Ecco qual è la verità…
L’ultima volta che Gerry Cardinale, proprietario di Red Bird Capital Partners – fondo proprietario del Milan – e Steven Zhang, presidente dell’Inter, si sono incontrati personalmente è stato il 3 settembre del 2022, un paio di mesi circa dopo che l’americano era diventato il proprietario della società rossonera. Praticamente un anno fa. Si salutarono cordialmente durante l’intervallo, lontano dalle telecamere. Il numero uno dell’Inter fu anche ospitato in uno sky-box rossonero. Si diedero poi appuntamento per un successivo incontro, un mese più tardi … ma non se ne fece nulla.
La stampa sportiva, che siano i quotidiani ufficiali piuttosto che tutti i siti web che riprendono un articolo della Gazzetta dello Sport, ci vuole narrare la storiella che all’Inter si siano risentiti perché Cardinale dopo quell’incontro incontrò prima Beppe Sala, sindaco di Milano, e poi Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia e dalla sede nerazzurra di Viale della Liberazione a Milano hanno fatto sapere che non ne sapevano nulla. Inoltre hanno alluso al fatto che in quelle sedi Cardinale avrebbe già fatto capire che il Milan avrebbe voluto costruire il proprio stadio in solitaria.
In realtà, dietro la separazione delle due società sul progetto congiunto di uno stadio condiviso, ci sarebbe ben altro di quello che vogliono farci credere i giornalisti. Quello che separa i due manager è la visione manageriale dell’intera cosa. La gestione delle due società è sotto gli occhi di tutti. I bilanci sono in chiaro e le vicende giuridico-economiche che le due società hanno, dietro i due manager, narrano di un modo di gestire totalmente agli antipodi.
Zhang e la sua squadra fanno i salti mortali, facendo il possibile per rispettare le regole del business e salvare il salvabile a bilancio, tentando di mettere insieme i cocci di un’Inter sull’orlo del collasso. L’Inter ha registrato dal 2017 al 2021 cinque perdite d’esercizio (-17,7 milioni a chiusura del bilancio 2017/2018, –48,3 milioni la stagione successiva, poi –102,3 milioni, –245,5 milioni e –140 milioni). La società sta in piedi grazie ad un grosso mutuo (con il fondo Oaktree) che prima o poi dovrà estinguere, ha in pegno praticamente tutto e ogni anno è obbligata per questo a cedere alcuni dei suoi campioni per andare avanti.
Ogni mercato che fa, lo fa a debito. L’arrivo di Frattesi ne è un esempio eclatante: un anticipo pagato non con denaro ma con una cessione di un giovane calciatore la cui valutazione a molti è sembrata un po’ eccessiva e poi un “pagherò” grosso come una casa per il prossimo anno.
In più la Suning International, azienda in mano al padre di Steven Zhang e che dovrebbe essere la garante in termini economici della società nerazzurra, dopo un utile a bilancio nel 2019 (1,27 miliardi) ha chiuso i tre esercizi successivi con perdite totali da oltre 8,2 miliardi. Il “presidentissimo” Steven Zhang è stato addirittura condannato da un tribunale di Hong Kong a ripagare un debito di 300 milioni alla China Construction Bank Asia e per questo rischia fino a tre mesi di carcere. Ad oggi risulta che abbia tre processi in corso, gli altri due sono in Italia.
Però, secondo la narrazione popolare, l’Inter fa sempre grandi mercati e a Cardinale c’è voluto tutto il mercato estivo e la vincita delle prime tre partite di campionato per far capire a molti che il progetto Milan è solido e valido. Il New York Times, scusate se è poco, lo scorso 9 giugno scriveva: “L’Inter è piena di debiti e si trova in una sorta di crisi finanziaria a causa dell’impatto combinato della pandemia di coronavirus, della diminuzione del sostegno dello Stato cinese agli investimenti nel calcio europeo e, soprattutto, dei problemi di Suning”.
La gestione oculata di Elliott prima e quella ottima di Red Bird poi è sotto gli occhi di tutti, così come gli obiettivi del Club, sportivi e finanziari, che sono ovviamente inscindibili gli uni dagli altri. Gerry Cardinale e Giorgio Furlani, amministratore delegato già di lunga esperienza come Portfolio Manager con Elliott Investments, lavorano instancabilmente per garantire al Club un domani sempre più roseo, dentro e fuori dal campo. Dentro e fuori perché lo stadio di proprietà è uno dei pilastri imprescindibili che Red Bird vuole portare avanti in ogni modo. La mission di Red Bird, per utilizzare un termine tanto caro al mondo aziendale, è quella di riorganizzare e ricostruire società con alto tasso di crescita.
E questa cosa riguarda ovviamente il Milan. Avere quindi un partner con visioni differenti sulla gestione e che in più porta con sé problemi di natura economico-giuridica, non può essere utile al progetto.
E che la stampa poi si decida a raccontare le cose come veramente stanno…
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