La strategia dei rossoneri confrontata con le altre squadre
Leggendo qua e là sui vari social si può notare che si siano formati, come sempre oseremmo dire, due partiti: quelli che esaltano le strategie di Casa Milan e quelli che invece le criticano.
Se facciamo caso solitamente chi appartiene alla seconda corrente sono persone nostalgiche del periodo berlusconiano. In larga maggioranza erano ragazzini o bambini durante quel ventennio abbondante in cui il Milan ha vinto tutto.
È ovvio che tutti pensiamo a quel periodo come una serie di meravigliosi successi che hanno fatto allargare la schiera dei fans , già numerosa, a dei livelli altissimi. Quei 20-25 anni però sono frutto di un’epoca che non esiste più, gli anni ’90. Fu il momento in cui cui Silvio Berlusconi fece il suo ingresso in politica , noto anche come «discesa in campo». Avvenne il 26 gennaio 1994 e fu reso noto attraverso un messaggio televisivo preregistrato dello stesso Berlusconi, della durata di 9 minuti, inviato a tutti i telegiornali delle reti televisive nazionali.
Il magnate industriale aveva necessità di accrescere ancora di più l’immagine vincente che aveva in quel momento (ricordiamo che fu il fautore della concorrenza al predominio della RAI nel sistema radiotelevisivo italiano fondando la Mediaset). Quale migliore occasione che comprare un Milan in sofferenza e farlo diventare un squadrone? La sua popolarità sarebbe cresciuta a livelli esponenziali.
Infatti così avvenne.
Non vogliamo però soffermarci a decantare quel Milan meraviglioso ma possiamo constatare che dopo un ventennio di grandi trionfi nazionali ed internazionali, la società rossonera cominciò ad andare in affanno economico. Berlusconi non poteva più reggere il peso di quella “macchina” e i fondi immessi nella società calavano sempre di più. Tutti si ricordano quindi di quei 5-6 anni come il “periodo dei parametri zero” di Adriano Galliani.
Fatto sta che alla fine il Berlusconi magnate e politico decise che doveva vendere il Milan. Scoprimmo poi solo tre anni fa che che il “buco” finanziario lasciato da Berlusconi ammontava a quasi un miliardo di euro. Voragine che il cinese YongHong Li non riuscì a tamponare. Subentrò Elliott Management, società di investimenti che aveva prestato al cinese 300 milioni di euro e che lo stesso non riuscì a restituire.
Veniamo ai giorni nostri
Spieghiamo quindi i motivi del titolo di questo editoriale. Elliott rilevò la società rossonera tre anni fa ed “ereditò” appunto il passivo di circa 950 milioni di euro. Accortisi che non sarebbero riusciti a “chiudere il buco” nel giro di un anno per poi vendere al miglior offerente, un anno e mezzo fa cambiarono strategia per una più a lungo corso.
Mentre Ivan Gazidis ed il suo team nel giro di tre anni portava il passivo da -950 milioni a poco più di 100, l’area tecnica in un primo momento decideva che il Milan dovesse investire su giovani talenti da far crescere per poi eventualmente rivendere e incassare plusvalenze per risanare i conti. È stato il periodo del possibile arrivo di Ralf Rangnick, considerato da molti come uno dei più importanti e influenti allenatori tedeschi, sulla panchina rossonera.
Era anche il periodo in cui Paolo Maldini si iniziava a formare come Direttore Tecnico, appoggiandosi prima a Leonardo (sotto la proprietà cinese) e poi a Zvonimir Boban. Sappiamo poi del litigio di quest’ultimo con Gazidis e della sua “sparata” alla stampa che gli è costato il licenziamento.
In quel momento esatto cominciò la vera rinascita del Milan. Il “quadriumvirato” composto da Paolo Scaroni, Ivan Gazidis, Paolo Maldini e Ricky Massara si confrontò internamente e insieme decisero la strategia che poi portò a raggiungere il secondo posto nel campionato scorso.
