23 Novembre 2024

RossoneroBlog

Fatti ed opinioni su AC Milan

Pioli, Guardiola e la lezione di Velasco

In queste settimane si parla tanto di una possibile successione di Pioli sulla panchina rossonera. C’è chi dice o auspica che sarà Conte, chi Thiago Motta, chi Farioli del Nizza e chi Italiano della Fiorentina.

Di fatto sembra, e il verbo non è usato a caso, che il ciclo di Pioli sia finito. Il nostro Mister è stato l’uomo giusto al posto giusto quando si è trattato di sostituire il disastroso Giampaolo nel 2019 e in quasi 5 anni, conquistandosi la fiducia dei dirigenti rossoneri (sia i precedenti che gli attuali) ha compiuto qualcosa che i tifosi milanisti non vedevano davvero da un lungo periodo. Bisogna dire le cose come stanno, per dovere d’onestà.

Pioli quindi si meritò il rinnovo di contratto e, pur dopo 5 derby persi e un’annata che non si può dire sia proprio entusiasmante, è rimasto al suo posto con Cardinale che pubblicamente a più riprese ha ribadito la fiducia nel tecnico. Conoscendo quelle che sono le ambizioni del patron americano e il progetto di Red Bird, è facile pensare che Pioli rappresenti uno step intermedio nel progetto di crescita del club e che destabilizzare l’ambiente mettendo ancora una volta un traghettatore fino a fine stagione, come hanno fatto Napoli e Roma, non sia quello che voglia la dirigenza rossonera.

Chiunque verrà dopo Pioli (così sembra, ripeto) sarà quindi un uomo scelto per apportare una crescita ancora di più verso l’alto e ovviamente porterà con sé cambiamenti a livello di gioco, allenamenti e giocatori (sia in entrata che in uscita).

Sapete che nelle ultime settimane ho molto criticato Pioli in particolare per una cosa: voler cambiare ruolo a calciatori portati naturalmente a farne un altro. L’avrà fatto per necessità (in alcune occasioni) o per velleità tattiche (molto più spesso in altre) ma sta di fatto che in molte occasioni abbiamo visto giocatori in ruoli che non competevano loro, alcune volte con buoni risultati ed altre con risultati molto discutibili.

Ecco, mi auguro quindi che se Pioli dovesse andare via al suo posto arrivi un allenatore bravo e competente ma che soprattutto sia così intelligente da capire che le tattiche vanno bene, le soluzioni tecniche estemporanee anche ma che i giocatori vanno lasciato giocare per quelle che sono le loro caratteristiche naturali. Un uomo che ha vinto tanto in carriera e che è capace di fare questo è Carlo Ancelotti.

Vorrei però proporvi questo pezzo di un’intervista fatta a Pep Guardiola e che parla proprio di questa cosa … a dimostrazione che nello sport ci sono concetti universali , indipendentemente da che sport si parli.

“Alla fine della mia carriera, quando ho lasciato il Barcellona dopo undici anni, sono andato in Italia. E un giorno, mentre ero a casa a guardare la tv, rimango impressionato da un’intervista: era l’allenatore del mitico team di pallavolo della nazionale italiana Julio Velasco. Sono rimasto affascinato dalle cose che ha detto e da come le ha dette, così alla fine ho deciso di chiamarlo.

Mi sono presentato: ‘Signor Velasco sono Pep Guardiola e mi piacerebbe invitarla a mangiare’. Lui rispose positivamente e così andammo a pranzo. Mentre parlavamo mi rimase bene in mente un suo concetto: ‘Pep, quando deciderai di allenare dovrai avere chiarissima una cosa: non provare a cambiare i giocatori, i giocatori sono come sono. Ci hanno sempre detto che per il coach tutti i giocatori sono uguali, ma questa è la bugia più grande che esista nello sport. La chiave di tutto è saper toccare il tasto giusto.
Nei miei giocatori di pallavolo per esempio c’è qualcuno a cui piace che gli parli di tattica e così stiamo 4/5 ore a parlarne, perché so che adora farlo. Qualcun altro invece dopo 2 minuti già si è stufato perche’ non gli interessa e non vuole parlarne più. Oppure qualcuno ama che parli di lui davanti alla squadra: del gruppo, delle cose buone o cattive, di tutto, perché così si sente importante. Altri no, non lo amano affatto, quindi portali nel tuo ufficio e digli quello che gli devi dire in privato. Questa è la chiave di tutto: trovare il modo.’ “.



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