… ma invece lo si fa per altri più futili motivi.
Non voglio dire che mi piacerebbe conoscere Tommaso Marino, l’autore di questo articolo sulla testata online DailyMilan, per capire se davvero pensa ciò che ha scritto … perché i casi sono due: l’autore del pezzo capisce di calcio in modo superficiale (diciamo da tifoso medio) oppure deve scrivere ciò che la Direzione della testata gli impone. Sono magnanimo e voglio propendere per la seconda ipotesi. Pertanto anche conoscere il Sig. Marino per chiedergli perché ha scritto certe sciocchezze sarebbe inutile, dato che mi direbbe “scrivo ciò che mi chiedono di scrivere”.
La prima sciocchezza che scrive è quando fa intendere che il Milan non è squadra da turnover. In pratica, nello scorso mercato estivo la proprietà rossonera ha accontentato le esigenze di Mister Pioli andando a comprare giocatori con precise e determinate caratteristiche e possibilmente almeno due atleti per lo stesso ruolo. Proprio per fare in modo che Pioli potesse applicare il gioco che ha sempre voluto ma mai ha potuto fare e per avere modo di fare una turnazione in vista dei molteplici impegni che il Milan aveva davanti ad inizio stagione. Però, secondo il Sig. Marino, il Milan non è squadra da turnover ma sarebbe obbligata a giocarle tutte sempre con lo stesso undici.
Poi continua dicendo che nella gara contro il Monza le seconde linee del Milan hanno mostrato tutti i loro limiti. Attribuisce un po’ di colpe a Pioli, reo di aver cambiato 6 giocatori su 11 rispetto alla gara contro il Rennes ma distribuisce anche colpe a Okafor, Chukwueze e Adli colpevoli invece di aver faticato troppo a trovare la loro dimensione.
Pertanto l’autore si domanda “questi tre sono all’altezza?” e, mentre continua nel ricordare che Chukwueze viene da una stagione pazzesca col Villareal e ugualmente dicasi per Okafor con il Salisburgo, conclude dicendo “potrebbe essere solamente una questione di tempo e di ambientamento ed è quello che speriamo…”.
Ora, ripeto, non so se Marino sia un superficiale o se la sua Direzione gli abbia imposto di scrivere un tale pezzo così intriso di luoghi comuni e superficialità … o anche se sia il classico pezzo scritto per generare clickbait e guadagnare soldi dalle entrate pubblicitarie ma prima di pubblicare certe dabbenaggini (usiamo questo termine, và …) sarebbe meglio scriverne uno in cui a tali domande ci sia invece come risposta un’analisi seria dei veri motivi per cui Okafor, Chukwueze e Adli (ma aggiungo anche l’ultimo Thiaw) non hanno reso come avrebbero dovuto, non solo finora ma anche nella gara di domenica scorsa.
Come esempio, cominciamo a domandarci (come fa lo stesso Marino) perché un giocatore come Samuel Chukwueze, autore di un’ottima stagione al Villareal, arrivi al Milan e improvvisamente “diventi un brocco”. Innanzi tutto il nigeriano nella scorsa stagione ha giocato 51 partite in tutte le competizioni per un totale di 3.251′ (media di 63′ minuti a partita), segnando 13 goal e fornendo 11 assist. Nella attuale stagione, in rossonero, ha finora giocato 20 spezzoni di partita per un totale di 840′ (media di 42′ a partita). L’unica partita intera l’ha giocata in Coppa Italia. Ha segnato 2 goal, entrambi in Champions League, e fornito 1 assist.
A prima vista il minutaggio sembrerebbe più o meno il medesimo (ma non è così) e quindi si confermerebbe il dubbio che si sia “imbrocchito” . Poi però andiamo a vedere un dato interessante: Chukwueze, rispetto alla scorsa stagione in Spagna, è passato da fare 0,54 contrasti ogni 90 minuti a farne 2,30. Questo dato fa ancora più impressione se osserviamo che è passato da 0,27 a 1,15 in zona difensiva, cioè più del quadruplo.
Cosa significa questo? Significa che al nigeriano viene chiesto di fare un enorme lavoro difensivo che non ha mai fatto, a discapito non solo della probabilità di segnare o di fornire assist ma anche della freschezza atletica dato che il numero dei km percorsi è di fatto aumentato in maniera esponenziale. Chukwueze era il 14° giocatore più veloce della Liga Santander spagnola con una velocità impressionante di 34.58 km/h.