Perché, dunque, il Milan sta agendo meglio dei concorrenti?
Innanzitutto perché Gazidis & co. hanno portato un passivo spaventoso, che avrebbe portato al fallimento della società, a ridursi a “solo” poco più di 100 milioni di euro. L’obiettivo per la prossima stagione è di dimezzarlo ulteriormente. Senza scendere nei dettagli tecnici sono state ridotte spese superflue, riorganizzata l’intera società, migliorate le performance di molti settori.
Un aspetto molto importante che non deve passare in secondo piano è che il Milan, in un periodo di pandemia e di crisi economica per tutti, è la squadra con il maggior numero di sponsor di tutta la Serie A. Ovviamente questo implica una maggior immissione di denaro nella casse della società. Questo grazie al lavoro di Ivan Gazidis e Casper Stylsvig, Chief Revenue Officer, abili a stringere accordi sfruttando la buona performance della squadra e il suo nome ancora affascinante.
Le principali altre squadre concorrenti “vantano” passivi spaventosi. È il caso per esempio della Juventus , che però ha recentemente approvato un aumento di capitale di circa 400 milioni, o dell’Inter la cui proprietà cinese, Suning, è stata costretta a chiudere e ritirare dal campionato cinese lo Jiangsu Football Club per “difficoltà finanziarie”.
Nel mentre invece Elliott Managent ha acquistato, pagandola in contanti tutti e subito, l’intera sede di Casa Milan portando a tre le proprietà della società rossonera se contiamo i centri sportivi di Milanello e Vismara.
Per quanto riguarda la squadra invece la strategia delineata, che il Milan intende proseguire, è quella del mix di giovani talenti con innesti di calciatori esperti abituati sia a grandi palcoscenici che a fare da esempio ai giovani. In questo contesto si sono avuti gli arrivi di Zlatan Ibrahimovic e di Simon Kjaer ma anche le rivelazioni di Fikayo Tomori o di Brahim Diaz. Altro aspetto della strategia milanista è, per i nuovi innesti, quella di puntare sempre al prestito con diritto di riscatto o approfittare delle occasioni di qualità a parametro zero.
Questo consente a Maldini e Massara di “testare” sul campo per almeno un anno quelle che possono essere le presunte buone prestazioni del giocatore per poi ragionare su un eventuale riscatto o rinnovo del prestito. In questo modo non si va a gravare sui conti della società e si rimanda l’eventuale esborso per l’acquisto definitivo a tempi migliori per l’economia aziendale. Il confronto con le altre squadre? Se prendiamo come esempio la Juventus o l’Inter sopra citate, pensiamo agli acquisti ma soprattutto agli ingaggi pesanti di giocatori come Cristiano Ronaldo , Matias De Ligt, Christian Eriksen o Romelu Lukaku.
Ovviamente ci verrete a dire che l’Inter però ha vinto un campionato con i due sopra citati ma ricordiamo anche che i bianconeri invece hanno raggiunto a malapena per un soffio la zona Champions avendo in squadra gente appunto come Ronaldo, De Ligt (pagato 80 milioni e che prende 5 milioni l’anno di stipendio), Leonardo Bonucci, Federico Chiesa o Giogio Chiellini , recenti eroi del campionato Europeo.
Ed è qui il nodo della situazione: chi ha fatto la differenza tra Juventus ed Inter è stato l’allenatore. Da una parte Antonio Conte, che sappiamo essere un vincente e che ha trascinato letteralmente i suoi alla vittoria finale, e dall’altra Andrea Pirlo, osannato da tutta la stampa ma che si è rivelato inadatto a gestire uno squadrone come quello bianconero … e qui entra in gioco Stefano Pioli.
