

Ricordate Tafazzi? Era quel personaggio interpretato da Giacomo Poretti, del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. La sua peculiarità era quella di non proferire mai parola, mentre il suo massimo divertimento consisteva nel sorridere e colpirsi ripetutamente lo scroto con una bottiglia di plastica vuota.
Ecco, molto probabilmente, se invece di vedere Milan-Lazio avessi deciso di dedicare la serata all’hobby di Tafazzi, mi sarei divertito molto di più. In altre parole, martoriarmi le parti basse a colpi di bottiglia sarebbe stato probabilmente più piacevole che assistere allo scempio calcistico andato in scena a San Siro.
Ormai è persino stucchevole e penoso ripeterlo, ma il Milan inizia la partita con la solita verve, ovvero il nulla cosmico, incarnato dai suoi interpreti principali: Theo e Leão, seguiti a ruota dal centrocampo composto da Fofana e Musah. Al 28° del primo tempo, la Lazio segna il gol del vantaggio con Zaccagni, approfittando di una dormita colossale della coppia “Ez”, cioè Hernández e Jiménez.
In precedenza, i rossoneri erano stati graziati dall’arbitro: Leão effettua un retropassaggio a Musah, che si trova spiazzato e costretto a rincorrere l’avversario. L’americano dà l’impressione di colpire prima il pallone e poi, sullo slancio, l’avversario. La realtà è che lo atterra, ma fortunatamente l’arbitro si fida della prima impressione e non assegna un rigore contro.
Un rigore che invece viene ingiustamente concesso al 98°, perché, secondo l’arbitro, Maignan – che ha tanti superpoteri, ma non quello di smaterializzarsi – atterra Isaksen quasi sulla linea di fondo. Il laziale, però, dà la netta sensazione di aver già deviato il pallone oltre la linea, cercando deliberatamente il contatto con il nostro portiere per guadagnarsi il rigore. Pedro realizza, e la Lazio porta a casa il bottino pieno.
Un altro episodio dubbio riguarda un rigore non concesso al Milan per una gomitata di Rovella in area, giudicata invece come una semplice spallata dal direttore di gara.
E poi c’è l’espulsione diretta di Pavlović, arrivata al suo terzo fallo in tutta la partita e che avrebbe potuto benissimo essere sanzionata con un semplice giallo. Nonostante l’inferiorità numerica, il Milan non si scoraggia e trova il pareggio con Chukwueze all’84°. Ci penseranno poi l’arbitro Manganiello e Pedro a regalare la vittoria alla Lazio.
Al di là di tutto ciò, resta il fatto che ancora una volta abbiamo assistito all’agonia del Milan, in tutto il suo squallore, sul prato di San Siro: i soliti retropassaggi di Theo, i soliti cross leziosi di Leão – inutili e fastidiosi come la sabbia tra le lenzuola dopo una giornata al mare – i soliti pasticci tecnici di Musah, le solite ingenuità di Fofana e, in generale, il solito flusso di gioco caotico e privo di idee. Questa volta, nemmeno le giocate dei singoli hanno salvato la squadra: sia Leão che Pulisic – quest’ultimo visibilmente affaticato – hanno offerto prestazioni opache.
Un’agonia vedere questo Milan così penoso, mentre cresce la rabbia nel sentire Furlani in TV dire che “al Milan sono tutti colpevoli di questa situazione” e che loro sono “delusi tanto quanto i tifosi”, oppure nel vedere Moncada e Ibrahimović in tribuna, con lo sguardo perso, come se non riuscissero a comprendere cosa stia accadendo.
Questa partita non merita ulteriori commenti, se non per sottolineare che ormai abbiamo quasi la certezza matematica di aver perso il treno per l’Europa.
Le concorrenti al 4° posto hanno vinto: Fiorentina, Bologna e Roma – che ha scavalcato i rossoneri – hanno conquistato i tre punti. Il Milan, ora nono in classifica, si porta dietro un enorme carico di imbarazzo, umiliazione e contestazione… a cui si aggiunge anche lo sconforto, considerando che siamo solo a inizio marzo.
Meno 9 punti dal 4° posto, occupato proprio dalla Lazio, in attesa di Juventus-Verona. Un abisso praticamente incolmabile, visto che – ripeto – il Milan non dà minimamente l’impressione di poter migliorare, anzi…
Come già detto in precedenza, spero che questa stagione finisca in fretta e auspico una rivoluzione totale. Questo non può essere il vero Milan.


Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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