Dall’inizio della stagione pare che il Milan abbia avuto il triplo degli infortuni se comparati a quelli delle altre squadre di Serie A. I problemi di Rafael Leao e Davide Calabria nella partita contro il Lecce dell’ultimo turno di campionato, sono solo gli ultimi di 21 infortuni muscolari che hanno colpito il Milan … ma siamo soltanto alla metà del mese di novembre.
Da quando Pioli è sulla panchina del Milan è stato un crescendo: 2020/21 – 4 infortuni, 2021/22 – 11 infortuni, 2022/23 – 17 infortuni e infine, come appena detto, 2023/24 – 21 infortuni.
I motivi di questa “strage” possono essere almeno tre:
1. Il primo è il più assurdo e grottesco e cioè che abbiamo sfortuna, comprando sempre giocatori deboli di fisico. Toglietevelo dalla testa: anche Loftus-Cheek, sul quale molti puntano il dito dicendo che è spesso infortunato perché riportano le dicerie di pagine rossonere redatte da dilettanti alla ricerca di click per guadagnare sulle pubblicità, ha avuto il suo ultimo infortunio “importante” nella stagione 2018/19 con la lesione del tendine d’Achille che lo ha tenuto fuori per più di 130 giorni; altrimenti, i suoi infortuni rientrano nella media di tutti i giocatori abituati alla lotta fisica a centrocampo.
2. l secondo, già più verosimile e legato al terzo che riporto dopo questo, è che il gioco di Pioli, che noi apprezziamo quando il Milan aggredisce spazi e giocatori a tutti campo con tutti i nostri rossoneri siano essi difensori o attaccanti, è un gioco dispendioso a livello muscolare che porta i muscoli dei ragazzi a sollecitazioni particolari. A questo bisogna aggiungere altri due fattori che aumentano tale stress: giocare ogni tre giorni e c’è un turnover ridotto ai minimi termini.
3. Il terzo è che lo staff dei preparatori prepara i giocatori con superlavoro per fare in modo che il gioco di Pioli venga espresso, con la conseguenza che accadono poi infortuni appena prima di entrare in campo oppure 5 minuti dopo che il match è iniziato. Aggiungiamo: giocano ogni tre giorni e più o meno sempre gli stessi.
Mandiamoli via! È il mantra che leggo in questi giorni. Si può? Certo … il Real lo ha fatto ma 99 volte su 100 l’allenatore quando arriva in una squadra si porta appresso uno staff con cui lavora da decenni e difficilmente vuole privarsene. Anzi, magari sul contratto che firma e rinnova c’è scritto chiaramente che non si può cambiarlo. Ergo, dobbiamo chiudere la stagione meglio che si può, tentando di mediare con staff e allenatore e esigenze della società.
Mario Savo, presidente dell’AssoAnalisti, l’associazione dei Match Analyst di calcio, ha dichiarato che “Il gioco rossonero non influisce sugli infortuni. Molti di questi sono muscolari, il problema è da guardare altrove. Il tipo di gioco corale del Milan può influire solo sulla stanchezza mentale della squadra, ma non su quella fisica”. La ragione, nel caso, è da andare a ricercare nei tanti impegni ravvicinati e la conseguente possibile difficoltà dello staff rossonero ad adattare i carichi di lavoro agli impegni.
Personalmente penso che la ragione vera sia un mix tra tutte queste ragioni. Può essere vero che lo staff rossonero abbia difficoltà ad adattare i carichi di lavoro al numero degli impegni ma allora si deve adattare il gioco al numero degli impegni e allargare le maglie del turnover impiegando il più possibile tutti i giocatori in rosa, spalmando il loro impiego su tutte le gare di tutte le competizioni.
Dall’inizio della stagione, per esempio, Reijnders risulta il giocatore più utilizzato con 894 minuti, seguito da Tomori (836 minuti), Leao (772), Thai (755), Theo (753), Pulisic (681) e Giroud (601).
Però al posto di spremere Leao si potrebbe utilizzare di più Okafor (solo 288 minuti finora), al posto di Pulisic mettere Chukwueze (239), invece che Krunic impiegare Adli (254), convincere Jovic (195) a sostituire degnamente Giroud e distribuire maggiormente gli impegni tra Musah e Pobega. Anche il giocare più spesso insieme ai compagni aumenta l’affinità … e fa risparmiare forze a quelli sostituiti.
Arriverà Ibra e certe cose forse cambieranno … ecco perché Cardinale insiste ad averlo e ci è riuscito.
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