
(Photo GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images)

Massimiliano Allegri è pronto a scrivere un nuovo capitolo con il Milan. Dopo un anno di riflessione, il tecnico toscano riparte da dove aveva lasciato uno dei suoi progetti più solidi. Ma questa volta la sfida è diversa, forse più profonda: il Milan ha bisogno non solo di un allenatore, ma di un architetto mentale e tattico. E Allegri, da sempre più vicino al pragmatismo che al calcio spettacolo, sembra l’uomo giusto per ricostruire dalle fondamenta.
La priorità? La testa, non il modulo
Il primo campo su cui interverrà sarà quello mentale. Allegri ha scelto di anticipare il raduno (7 luglio) per intervenire precocemente sulla dinamica interna al gruppo. L’obiettivo è chiaro: ricostruire una mentalità competitiva, cementare la coesione, ristabilire l’autorità tecnica. Questo non significa trasformare Milanello in una caserma: Allegri non è un tecnico “militarista”, ma è intransigente sui principi base della convivenza professionale. No a derapate individuali, no a comportamenti anti-squadra. L’ambiente sarà gestito con una disciplina funzionale alla performance.
Metodo Allegri: equilibrio prima di tutto
Dal punto di vista tattico, il nodo centrale sarà la fase difensiva. Negli ultimi tre campionati il Milan ha sempre subito oltre 40 gol: un dato che parla di fragilità strutturale più che di semplici errori individuali. Allegri partirà da qui, come ha sempre fatto nelle sue esperienze migliori (sia al Milan che alla Juventus): costruire una squadra corta, compatta, capace di gestire le transizioni senza disunirsi.
Ci si aspetta un 4-3-3 ibrido o una delle sue solite varianti “liquide”, con moduli elastici che si adattano alle fasi del gioco. Ma la vera costante sarà la ricerca dell’equilibrio: pressing selettivo, densità centrale e compattezza tra i reparti. L’obiettivo? Ridurre lo spazio tra i giocatori, abbassare il volume degli interventi difensivi emergenziali, aumentare l’efficienza nella riconquista.
Il vantaggio del tempo
Un altro fattore decisivo sarà l’assenza dalle coppe europee. Allegri potrà lavorare con cicli settimanali pieni, cosa rara per un club di alto livello. Questo gli consentirà di impostare una programmazione metodica, con carichi distribuiti in modo più razionale e un’attenzione al dettaglio tecnico-tattico che potrebbe fare la differenza.
Proprio la gestione delle settimane tipo sarà uno dei punti chiave: microcicli con focus settimanali, allenamenti tattici a tema, sessioni di revisione video e maggiore lavoro analitico sui principi di gioco. In sintesi: più tempo = più controllo.
Leadership distribuita, ma centralizzata
Infine, la gestione del gruppo. Allegri costruisce sempre gerarchie chiare, ma non imposte. La leadership è distribuita ma riconosciuta, e i ruoli sono funzionali al sistema. Stop a decisioni emotive in campo (vedi i rigori contesi), stop a individualismi durante le pause tecniche. Tutto deve essere funzionale alla squadra. L’allenatore è il baricentro tecnico, non un facilitatore di personalismi.
Conclusione
Il nuovo Milan di Allegri non punterà ai fuochi d’artificio, ma alla solidità. È un progetto che parte dalla ricostruzione dell’identità e passa per la razionalità tattica. Nessuna rivoluzione, ma una chirurgica ristrutturazione dei principi di gioco. Dopo anni di sbandamenti, il Diavolo punta a ritrovare il suo equilibrio. E Max Allegri è pronto a rimettere ogni tassello al posto giusto.

Articolo di
Fabio Caserini è tifoso milanista fin dall'età di sei anni, quando Gianni Rivera consegnò lo scudetto al Milan grazie ad un suo goal contro il Brescia.
È Direttore Responsabile di RossoneroBlog e insieme ad altre 5 persone è stato co-fondatore del gruppo privato Facebook Casa Rossonera.
Oggi è fondatore del gruppo privato Facebook Rossonerologia
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