La continuità
Confermare Pioli è stato non solo un atto dovuto perché l’allenatore parmense ha portato un Milan dal terzultimo posto in classifica della disastrosa gestione Giampaolo a sostare per ben 21 giornate al primo posto e poi accomodarsi al secondo. Non solo perché ha pienamente raggiunto l’obiettivo indicato dalla società di raggiungere almeno il quarto posto valido per accedere alla Champions League ma per due ragioni molto importanti: in primis Stefano Pioli ha saputo dotare il Milan di un gioco da vera squadra, fondato quindi sulla cooperazione di tutti i giocatori e non puntando sulle soluzioni individuali della stella della squadra.
In secondo luogo ha creato un vero gruppo dove, il suddetto mix di esperti e giovani, fa in modo che tutti in campo si aiutino a vicenda e tale coesione la si percepisce anche in allenamento e nelle relazioni tra i giocatori. Pioli quindi ha creato una macchina che con una star (Ibrahimovic), un giocatore carismatico esperto (Kjaer) e molti giovani felici di giocare per una squadra famosa come il Milan e mettersi in mostra (i vari Diaz, Dalot, Tomori, Calabria, Hernandez, Bennacer, Kessie ecc.) ha funzionato egregiamente fornendo risultati migliori di squadre come Juventus o Roma o Lazio, sulla carta con livelli tecnici più alti.
La continuità di Pioli in panchina che garantisce il proseguimento ed il miglioramento dell’ottimo lavoro fatto finora è una garanzia molto probabile di successo se confrontata con le incertezze di altre squadre che hanno cambiato allenatore e che cambieranno giocatori. È il caso di Juventus, Inter, Lazio, Roma, Sassuolo, Sampdoria, Spezia e tante altre. Le sole squadre di alta classifica che non hanno cambiato la guida in panchina sono appunto il Milan e l’Atalanta. È quindi probabile che questa sarà un’arma importante per il prossimo campionato ma anche per una buona performance in Champions League.
Le parole di Maldini
A questo punto, manca ancora un mese mezzo alla fine ufficiale del calciomercato. Paolo Maldini l’altroieri, durante la presentazione del calendario del prossimo campionato di Serie A, ha assicurato l’arrivo di Olivier Giroud (arrivato infatti ieri sera ed oggi sarà impegnato in visite mediche e firma del contratto), il rinnovo del contratto di Franck Kessie, ha detto che stanno cercando un giovane da far crescere alle spalle di Ibrahimovic e Giroud.
Sappiamo inoltre che proprio in queste ore si è perfezionato l’accordo per il ritorno di Brahim Diaz con prestito biennale con diritto di riscatto e contro riscatto e che in serata dovrebbe anche arrivare Fodé Ballo-Touré, terzino del Monaco che arriva per fare alternanza con Theo Hernandez. In totale finora tra l’arrivo di Mike Maignan in porta, i riscatti di Fikayo Tomori e Sandro Tonali e i vari oneri per i prestiti di Diaz e Ballo-Touré il Milan ha già sborsato un totale di 60 milioni di euro …. unica squadra finora ad aver fatto così tanti movimenti nel mercato in tutta la Serie A.
Quindi garanzia di solidità economica ma sempre facendo attenzione ai conti. E questo, credeteci, è una cosa di importanza assoluta.
Il prossimo futuro
Nell’immediato l’arrivo di un trequartista per sostituire Çalhanoglu passato in sponda nerazzurra, un’ala destra veloce e capace di salire l’uomo , idealmente al posto di Castillejo che potrebbe ritornare in Spagna e appunto il giovane attaccante alle spalle di Zlatan e Olivier che tutti indicano nel brasiliano Kaio Jorge del Santos.
Nei prossimi due anni invece quello di fare del Milan una società auto-sostenibile che non debba più dipendere da continue immissioni di denaro da parte della proprietà.
Fatto ciò Elliott Investments poi continuerà ad essere proprietaria del Milan? Ad oggi questo non è dato di sapere … ma non mettiamo troppo le mani avanti.
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