3 Luglio 2024

RossoneroBlog

Fatti ed opinioni su AC Milan

Pioli alla Ferguson?

Uno dei segreti della rinascita di questo Milan si chiama sinergia d’intenti

Per molti Stefano Pioli è sempre stato un allenatore normale, proprio per questo suo aspetto soprannominato dai più critici “normal one” in contrapposizione al portoghese Mourinho che invece si autoproclamò “special one” molti anni fa quando era sulla cresta dell’onda. In tanti hanno sempre additato il nostro Mister di essere un normalizzatore, soprattutto un traghettatore ma comunque un allenatore non vincente.
Anche nel caso del Milan, dove sta facendo molto bene, in molti dicono che non ha ancora vinto nulla … e in effetti è così, trofei non ne sono arrivati al momento ma analizziamo bene i motivi per i quali non è ancora successo e quali invece sono le potenzialità di un possibile ciclo vincente dell’allenatore emiliano.

Pioli è arrivato al Milan poco più di due anni fa, sostituendo un disastroso Marco Giampaolo, ha in un primo momento tentato di dare un’identità di gioco al gruppo e iniziato contemporaneamente il suo percorso di lavoro mentale sui ragazzi a disposizione. Il tutto aldilà dei ricambi durante le varie sessioni di mercato e del gran lavoro svolto per imporre un gioco più adattabile alle caratteristiche dei vari giocatori, una cosa che invece Giampaolo non intendeva fare.

Questo è stato il primo passo dell’apertura dei giocatori verso il Mister emiliano. La svolta che però ha fatto in modo che oggi chiunque dei ragazzi rossoneri parli bene del suo Mister, è il fatto che Pioli dispone di un valore assoluto nei confronti dei ragazzi ed è il continuo dialogo che ha con loro, lavorando costantemente sulla loro autostima, aiutandoli nei momenti di bisogno qualsiasi essi siano – anche privati -, e facendo in modo che crescano mentalmente per diventare dei grandi giocatori. In questo aspetto l’aiuto in campo di giocatori di lunga esperienza come Ibrahimovic e Kjaer in primis ed ora anche Florenzi, è risultato fondamentale come coadiuvante per questo tipo di lavoro.

I ragazzi, perché di ragazzi si tratta tutti intorno ai vent’anni più o meno, vedono negli esperti in campo dei fratelli maggiori (nel caso di Ibra qualcuno ha detto che ha l’età del loro padre ma il fatto che ancora giochi lo rende qualcuno di ancora più speciale) e in Pioli il padre comprensivo che li sprona, che ha sempre una buona parola, che sta loro vicino, che li consiglia e che li fa crescere.

Tutti i ragazzi in squadra hanno solo belle parole per il loro Mister e rispondono alla grande con le loro prestazioni sul campo, basti vedere i ritorni “di fiamma” di Theo Hernandez, Sandro Tonali e Rafael Leao. Il fatto che abbiano inventato il tormentone “Pioli’s on fire”, che viene poi puntualmente trasmessa agli altoparlanti dello stadio, è un segno inequivocabile dell’ottimo rapporto che c’è tra il tecnico ed i giocatori.

Stefano Pioli poi ha dalla sua che è un allenatore che non smette mai d’informarsi e di conseguenza migliorare. Diversamente da altri che insistono su determinati schemi e che pensano non sia il caso di cambiare, Pioli invece, pur restando fedele al suo modulo 4-2-3-1 a lui tanto caro, in determinati match quando si era reso necessario ha adattato questo modulo con accorgimenti tecnici che hanno spesso sorpreso l’avversario adattandolo alle caratteristiche anche dei suoi giocatori a disposizione sia in campo che in panchina.

Inoltre sta sfruttando quella che è una cosa non comune di questi tempi e cioè la completa fiducia che la dirigenza milanista, da Gazidis a Maldini, ha nei suoi confronti. Il miglioramento che ha ottenuto l’intera compagine milanista da due anni smezzo a questa parte è sotto gli occhi di tutti. Dal terzultimo posto in classifica che ci aveva lasciati il “maestro” Giampaolo al secondo posto lo scorso campionato ed ancora la seconda posizione in questo momento a -1 dalla capolista.
Questa fiducia, che Pioli si è guadagnata e non gli è stata regalata, fa in modo che lui possa lavorare serenamente e in modo riconoscente verso una società per la quale spende sempre belle parole. Lo mette inoltre nelle condizioni di portare avanti il progetto, ormai da due anni, della costruzione di un gruppo vincente.
Ora, a questo punto torniamo all’obiezione che abbiamo riportato all’inizio dell’articolo e cioè “Sì ma questo Milan non ha ancora vinto nulla” e la risposta è “sì ma questo Milan è una squadra in enorme crescita da due anni con una media punti in anno solare che pochissimi in Europa possono vantare o superare ed è sorretto da una società alle sue spalle che sta risorgendo come la famosa Araba Fenice dalle sue stesse ceneri in cui affogava fino a tre anni fa.

Ecco perché ho voluto provocatoriamente intitolare l’articolo “Pioli alla Ferguson?” , perché ci sono tutti gli elementi buoni per trasformare il Milan di Pioli , ma anche di Maldini, Moncada, Massara, Gazidis ed i Singer, in una squadra da lungo ciclo ad alti livelli sempre sostenuto dal suo allenatore/manager come lo è stato appunto il Manchester United di Sir Alex Ferguson … e perdonatemi il paragone forse sacrilego ma anche il Man Utd prima di Ferguson non era lo squadrone che poi è diventato.

Lasciateci sognare, gli elementi per farlo ci sono e io penso che al Milan lo abbiano capito e ci stanno lavorando tanto.