Gran parte è merito del lavoro del tecnico dietro la rinascita del Milan
Diciamoci la verità: quattro anni fa, dopo almeno tre anni in cui le coppe le vedevamo col binocolo e dopo i tristi anni dei parametri zero “come se non ci fosse un domani” a causa degli ingenti debiti berlusconiani, avevamo quasi perso le speranze di assistere ad una rinascita del Milan.
Berlusconi, dopo un teatrino durato mesi con un un fantomatico tailandese, cede l’intera proprietà del Milan all’imprenditore cinese YongHong Li, il quale farà gestire il club dal suo braccio destro David Han Li e dal nuovo AD Marco Fassone. Un mercato faraonico da oltre 200 milioni di euro ci fece brillare gli occhi …. il tifoso comune non sapeva però che all’epoca i debiti del club ammontavano già a più di 300 milioni.
Per farla breve un annetto dopo il grande imprenditore cinese non sapeva come fare a restituire 300 milioni di euro che si era fatto prestare da Elliott Investments, una finanziaria americana, la quale prese il controllo della società. Ma sappiamo tutti poi cosa successe … fino all’avvento in panchina di Stefano Pioli, successore del fallimentare Marco Giampaolo.
E proprio di lui vogliamo parlare perché il tecnico emiliano, additato da tanti come non vincente e non duraturo, in realtà ha giocato un ruolo che riteniamo fondamentale per la rinascita di una squadra. Dopo aver testato tutti i giocatori che aveva a disposizione ed aver impartito una filosofia di gioco, molti sono stati assolutamente rivalutati e sono rinati sotto la sua gestione.
Sono tanti i calciatori cresciuti, sotto Pioli. Simon Kjaer, ad esempio, con Gian Piero Gasperini sembrava un calciatore sulla via del tramonto ma è rinato diventando un pilastro del Diavolo al pari di Ibra, che senza Pioli avrebbe fatto le valigie.
E Davide Calabria? Il terzino, criticato e offerto a tutti, è ora un giocatore della Nazionale, così come Theo Hernandez, finalmente titolare con la Francia, e Alexis Saelemaekers, che grazie al Milan è entrato nei Diavoli Rossi del Belgio. Parliamo poi di Ante Rebic che al Milan va sempre in doppia cifra. Con Pioli è rinato anche Calhanoglu, ora all’Inter, ma la partenza del turco sta permettendo a Brahim Diaz di venir fuori definitivamente.
Le loro valutazioni oggi sono molto più alte di tre anni fa e l’ambiente che Pioli ha saputo creare nello spogliatoio insieme al rapporto di fiducia che ha con loro, ha prodotto i risultati che abbiamo visto lo scorso anno e che speriamo si ripetano in questo. Il lavoro del tecnico parmense questo’ anno sarà rivolto a tre fronti: mantenere il Milan nelle prime 4 posizioni della Serie A (che garantiscono l’accesso ai gironi di Champions League), mantenere il più possibile la presenza nella competizione internazionale e rivalutare tre giocatori che lo scorso anno non hanno dato i risultati che ci si aspettava.
Parliamo di Sandro Tonali , comunque partito alla grande nelle prime due di campionato così come Rafael Leao e Rade Krunic. Paolo Maldini, che ha personalmente voluto la conferma di Pioli, sa di aver messo l’uomo giusto al posto giusto.
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