Le ultime due partite di campionato, con Venezia e Spezia, nonostante non ci hanno fatto vedere un Milan trascendentale, ci hanno lasciato ulteriore certezze e diversi spunti di discussione. Stefano Pioli giustamente ha attuato un turnover intelligente in vista dei futuri impegni tra cui principalmente quello di Champions con l’Atletico Madrid, che vista la classifica del girone, sarà uno snodo cruciale per il prosieguo dell’avventura europea.
Largo ai giovani per necessità più che virtù, visto anche gli infortunati: abbiamo visto un gran Pierre Kalulu che ha confermato le belle sensazioni dello scorso anno, un Ismael Bennacer in gran recupero di forma, e da ultimo la sorpresa Daniel Maldini. Tra i titolari le conferme di Sandro Tonali, ormai perno imprescindibile del centrocampo, Alexis Saelemaekers incontenibile a tutto campo, Brahim Diaz il folletto e Rafael Leao, che dall’oggetto sconosciuto di tante partite dello scorso anno, si è trasformato in un calciatore spaccapartite. Ante Rebic sempre una garanzia anche se a La Spezia è stato meno lucido del solito, per non parlare dei soliti punti fermi Fikayo Tomori, Theo Hernandez e Mike Maignan.
Sorvoliamo su Franck Kessie, al momento anonimo a centrocampo, lontano parente di quello ammirato lo scorso anno. Come detto la partita con lo Spezia è stata ostica come previsto: un Milan più lento del solito che è stato macchinoso e poco lucido sottoporta. Nonostante tutto si riesce a vedere il bicchiere mezzo pieno, perché in altri tempi una partita del genere, dopo aver preso il pareggio a 10 minuti dalla fine, non si sarebbe vinta. Invece anche grazie ai cambi azzeccati di Leao e Diaz si sono portati a casa i tre punti. Complessivamente la prova di maturità è stata superata, perché sappiamo bene che in un campionato così lungo è fondamentale non perdere punti con le cosiddette piccole. Si è passati un’estate intera a porsi i soliti interrogativi, quando le risposte le avevamo già: perché non arriva il trequartista sostituto dell’ingrato turco e perché Maldini e Massara non hanno puntato forte su un esterno.
Oggi scopriamo che il trequartista di fantasia capace di giocare tra le linee lo avevamo in casa e che Maldini aveva puntato forte su di lui, come testimoniato dalla lunga trattativa col Real finita col prestito biennale con riscatto e controriscatto. E gli esterni? Ne sarebbe valsa la pena bruciare Leao o Saelemaekers? Visto questo inizio di campionato credo proprio di no! Leao è stato fino ad oggi una eterna promessa: ha fisico corsa e sa saltare l’avversario; non sono stato mai un suo grande estimatore, ma se riesce ad avere continuità potrebbe diventare il nuovo Gullit (e qui rischio di essere linciato per aver detto cose blasfeme).
Tutto dipenderà dal fatto se riesce ad essere continuo a migliorare sotto porta e non a ricadere nell’oblio! Nell’ultima partita abbiamo assistito alla favola di Daniel Maldini, per tanti etichettato come il “raccomandato”, un ragazzo di quasi vent’anni che, rispetto ad altri giovani, parte con un nome pesante sopra una maglia ancora più pesante. Da un punto di vista umano il goal ha creato commozione non solo sul volto del padre in tribuna ma penso pure nel cuore di tanti milanisti.
Per un padre sono sempre soddisfazioni a prescindere dal nome che si porta; ricordiamo che anche Paolo all’inizio della sua carriera era stato ingiustamente bollato. Non sappiamo di cosa sarà capace il giovane Daniel: il goal realizzato ieri è solo cronaca, l’esperienza calcistica dei suoi predecessori è storia. Ad oggi di padre in figlio la tradizione continua: godiamocela finché dura perché è ormai una delle poche favole romantiche che restano nel calcio di oggi.
Antonio Scibetta è un appassionato tifoso milanista, editorialista attento e preciso. Come gli altri collaboratori di questo sito è membro del gruppo privato Facebook Casa Rossonera
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