

A parte l’intermezzo della Coppa Italia, la cui durata per il Milan è ancora da determinare, si è tornati a giocare una volta alla settimana.
Sabato prossimo, nella giornata della Festa della Donna, si disputerà Lecce-Milan, e poi bisognerà attendere un’altra settimana per vedere i rossoneri scendere in campo a San Siro contro il Como. Successivamente, per Napoli-Milan bisognerà aspettare due settimane a causa della sosta per la Nazionale, dopodiché si riprenderà con il ritmo di una partita ogni sette giorni.
Siamo dunque arrivati a un momento cruciale.
Sergio Conceição si è spesso lamentato della mancanza di tempo sufficiente per allenare la squadra e trasmettere i suoi concetti di gioco, proprio a causa del calendario fitto con partite ogni tre giorni. Ora questo “problema” (lo scrivo tra virgolette per sottintendere che è ironico) è stato risolto.
Vedremo quindi se, a partire dall’8 marzo, il Milan inizierà a ingranare e a chiudere la stagione nel miglior modo possibile. Mancano 11 partite e il finale di campionato sarà determinante.
Attualmente il Milan occupa il 9° posto in classifica, a 6 punti dalla zona Conference League, 9 dalla Europa League e ben 11 dalla Champions League (4° posto). Salvo eventi straordinari e sconvolgimenti imprevedibili, l’accesso alla Champions appare improbabile, e il Milan dovrà sperare di vincere la Coppa Italia per qualificarsi almeno in Europa League. Qualora arrivasse 6° e ottenesse un posto in Conference League, fossi io in dirigenza, rinuncerei. Il gioco non vale la candela: troppo impegno e poco ritorno economico.
Ma in che condizioni si trova il Milan oggi?
Analizzare la situazione della squadra non è semplice. Come risultato delle numerose sconfitte, molte delle quali in modo rocambolesco (per usare un eufemismo), giocatori, allenatore, dirigenza e proprietà sono oggetto di contestazione da parte dei tifosi, sia organizzati che singoli.
Dopo l’ennesima prestazione deludente contro la Lazio, Rafa Leão ha pubblicato un post sui social scrivendo: “Purtroppo siamo noi contro tutto e tutti. Lavoriamo per tornare a ottenere risultati positivi e il gruppo continuerà a essere più unito che mai!”.
Non tutti forse hanno notato che, durante l’ultima partita, il portoghese ha avuto un battibecco con alcuni tifosi del primo anello arancio. Dal suo post si deduce che non abbia gradito fischi e contestazioni – “siamo noi contro tutto e tutti” – ma né lui né il suo compagno di fascia, Theo Hernández, fanno molto per dimostrare la volontà di cambiare atteggiamento.
Leão ha continuato a giocare con il suo solito atteggiamento indolente, senza risultati concreti, mentre Theo, subissato dai fischi, gioca ormai con il freno a mano tirato. Inoltre i tifosi non gli hanno ancora perdonato l’espulsione in Champions League.
Un tempo, questi due giocatori erano gli elementi chiave del Milan, trasformando la fascia sinistra in un’arma letale.
Ci si aspettava che prendessero in mano la squadra e la aiutassero a raggiungere almeno il 4° posto, ma il traguardo ormai dista 11 punti ed è quasi impossibile.
Finora i due invece sembrano aver remato contro. Theo è l’ombra del giocatore che, fino a tre anni fa, era considerato tra i migliori terzini sinistri al mondo (se non il migliore), mentre Leão, a 11 giornate dalla fine del campionato, è fermo a 6 gol e 6 assist. Difficilmente riuscirà a replicare i numeri di solo due anni fa, quando concluse la stagione con 15 gol e 8 assist.
Ieri, Luca Serafini, uno dei giornalisti sportivi che stimo di più, ha detto che da un giocatore con le caratteristiche di Leão non ci si può aspettare che corra sulla fascia per 90 minuti, dribblando tutti e creando costantemente pericoli. Secondo Serafini, può farlo 4-5 volte a partita, ma deve incidere in quei momenti.
Mi accontenterei anch’io, davvero, ma il Rafa di oggi non è più quello di due o tre anni fa. Stesso discorso per Theo. Non c’è nulla da fare.
Come molti di voi, anch’io fatico a capire cosa sia scattato nella mente della maggior parte dei giocatori rossoneri per portarli a prestazioni da film horror come quelle che vediamo ormai da settimane.
Abbiamo provato tutti a individuare le cause: una pessima programmazione dirigenziale che ha portato a cambiare tre allenatori in sette mesi; il continuo adattamento a nuovi schemi, generando confusione nei giocatori; la mancanza di tempo per assorbire le nuove idee; le distrazioni causate dalle voci di mercato e dalle tensioni interne alla dirigenza.
Ora, però, non ci sono più scuse.
Conceição non può più appellarsi ai troppi impegni e probabilmente cercherà di ottenere il massimo possibile, se non altro per amor proprio e perché stipendiato. Se è vero che la sua permanenza dipendeva dal raggiungimento dell’obiettivo minimo stagionale, a fine anno probabilmente lascerà.
I giocatori, dal canto loro, non avranno più ritmi forsennati e potranno beneficiare di una preparazione più strutturata.
Anche il Milan Futuro potrebbe trarre vantaggio da questa situazione. Alla sua stagione d’esordio in Serie C, si è ritrovato più che una squadra vera e propria, un “porto di mare”, con giocatori in continuo passaggio tra prima squadra e Primavera. Oddo, nuovo allenatore dopo Bonera, potrà ora gestire la rosa in maniera più stabile e cercare di salvare la squadra dalla retrocessione in Serie D.
Da qui alla fine del campionato, chi vorrà rimanere al Milan dovrà dimostrare il proprio valore. Così com’è strutturata, questa squadra – nonché la società – non può funzionare e sarà necessario un totale rinnovamento, dalla dirigenza in giù fino all’ultimo dei giocatori, salvando pochi elementi chiave.
Se davvero si vuole riportare il Milan ai vertici, servirà mettere nei ruoli chiave persone di grande visione e leadership, affiancandole a un tecnico ambizioso e a giocatori determinati a onorare la maglia rossonera.
A tal proposito, ieri uno di loro ha dato il buon esempio e ha dichiarato il proprio orgoglio di vestire i colori rossoneri, rinnovando fino al 2030: Tijjani Reijnders. Ed è proprio da giocatori come lui che bisogna ripartire, da chi sposa la causa anche nei momenti più difficili.


Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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