Ora, in quelle poche occasioni in cui gli viene chiesto di scattare o saltare l’avversario sembra che faccia fatica. Infatti, se avete notato, nei primi minuti della gara contro il Monza è arrivato sul fondo in una delle sue rare occasioni e scartando qualche avversario era riuscito a piazzare una palla al centro area avversaria … il lavoro per cui è naturalmente portato. Poi è sparito, impegnato nel continuo avanti/indietro per ripiegare e difendere. Un lavoro che un’ala dovrebbe fare occasionalmente e non perennemente … un lavoro che Rafael Leao, giusto per fare un altro esempio, ha incrementato a partire da questa stagione ma che anch’egli non sempre lo fa.
Perché il gioco di Pioli impone questo lavoro agli attaccanti? Qui parliamo dei dubbi su Yacine Adli. Quest’anno utilizzato di più e, quando è successo, aveva sempre reso bene. Certo …. ha reso bene fin quando è stato impiegato in un centrocampo a tre completo di un incontrista di ruolo (Musah, magari anche coadiuvato da Bennacer) oppure affiancato ad un compagno che si era prestato a quel ruolo (Loftus-Cheek). Nel momento in cui Pioli ha deciso di avanzare di qualche metro Loftus-Cheek e ha lasciato Adli in un centrocampo a due con Bennacer, ecco che il franco-algerino ha fatto vedere ciò che non è nelle sue corde fare e cioè correre per difendere e avere la velocità di pensiero di recuperare e attaccare.
Adli non è fatto così. Adli funziona bene se il centrocampo è composto da tre uomini laddove i due rimanenti, oltre a lui, sono Reijnders e Loftus-Cheek (a fare il mediano incontrista) oppure Reijnders e Bennacer, quest’ultimo al quale tocca stare più basso ma la difesa deve essere composta da due centrali molto veloci … per intenderci l’algerino non può fare gran filtro se dietro ci sono i pur ottimi Gabbia e Kjaer che sono più abituati all’anticipo dell’avversario e non alla rincorsa. In conclusione, Adli ha bisogno di due compagni che gli permettano di ragionare e distribuire palloni … in situazione di stress, con un solo compagno di reparto, sbaglia invece ogni filtrante che tenta di proporre … come appunto è successo a Monza.
Infine parliamo di Noah Okafor. Qui la faccio breve: Pioli non può chiedere allo svizzero di giocare con le stesse caratteristiche di Rafael Leao. Chi abbia mai esaminato le partite del Salisburgo, avrà notato che Okafor è una seconda punta che ama partire largo possibilmente dalla sinistra e accentrandosi puntare alla porta. Oppure, in alternativa, può giocare come seconda punta a ridosso dell’area avversaria (come ha fatto finora Luka Jovic, il quale non è una prima punta … ma Pioli insiste a vederlo come vice-Giroud…). Andate a rivedere i motivi e le posizioni per cui Okafor ha segnato i goal che ha fatto finora e certamente potrete constatare che non li ha fatti facendo il lavoro di Leao. È semplice.
Quindi, in conclusione, non si tratta di domandarsi se le seconde linee siano all’altezza o siano dei brocchi ma, nel momento in cui si afferma che non hanno reso come gli anni passati, si tratta invece di andare alla ricerca dei veri motivi per cui all’improvviso sembrano diventati incapaci … la realtà alla fine è che il rendimento di alcuni singoli durante l’anno viene sempre da come vengono utilizzati in campo e da come la squadra lavora per esaltarne le caratteristiche. L’esempio lampante lo abbiamo a Bergamo dove gioca un giovane belga che al Milan in tanti hanno bollato come brocco e che Pioli utilizzava in tutti i modi possibili ma non nel modo naturale secondo le sue caratteristiche. Sto parlando di Charles De Ketealere: al Milan 40 partite per un totale di 1480′ (media 37′ a partita), zero goal e 1 assist. A Bergamo 28 partite per un totale di 1513′ (media 54′ a partita) 8 goal e 7 assist.
Prima di bollare come brocchi gli acquisti, andiamo a vedere l’effettivo e congruo (o meno) utilizzo e scava scava si arriva a capire dove è il nocciolo della questione …. sta seduto in panchina. Poi spero sempre di leggere articoli intelligenti sulle varie testate sportive ma mi rendo conto di essere un illuso.
Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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