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Tempo fa, credo di aver già scritto un pezzo con un incipit del genere: “Non so proprio da che parte cominciare”. E non lo so perché non capisco se sono più incazzato o più demoralizzato. Siamo usciti dalla Champions League solo quattro giorni fa, dopo aver perso a Zagabria e a Rotterdam, vanificando le possibilità di proseguire nella competizione, dopo aver assistito alle sceneggiate di Theo con relativa espulsione, seguite dalle sue dichiarazioni di pentimento.
Dopodiché, abbiamo visto il solito copione: le dichiarazioni di riscatto, quelle di Conceição che parlava di affrontare le partite come se fossero tutte finali di Champions League, quelle dei giocatori che promettevano di fare meglio…
E noi tifosi, come pollastri, ci abbiamo creduto ancora una volta.
La Dea Fortuna concede la possibilità di recuperare qualche punto sul Bologna – partita persa a Parma – e sulla Lazio – pareggio a Venezia – ma il Milan, fedele alla linea storta di questa stagione altrettanto storta, non ne approfitta e perde a Torino con i granata. Ma, come dico spesso, perdere dopo aver combattuto contro un avversario forte ci sta, e fa anche onore.
Perdere per un’autorete – subita in una maniera da dilettanti dell’oratorio – e per una disattenzione contro una squadra che ha combinato poco fa veramente incazzare.
E perdonatemi se utilizzo un linguaggio che non è propriamente elegante, ma dopo che il Toro passa in vantaggio per l’ennesima cappellata di Maignan – ti sta arrivando Thiaw inseguito da un avversario, devi solo aspettare che Malick contenga il granata e poi, arretrando, puoi entrare in possesso della palla… e tu che fai? La tiri addosso al tuo difensore e quella entra in rete… – dopo, dicevo, che ti fai il mazzo per settanta minuti per pareggiare, alla fine ci riesci con un gran gol di Reijnders – che il Dio del Calcio ce lo conservi – e dopo un minuto spegni il cervello su una punizione??
Ma dove siamo?? All’asilo??
Questa la possiamo chiamare serietà?? La possiamo chiamare professionalità??
No, cari amici, non possiamo proprio. E in mancanza di serietà e professionalità, si conducono stagioni ancor meno serie e senza nerbo.
Poi si vanno a leggere le statistiche del match e l’incazzatura prevale sulla demoralizzazione: il Torino ha effettuato nove tiri in tutta la partita, e di questi solo tre erano indirizzati nello specchio della porta di Maignan. Il Milan ha tirato 26 volte (dico, ventisei) e solo un terzo, cioè otto, nello specchio di Milinkovic-Savic, nominato a fine incontro “Panini Man of the Match”…
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e a questo punto l’incazzatura monta talmente tanto che mi sembra di trasformarmi nel personaggio di Rabbia di Inside Out, quello che si inalbera e si incazza così tanto che la testa gli prende fuoco!
Certamente. Perché non si può giocare con i Fab Four – e cioè due ali, un trequartista e un centravanti – e non riuscire a buttarla dentro… Deve arrivare un centrocampista per farci vedere un gol dopo ben 74 minuti… vanificato da una stupidata che nemmeno all’oratorio, tra ragazzini che giocano a calcio alla viva il parroco: Thiaw discute con l’arbitro, i granata non perdono tempo e segnano dopo aver battuto a sorpresa una punizione. Come perdere una partita da veri babbei: oltre al danno, anche la beffa.
Così come è inutile continuare a indirizzare cross dalla trequarti a un centravanti che ancora deve prendere le misure del campionato italiano, abituarsi a giocare un calcio differente con compagni differenti, e che soprattutto si trova davanti un portiere di 202 cm, mentre Giménez ne conta venti in meno!
Oppure sei l’allenatore e insisti a tenere in campo Joao Felix, che risulta utile quanto una forchetta per raccogliere il brodo della minestra che hai nel piatto. Lezioso, a volte lento, innamorato dei colpi di tacco.
Ti incazzi ulteriormente nel vedere che Theo Hernandez, dopo le bambinate in Champions, le scuse e la costernazione social del giorno dopo, gioca una partita in cui avrebbe dovuto spaccare le montagne e arare il terreno con la bocca e invece… non combina nulla. Il nulla cosmico.
Arrivi persino a incazzarti con Chris Pulisic, chiedendoti perché non ha effettuato una finta prima di tirare il rigore, come fanno in tanti… Anche se poi pensi che non è giusto, perché solitamente è uno dei migliori ed è il primo rigore che sbaglia. Però ti arrabbi, perché sai che è una grande occasione persa, visto che la potenza di fuoco non c’è.
Quello che invece ha rappresentato degnamente ciò che avrebbero dovuto fare tutti quanti in campo è stato Strahinja Pavlovic: un mastino in difesa e persino molto ambizioso in attacco, sempre pronto a suonare la carica!
Insieme a lui salvo Alex Jimenez, un altro che non molla mai e che ha fatto bene la sua parte, e naturalmente l’autore dell’unico gol rossonero, Tijjani Reijnders. Per il resto, verrebbe voglia di prenderli tutti a schiaffi.
Ormai ho rinunciato anche a tentare di capire quali siano i problemi di questa squadra nella presente stagione. Qualcuno di noi ipotizza una mancanza di serenità … ripeto, non saprei e non riesco più a trovare le ragioni per cui.
È inutile che la Curva Sud continui a cantare “Cardinale devi vendere, vattene, vattene” durante il match, perché in primis lo trovo davvero fuori luogo – poco sostegno alla squadra (siamo tifosi o no? E che diamine!) – e inoltre dimostra anche di non capire determinate dinamiche. Gerry Cardinale è un investitore e pensa a far fruttare il suo investimento. Per fare ciò ha affidato il suo asset a uomini che (finora) ha ritenuto competenti.
Chi se ne deve andare è qualcun altro, e penso proprio che il buon Gerry abbia già capito cosa dovrà fare a fine stagione quando, dopo aver tirato le somme e constatato l’ammontare dei quattrini persi, farà quello che si fa in tutte le grandi aziende per tenere buoni i suoi investitori: una o più di queste tre cose: ridimensionare, vendere qualche pezzo e licenziare.
Perché ormai è chiaro che questa stagione è compromessa, senza possibilità di invertire la rotta. Saluteremo anche Sergio Conceição a fine stagione, oltre a qualche giocatore e forse qualche dirigente. Cardinale opererà un rimpasto, perché per Red Bird l’importante sarà raggiungere gli obiettivi prefissati dal Business Plan. Se questo prevedeva di ottenere buoni risultati sportivi, che avrebbero generato denaro da reinvestire per aumentare il valore della società, e tali risultati non arrivano, si dovrà rivederlo. Nella maniera che ho descritto sopra.
Va tutto rifondato da cima a fondo, salvando solo 5-6 giocatori fondamentali, affidando la squadra a un allenatore vincente e di grande esperienza, coadiuvato da un Direttore Sportivo altrettanto esperto.
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Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall’età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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