23 Novembre 2024

RossoneroBlog

Fatti ed opinioni su AC Milan

Il Milan è sempre ermetico ma una cosa è chiara …

Dall’avvento di Elliott alla proprietà della società AC Milan e tutte le sue diramazioni, siamo arrivati nell’ultimo anno a capire che se c’è una cosa certa di questo Milan è lo stile “ermetico” che la dirigenza si è data per condurre qualsiasi operazione.

Vale per le operazioni di mercato, dove i vari “esperti” si affannano ad affibbiare questo o quel giocatore al mercato della squadra rossonera, ma anche per l’acquisizione di sponsor, fatte sempre in sordina e annunciate all’improvviso. Il Milan infatti quest’anno conta ben 27 tra sponsorship e partnership, un numero decisamente alto, oltre a svariate iniziative di marketing a vari livelli.

Il Milan e l’ermetismo

Nel primo periodo quindi sia i tifosi che i media non gradivano questo approccio. I primi perché sempre assetati di novità e non sapere cosa portava loro a pensare che la società non si stesse muovendo. I secondi invece perché ovviamente non sapere nulla di ciò che la società rossonera stesse facendo portava loro spesso a fare deduzioni su cosa stesse bollendo in pentola.

Ormai sia gli uni che gli altri hanno avuto la dimostrazione chiara che, oltre l’ermetismo e la discrezione, se c’è una cosa chiara di questo Milan è che ha un progetto ben delineato. Magari non ne conosciamo tutti i dettagli ma quelli che sono dimostrati ed evidenti portano alla conclusione che Elliott un progetto per questa società l’ha ed è ben costruito.

Innanzitutto tre anni fa Paul Singer ha avuto tra le mani una società con un rosso enorme, per dirla in termini chiari. Pertanto la prima cosa che andava fatta era “tappare questo buco”.
Perché? Semplicemente perché Elliott si è trovato il Milan tra le mani come in altre occasioni ha avuto società nel medesimo modo e nelle stesse condizioni.
Il lavoro di Elliott Investments è proprio questo: prestare denaro a società che sono finanziariamente messe male, addirittura sull’orlo della bancarotta, per poi guadagnare sugli interessi nel caso in cui chi l’ha avuto possa restituirlo oppure rilevare la stessa società in caso di mancata restituzione dei soldi per poi rivenderla.

Ed è quello che successe con Yong Hong Li , il fantomatico imprenditore cinese al quale Silvio Berlusconi ufficialmente vendette il Milan per circa 900 milioni di euro e che non fu in grado di restituire un prestito avuto da Elliott di 300 milioni. Ergo, la società americana rilevò il Milan.
Perché tappare il buco quindi? Perché generalmente ciò che Elliott fa nel secondo caso è risanare la società “ereditata” e rivenderla al maggior offerente.

Nel primo periodo del nuovo corso americano l’obiettivo era proprio questo. Pertanto Ivan Gazidis, plenipotenziario dirigente e uomo di fiducia di Elliott, aveva il compito di ridare vita alla società rossonera, darle un progetto fattibile per metterla in condizioni di essere venduta. Ecco quindi la storia di Ralf Rangnick e tutto ciò che due anni fa circa fece tanto scalpore, storia risaputa e che non vogliamo nuovamente proporre.

Cosa successe poi?

In quel periodo successero tre cose importanti: Rangnick decise di non venire al Milan (chi dice addirittura consigliano alla proprietà di proseguire con Pioli), a Stefano Pioli venne data la possibilità di portare avanti un progetto di rinascita e arrivò la pandemia legata al Covid-19. Possiamo quindi dedurre che se le prime due cose erano in qualche maniera legate tra loro (rinuncia dell’uno e ovvia scelta per il secondo) la terza ha inciso in maniera importante per le scelte sul destino della società AC Milan da parte della proprietà americana. Perché “tappare il buco” con la precedente strategia era chiaro che fosse diventato ormai impossibile. La pandemia aveva imposto il lockdown generale a tutti i livelli e pertanto la dirigenza milanista dove trovare soluzioni alternative per risanare la società.

