, più tempo per ricostruire.
Perché il Milan, quello vero, non può vivere di ricordi. Servono idee chiare, un progetto coraggioso, una scossa profonda. Il blasone non basta più. È ora di agire.


Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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