Ormai lo abbiamo capito: complice anche il progetto Elliott che punta a risanare il club in tre/quattro anni, la società ha dato il via ormai da tempo ad un “restyling” totale. Questo sia dal punto di vista del brand, dal punto di vista etico e da quello economico. Se prendiamo in esame la squadra vera e propria, tralasciando quindi lo splendido lavoro che Gazidis a i suoi collaboratori stanno facendo per aumentare le entrate, è ormai chiaro che la mentalità è questa: viene prima il Milan e poi il bene dei singoli.
La filosofia di Paolo Maldini (ma potremmo giurare che è anche quella del VP Franco Braesi) è ormai cosa nota: resta solo chi ha il Milan nel cuore. E allora, ecco la squadra che più si avvicina al concetto di bandiera e futuro. Partendo da Sandro Tonali, pronto ad una riduzione di stipendio, passando per Tiémoué Bakayoko e il suo amore per il Milan che lo ha spinto a volere fortemente ritornare.
Lo spirito gradito dalla dirigenza è quello di attaccamento. Perché? Perché è la stagione del salto di qualità. Il Milan che torna in Champions, una conferma da mostrare sul campo senza paura. I rinforzi sul mercato parlano chiarissimo: è ora il momento di tornare al passato, quello glorioso e che ha fatto del Milan una stella del football mondiale.
Paolo Maldini ha trasformato la sua esperienza fatta di lunga militanza nelle fila rossonere, tramandata dal padre e trasmessa al figlio. Il Milan è prima cuore, poi viene il contratto e poi il guadagno. La perdita economica per le uscite di Donnarumma e Çalhanoglu sono l’emblema di questa svolta. Ovvio che sia una perdita importante ma viene prima il bene del gruppo.
Perché è il gruppo che vince, che fa diventare una squadra campione, che fa in modo che ci si aiuti l’un l’altro per un obiettivo comune. E chi lotta per la maglia, avrà un posto in questo Milan. Le prime due giornate di campionato hanno fatto vedere questo spirito. Ci auspichiamo che lo splendido lavoro di Maldini e Pioli dia i suoi frutti.
Qualcuno potrebbe obiettare che questa filosofia ne esce un po’ con le ossa rotte quando viene a scontrarsi con le sirene provenienti da club come il PSG o dalla Premier League, pronti ad elargire denaro e contratti d’oro sia ai giocatori che formule gradite ai club di provenienza. È vero, come ha anche affermato ieri Adriano Galliani, non è colpa dei club se alcuni giocatori lasciano la Serie A attratti da ricchi contratti. Lui stesso ha ammesso che oggi non sarebbe riuscito a trattenere Marco Van Basten, ad esempio.
È però altresì vero che questa che il Milan sta vivendo è una fase. Un passaggio che sta permettendo la società di uscire dal baratro economico in cui si trovava solo tre anni fa e che, nel progetto di Elliott, nel giro di un paio d’anni permetterà al Milan di tornare a dire la sua anche dal punto di vista di potere economico nonché di “fascino”. Maldini in questo senso è stato chiaro: il Milan per i prossimi 2-3 anni deve stabilmente qualificarsi ogni anno per accedere ai gironi di Champions League. Ovviamente, aldilà del fascino della competizione europea, questo garantirebbe introiti molto più ampi per poter poi avere un determinato peso in fase di calciomercato e costruzione della squadra.
Apprestiamoci quindi a seguire e a tifare il nostro Milan che ha bisogno del nostro sostegno incondizionato.
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