Ovviamente non stiamo dicendo che l’obiettivo di Elliott è cambiato: è presumibile che non lo sia e che il Milan alla fine verrà venduto dagli americani al miglior offerente. Ciò che è cambiato è il modo in cui arrivarci. Se prima la strategia era a breve-medio termine (l’abbiamo, la risaniamo e la vendiamo) ora è cambiata in medio-lungo termine (l’abbiamo, la risaniamo, la potenziamo, la modernizziamo e poi -forse- la rivendiamo).
Perché abbiamo aggiunto quel “forse”?

Beh, il dubbio resta. L’obiettivo di Elliott era fare tutto in tre anni. Quel lasso di tempo è passato e nel frattempo la società ha pubblicato l’ultimo bilancio con un passivo di “soli” 96 milioni di euro, praticamente dimezzandolo rispetto all’anno precedente. Un lavoro di sinergie tra tutti i reparti della società frutto delle oculate scelte sul mercato, ma anche delle campagne di marketing su differenti livelli, dell’imposizioni economiche in fatto di rinnovi dei contratti nonché delle acquisizioni continue di sponsor e partner commerciali come si diceva all’inizio dell’articolo.

Quindi qui arriviamo a spiegare cosa è la cosa chiara di cui si parla nel titolo. Il Milan ha un progetto sportivo ben chiaro (tetto ai salari, politica dei giovani, mercato) ma anche finanziariamente è palese che certi spieghi avvenuti in passato siano ormai banditi dalle politiche societarie. Questo lavoro multi-strato fa sì che la società AC Milan risulti essere una delle più virtuose in Serie A quest’anno, come ben dimostrato dal grafico di KMPG (società di fama internazionale specializzata nella revisione e organizzazione contabile) qui sotto riportato.

Solo la Lazio ha fatto meglio del Milan ma la società capitolina non ha fatto mercato mentre il Milan è stata l’unica società italiana che lo scorso gennaio si è permessa di muovere giocatori.
Ciò che rimane ancora misterioso sono le mire che Elliott ha nei confronti del Milan. Perché se precedentemente era chiaro e dichiarato che l’obiettivo finale era vendere in breve tempo ora da una parte abbiamo le dichiarazioni del Presidente Scaroni che proprio qualche giorno fa ha dichiarato ai media che l’obiettivo non è cambiato se non nella tempistica mentre dall’altra ci sono dei movimenti che lasciano pensare ad altri scenari come ad esempio l’uscita dal CdA di Gianluca D’Avanzo (co-founder insieme a Salvatore Cerchionne di Blue Skye Financial Partners, entrato nel board del club nel luglio 2018 con l’avvento di Elliott) e la conseguente entrata nel consiglio di Gordon Singer.

Viene da chiedersi, vista la passione che il figlio di Paul Singer ha per il calcio e l’amicizia che ha con Ivan Gazidis, se gli obiettivi della proprietà a questo punto siano cambiati nonostante le dichiarazioni di Scaroni che potrebbero essere interpretate come “politiche o di circostanza”. Non dimentichiamoci infatti che dal 2018 ad oggi Elliott ha già immesso ingenti quantità di denaro per ricapitalizzare il club e che è in essere un progetto “nuovo stadio” , ora finalmente al via dopo la delibera del Comune di Milano, che costerà anch’esso un dispendio di soldi importante.

Giunti a questo punto dell’articolo potremmo divagare facendo delle ipotesi e disegnando scenari ma non ci piace farlo se non siamo in possesso di informazioni precise. Pertanto se l’obiettivo finale degli americani è di vendere, il nuovo proprietario dovrà essere qualcuno con fondi illimitati o quasi (senza ipotizzare che sarà un magnate arabo o un altro fondo) perché il Milan alla fine del progetto Elliott sarà non solo una società risanata ma auto-sostenibile e con uno stadio di proprietà. In alternativa l’altro scenario è che il Milan così potenziato diventi un asset della Elliot Investments che ha scoperto il mondo del calcio e ha capito che anch’esso è una fonte di guadagno.
Solo il tempo ci dirà quale sarà lo scenario corretto. Nel Frattempo godiamoci la crescita e la rinascita del nostro Milan.


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