Non spariscono perché trovano indifferenza alle loro azioni
Qualche giorno fa la dirigenza del Milan ha presentato un esposto alla Procura Federale per le offese di stampo razzista rivolte da alcuni sedicenti “tifosi” laziali contro Franck Kessie e Tiémoué Bakayoko in occasione della partita contro la Lazio a San Siro il 12 settembre scorso.
Domenica scorsa invece un altro fenomeno da baraccone che si definisce tifoso juventino ha addirittura fatto un video urlando offese terribili, sempre di stampo razzista, all’indirizzo del nostro portiere Mike Maignan solo perché colpevole, secondo questo “fine intellettuale” , di essere un “negro”. Il bello è che se è pure vantato su una chat Telegram. Chat nella quale era partecipe con nome, cognome e foto ritratto.
Ovviamente il video ha fatto il giro della Rete e i tifosi milanisti (ma non solo), sia su Facebook che su Twitter, sono andati alla ricerca dei suoi account dove risultavano non solo nome, cognome e la faccia ma persino il numero di telefono e l’indirizzo email.
Noi per decenza non pubblichiamo i suoi dati personali ma sono stati opportunamente segnalati da tutti i tifosi partecipanti ai social sia al Milan che alla FIGC.
Quale è il problema, direte? È presto detto. la Federazione in casi come questi commina ammonizioni e multe alla società per la quale questi personaggetti fanno il tifo, per parafrasare Crozza quando imita De Luca. La società che ha i calciatori tesserati ai quali hanno rivolto offese razziste può solo presentare esposti alla Procura Federale.
Ergo, nel giro di un mesetto circa la cosa si risolve in una bolla di sapone.
Ma in Italia esiste davvero un “problema razzismo”? Il nostro Paese è razzista?
A giudicare dagli episodi avvenuti da qualche anno a questa parte si direbbe proprio di sì. Questo dove scriviamo è un sito che parla di calcio ed in particolare di Milan ma il problema razziale esiste anche in questo mondo e lo stadio generalmente è il “pentolone ideale per cucinare” sentimenti di questo tipo. Ci sono alcune tifoserie di calcio in Italia che si contraddistinguono maggiormente per episodi di stampo razzista o fascista. Non che le due cose siano necessariamente collegate ma, in questi casi, i gruppi organizzati con idee di questo tipo spesso si mischiano volentieri allo stadio, sulle tribune e gradinate.
Ma attenzione, come si diceva poc’anzi, non è un problema legato solo al mondo del calcio bensì più generalizzato. L’ultimo esempio lo abbiamo avuto in questi giorni leggendo le dichiarazioni della madre dei fratelli Gabriele e Marco Bianchi, già conosciuti alle forze dell’ordine per pestaggi, spaccio e riscossione di spaccio per conto di terzi. I due come ben sappiamo sono in prigione con l’accusa di avere massacrato ed ucciso il giovanissimo Willy Monteiro Duarte il 6 settembre 2020 a Colleferro solo perché intendeva difendere un suo amico e, anche in questo caso, colpevole di essere nero.
I due , dicevamo, si sono lamentati due giorni fa perché maltrattati e vessati dagli altri detenuti, costretti ad una vita solitaria. “Marco sta sempre da solo, si fa i capelli da solo, cucina da solo, lava da solo. Lo chiamano ‘infame’. Ci stanno i bravi e ci stanno quelli non bravi, le merde – racconta al fratello Alessandro. Qualcuno gli avrebbe sputato addosso, altri gli avrebbero messo un chiodo dentro il dentifricio, altri ancora gli avrebbe sputato nella pasta”. Lo scrive Angela Nicoletti su FrosinoneToday.
La madre appunto, secondo un’intercettazione telefonica, ha detto al figlio Gabriele “Non è mica morta la regina, voi siete innocenti” … come se la morte di un 21enne avvenuta per mano dei suoi (allora) spavaldi figli fosse cosa da poco. Ecco dove sta il problema: considerare niente la vita di un ragazzo solo perché è di pelle scura … “Non è mica morta la regina” …
Il problema è l’indifferenza
Le istituzioni dovrebbero stare il buon esempio al popolo ed educare sin dall’infanzia ad una vita dove l’unica razza da considerare è la razza umana. In primis perché a livello scientifico dividere gli uomini in ‘‘gruppi” o “razze” caratterizzati da differenze di pelle o da altre caratteristiche è profondamente scorretto. La razza è una sola, quella umana appunto, e casomai bisognerebbe parlare di etnie differenti. In secondo luogo perché su questo piccolo pianeta ci viviamo tutti e “odiare” una persona solo perché ha la pelle di colore differente, lasciatecelo dire, è proprio da idioti.
Dato però che le immagini parlano spesso meglio delle parole e sono quindi più efficaci, qui sotto ve ne proponiamo una riportante i casi di aggressione a sfondo razzista dal 1 giugno del 2018. Vi preghiamo di contare i segnalini, se ci riuscite, e nel frattempo pensate che da allora sono già passati altri tre anni, durante i quali tra gli altri è morto appunto il giovanissimo Willy Monteiro Duarte.
Per tonare “a casa nostra” speriamo che la nostra cara società, il Milan, si dia da fare in Procura così come ha fatto per Bakayoko e Kessie. Maignan non merita un’accoglienza del genere.
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