Comincio col dire che l’immagine che vedete non è un problema del vostro smartphone, iPad o PC da cui mi state leggendo, e nemmeno di Facebook. È semplicemente il colore del mio umore, generato dalla partita che ho appena visto.
Se qualcuno temeva che mettere in campo un paio di ultra-giovanissimi avrebbe destabilizzato la squadra, beh, amici, diciamolo chiaramente: Alex Jimenez e Mattia Liberali non sono stati il problema. Anzi, a dire il vero, i due “ragazzini” sono stati tra i migliori in campo.
Sapete bene che non sono uno di quei tifosi che generalizzano dicendo che va tutto male, che tutti sono scarsi e che si lamentano per partito preso. Come ho già detto, sia Jimenez che Liberali sono state due piacevoli sorprese. Non tanto perché non conosciamo il loro valore, ma perché, in una partita così importante e in un’atmosfera speciale come quella creata dalla festa del 125° anniversario appena un’ora prima, i due – che insieme fanno 36 anni – avrebbero potuto cedere alla pressione o all’emozione. Invece, sono stati tra i migliori.
Jimenez ha mostrato numeri da calciatore esperto, mentre Liberali si è mosso molto bene come raccordo tra centrocampo e attacco, sfoderando alcune giocate preziose e dimostrando una bella intesa, specialmente sulla fascia destra. La stessa intesa che Jimenez ha mostrato con Rafa Leão.
In generale, la nostra difesa ha tenuto bene. Persino il tanto criticato Emerson Royal si è comportato dignitosamente sia in fase difensiva che offensiva, sfiorando il gol con un tiro al volo nel primo tempo e con un colpo di testa nel secondo. Fofana, come di consueto, è stato una roccia, anche se in un paio di occasioni ha rischiato di perdere palla. Reijnders, dal canto suo, ha fatto di tutto per scardinare la difesa avversaria.
Il problema, però, è stato l’attacco, per due motivi principali. Primo: il Genoa, in questo momento, ha un obiettivo ben preciso, la salvezza. Con l’arrivo di Vieira al posto di Gilardino, è chiaro che il focus sia diventato evitare goleade. Quindi, cosa fa la squadra? Si chiude a protezione della porta, o come si direbbe tra tifosi, mette il pullman davanti alla porta.
Anche i commentatori di DAZN, tra cui Massimo Ambrosini e Ciro Ferrara, hanno sottolineato questa trasformazione nel dopopartita, chiedendo a Vieira se intenda migliorare anche la fase offensiva. Purtroppo, il Milan soffre da anni contro squadre che adottano questo tipo di strategia.
Quali sarebbero le soluzioni? In genere, due:
- Affidarsi ai tiri da fuori area, bombardando la porta avversaria nella speranza che uno finisca dentro, magari con una deviazione fortuita.
- Puntare su un “gol di rapina”.
Reijnders, più di tutti, ma anche Fofana e, in misura minore, Jimenez, ci hanno provato da fuori area. Tuttavia, sarebbe stato necessario insistere di più. Quanto al “rapinatore alla Inzaghi”, manca un giocatore con quelle caratteristiche: i nostri attaccanti hanno altre qualità, come la mobilità.
Il risultato? Il tabellino parla chiaro:
- Milan: 21 tiri totali, di cui solo 4 in porta, 34 cross, 12 contrasti vinti e 19 rinvii.
- Genoa: 5 tiri totali, nessuno in porta, 12 cross, 27 contrasti vinti e 31 rinvii.
Numeri che raccontano esattamente quanto accaduto: in 95 minuti, il Genoa si è affacciato nell’area di Maignan solo cinque volte. Per il resto, è rimasto chiuso a protezione della propria porta, lasciando che il Milan si schiantasse ripetutamente contro quel “pullman”.
Ambrosini e Ferrara hanno parlato di mancanza di cattiveria, ossia di quella voglia di andare a prendersi il gol a tutti i costi. Ed è proprio ciò che è mancato al Milan: la capacità di inventare mille soluzioni per sbloccare il risultato, anziché continuare a girare attorno all’ostacolo.
La situazione ora è preoccupante: siamo a 8 punti dal quarto posto, e la zona Champions si allontana sempre di più. Lo scudetto l’ho già dato per perso, ma fino a ieri credevo ancora nella qualificazione in Champions. Ora, onestamente, comincio ad avere seri dubbi.
Non mi schiero con quei tifosi che hanno fischiato, inveito contro la proprietà e la dirigenza, o con la Curva Sud, che li ha apertamente contestati fuori da San Siro. Tuttavia, è evidente che i problemi stanno aumentando e che manca sia la volontà che l’idea di come risolverli.
Spero di sbagliarmi. Ma se le dichiarazioni promettono una cosa e i fatti ne dimostrano un’altra, è difficile essere ottimisti.
Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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