
Milano dichiara di volere le due squadre milanesi a Milano … ma poi nei fatti riesce a fare di tutto per impedirlo.

Riporto le dichiarazioni e le notizie che si possono leggere in questi giorni circa la fattibilità che Milan e Inter riescano a portare a termine il progetto di un nuovo San Siro.
- Beppe Sala , sindaco di Milano
“Se la cessione di San Siro non andasse avanti, San Donato è ancora lì pronto”. Lo ha spiegato il sindaco di Milano commentando il ricorso al Tar annunciato dal Comitato Sì Meazza contro il bando comunale per la vendita dello stadio e delle aree.
“La questione è, ma alla fine, al di là del valore di stadio e aree, qual è l’istanza che muove chi è contrario a quest’operazione? Che San Siro rimanga in mano pubblica?”, ha chiesto Sala.
“Nei giorni scorsi il Milan ha annunciato che troverà una soluzione per San Donato, probabilmente ci porteranno il centro giovanile, ma ha messo anche una cifra significativa e quindi di questo bisogna tenere conto”, ha aggiunto.
“Io non credo che per i milanesi, per Milano, per i tifosi sia un bene andare a San Donato – ha concluso -. L’obiettivo per la cessione di aree e stadio è sempre quello di chiudere entro l’estate”.
“Nuovo San Siro? Possiamo farcela. Ma il rischio che il Milan vada a San Donato è altissimo, ci ha già investito molti soldi. Inter lo acquista da sola? No, non c’è possibilità. Sia chiaro, però, che se non riusciamo entro ottobre, poi è difficile che si faccia. A quel punto, con il Milan a San Donato e l’Inter chissà dove, per evitare problemi con la Corte dei Conti (devi mettere lo stadio a reddito) saremo costretti a vendere l’impianto a una società di eventi, oppure ad organizzare diversi concerti, altro quelli che fanno oggi… molti di più. Quindi per i cittadini avere San Siro senza calcio sarebbe la soluzione peggiore”.
Giancarlo Tancredi, assessore alla rigenerazione urbana
L’assessore Tancredi delinea le tempistiche della procedura a San Siro e conferma che il Comune ancora non si è espresso ufficialmente sui costi di demolizione e bonifica; quindi si sta mandando avanti tutto senza che le due parti abbiano già un accordo sul punto: “La Conferenza dei servizi rimarrà quindi aperta fino al 30 aprile nel caso dovessero essere presentate delle proposte alternative le dovrà valutare. Chiuderà una volta istruiti i pareri”.
“Poi si proseguirà con l’eventuale approvazione del Docfap e, a seguito di questa eventuale approvazione, si procederà con l’atto di compravendita. Infine, verranno avviati i procedimenti dei due comparti, progetto definitivo del nuovo stadio e piano attuativo per le restanti aree. Entrambi i procedimenti saranno poi oggetto di tutte procedure di partecipazione previste dalla legge, sia legge stadi che PGT. Non è poi dato sapere al momento, anche se c’è un cronoprogramma allegato, quali saranno nel dettaglio i passaggi che seguiranno”, ha aggiunto Tancredi.
L’assessore inoltre ha riassunto i punti salienti del documento presentato dai club, a partire dal costo stabilito dall’agenzia delle entrate per la vendita, di 197 milioni. “Le squadre confermano questo importo e la disponibilità a corrisponderlo con alcune precisazioni, che riguardano gli eventuali costi di bonifica e di demolizione dell’impianto – ha detto -. Il Comune di Milano non si è ancora espresso su questo”.
- Claudio Trotta, promoter eventi musicali
In una lettera indirizzata a Sala viene contestato platealmente l’avviso pubblico, il poco tempo a disposizione e le modalità con le quali il Comune sta vendendo lo stadio + le aree. E’ bene ricordare che la delibera di giunta può essere impugnata da chi ne abbia interesse fino a metà maggio.
Ecco le parole del promoter: “In questa visione, avevo anche pensato di trasformare il mio interesse per lo stadio – da cittadino, da usufruitore e da organizzatore di concerti – in un interesse concreto, anche economico, insieme ad altri operatori dello spettacolo dal vivo immaginando un progetto partecipato, innovativo e rispettoso della storia di questo luogo.
Ma ci siamo dovuti fermare. E non per mancanza di idee, di volontà, di visione o coraggio ma per le modalità con cui è stato presentato “l’Avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni di interesse.”
A bloccarci sono state le modalità dell’Avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni di interesse.
In particolare, i tempi: appena 37 giorni per presentare una proposta, a fronte dei cinque anni e mezzo di interlocuzioni goduti dai fondi che gestiscono le due società calcistiche.
A questi si aggiungono sette mesi da quando è stata prospettata la vendita dello stadio, soluzione fortemente voluta dai due fondi.
Un tempismo quantomeno curioso, che sembra costruito per scoraggiare – se non escludere – ogni proposta alternativa.
Molti operatori, me compreso, confidavano in almeno 120 giorni, il minimo per elaborare un piano serio, strutturato e sostenibile. Non è stato così.
Ma il vero nodo è un altro.
Il perimetro dell’operazione: non si parla più solo dello Stadio Meazza, ma del cosiddetto “compendio immobiliare della grande funzione urbana (GFU) San Siro comprensivo dello Stadio Giuseppe Meazza”, un’area tre volte più grande dell’impianto.
Non si tratta di spazi annessi o funzionalmente connessi allo stadio, ma di un’area che ne ridisegna completamente il significato.
Non si sta più parlando di valorizzare un bene pubblico iconico, ma di una vera e propria operazione immobiliare, ben lontana da ciò che si vorrebbe far passare come un progetto per la collettività.”
- Municipio 7
Anche Municipio 7 contesta la procedura frettolosa avviata da Sala. E chiede più verde.
Nel giorno della conferenza dei servizi preliminare, scoppia la polemica politica sul nuovo San Siro.
L’appuntamento di oggi è stato da più parti contestato per la fretta con cui è stato convocato. Mancano infatti 15 giorni alla scadenza (30 aprile) dell’avviso pubblico con cui, per legge, il Comune è obbligato a cercare eventuali altri soggetti interessati ad acquistare il Meazza e le aree, o a presentare documenti di fattibilità alternativi.
Ed è soprattutto negli organi politici (il consiglio comunale e il consiglio di Municipio 7) che scorrono le polemiche in queste ore. La fretta è il principale imputato della vicenda. Da più parti si contesta la convocazione della conferenza a bando aperto. Un modo per portarsi avanti, tagliano corto i “fedelissimi” del sindaco Beppe Sala, dall’assessore alla rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi (che ha parlato lunedì pomeriggio ai consiglieri comunali) alla maggioranza “blindata” del Municipio 7 lunedì sera.
……… sono 5 anni che si va avanti così. Poi ci si chiede perché il Milan tenga ancora in piedi l’opzione San Donato.
Milano dichiara di volere le due squadre milanesi a Milano … ma poi nei fatti riesce a fare di tutto per impedirlo.


Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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