
Nato a New York, cresciuto in Veneto. Scopriamo chi è il nuovo rossonero.

Come ha voluto sottolineare oggi Carlo Pellegatti nel suo editoriale pubblicato su Milan News, il nome Yunus è di origine araba ed è derivato dall’ebraico Jonas che tradotto significa “colomba” ma le caratteristiche di Yunus Musah che abbiamo visto nelle partite giocate con il Valencia sono molto lontane da quelle di un ambasciatore di pace. Il ragazzo è veloce e ha un fisico possente, battaglia sempre in mezzo al campo ed è sempre pronto a recuperare il pallone . A volte senza andare troppo per il sottile e senza troppe dichiarazioni di pace. Difatti è pronto spesso a raccogliere cartellini gialli.
Un ragazzone cresciuto tra le vie di Castelfranco Veneto, provincia di Treviso, dove il padre lavorava in una fabbrica di macchine agricole e la madre aveva un negozio di cibo e cosmetici africani. In Veneto si è dato da fare con il pallone nella squadra del Giorgione. Nato a New York perché mamma andò a trovare un cugino a Manhattan un paio di mesi prima di partorire, ha scelto poi di rappresentare gli Stati Uniti. Musah ha preso parte all’ultimo Mondiale e vanta già 27 presenze in nazionale.
Dopo aver vissuto in Italia la sua famiglia si è trasferita in Inghilterra per lavoro. In un parco è stato notato da uno scout dell’Arsenal e ha fatto qualche anno nelle giovanili inglesi, prima appunto di scegliere il team USA. Musah parla inglese, italiano, ghanese e spagnolo. A Londra è diventato uomo ma è a Castelfranco che ha imparato ad amare il calcio.
Nel 2019 ha rifiutato due anni di contratto all’Arsenal per vestire la maglia del Valencia. Con Rino Gattuso ha sempre giocato come mezzala sinistra in un centrocampo a tre, quello che con ogni probabilità andrà a fare anche al Milan. Duttile, forte e caparbio. A soli 20 anni è già stato convocato dalla nazionale statunitense ben 24 volte, come un veterano.
Scopri di più da RossoneroBlog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
Altri articoli
Una difesa di Santiago Giménez
Il lungo cammino verso il Nuovo Stadio di Milano: efficienza all’estero, burocrazia in Italia.
Questa è Sparta?